“Nulla d’importante tranne i sogni” su La Provincia di Cremona
Rosalia Messina presenta “Nulla di importante tranne i sogni”
Ex magistrato, nata a Palermo e in esilio volontario a Bologna, come spiega lei stessa, parla del suo romanzo con Paolo Gualandris, direttore de La Provincia di Cremona e Crema
CREMONA – «Ho sempre pensato che le cose importanti andrebbero scritte, che quando si deve fare una comunicazione veramente fondamentale la scrittura è il il mezzo migliore. Non solo perché come si dice verba volant scripta manent, ma perché quando si scrive si riflette, si ragiona, si elabora un pensiero più meditato, più profondo, meno meno superficiale. Ecco perché Rosa Maria, detta Ro, la protagonista del mio romanzo, che della parola scritta ha fatto il centro della sua vita, affida alla parola scritta, sotto forma di lettera, i messaggi importanti. Nella loro cattiveria e nella loro volontà di ferire». A parlare è Rosalia Messina, autrice di ‘Nulla d’importante tranne i sogni’: ex magistrato, nata a Palermo e in esilio volontario a Bologna, come spiega lei stessa. La Sicilia, però, pervade totalmente il romanzo con le sue atmosfere e la sua natura e anche come sensibilità umane. «Sono in esilio volontario è vero, ma resto profondamente legata alla Sicilia, anche se non riesco più a viverci», ammette. Parla del suo romanzo con Paolo Gualandris nella videointervista ‘Tre minuti un libro’ online da oggi sul sito www.laprovinciacr.it. Rosamaria sa di essere incline a mantenere, fra sé e il prossimo, una distanza che le consente di risparmiare le energie per investirle in ciò che ama davvero: scrivere. Ma si sente anche in colpa per questo e tenta di compensare la sorella Annapaola, detta Nana (e non solo lei) con la sua generosità. Si tratta comunque di un rapporto viziato, innaturale, in cui nel dare e nel ricevere si annidano aspettative che poco hanno a che fare con un sano, spontaneo scambio emotivo. Ro vorrebbe essere all’altezza di un ideale di donna giusta e generosa, vorrebbe essere perdonata ‒ e soprattutto perdonarsi ‒ per essere così tanto più dotata della sorella; Nana, a sua volta, prova per Ro un’invidia che ogni tanto la porta a inscenare un conflitto e ad allontanarsi, lasciando poi a Ro il compito di ricucire lo strappo. È un gioco delle parti che dura, come tutti i meccanismi di questo tipo, fino a quando uno dei partecipanti perde la pazienza e si sottrae al ruolo assegnato (o peggio, autoassegnato), facendo saltare gli equilibri. Il filo usurato e più volte riannodato finisce per spezzarsi in modo irreparabile a causa di un banale contrasto innescato da Nana, a seguito del quale Ro decide, con dolorosa lucidità, di volersi sottrarre al gioco delle tregue e dei conflitti. Quando scopre di essere ammalata e di non poter sperare in un recupero della salute, Ro, provata anche dalla fine improvvisa dell’unico amore dal quale si è lasciata davvero coinvolgere, si isola nella sua villa nei pressi di Acireale in compagnia dell’amica e segretaria Anita Attanasio. Qui comincia a progettare la sua vendetta contro la sorella e la figlia di lei, Giada. Inizia così un percorso grottesco e per certi tratti singolare che farà emergere un mondo di contrasti ma anche di sentimenti che riveleranno, finalmente, l’autentica natura di Rosamaria. «È una donna che della scrittura ha fatto il centro della propria esistenza, che non ha mai desiderato con la stessa forza di fare altro e che al tempo stesso, essendo dotata di un profondo senso autocritico, riesce a vedere limiti di difetti dello scrittore, di sé stessa. Come quando dice per esempio che lo scrittore è un vampiro è uno che si appropria in qualche misura della vita degli altri delle cose che osserva e poi le le rielabora le trasforma e le fa diventare parole scritte». Addirittura lo definisce «una bestia strana e che fa della vanità uno dei suoi principali motori di vita». Messina mitizza e contemporaneamente demolisce il lavoro di scrittore: «Per carità non voglio appiccicare etichette a tutti coloro che che scrivono. Comunque sì, mi è capitato di conoscere personaggi così». L’autrice introduce così un altro elemento fondamentale: a un certo punto dice che «nessuna famiglia è felice e all’interno di questa infelicità scoppiano tensioni che si trasformano». In desiderio di vendetta o di giustizia, sapendo che il confine è sottile? «In realtà sono due concetti nettamente distinti, ma nell’animo di chi reclama giustizia spesso in realtà si fa largo il desiderio di vendetta. Penso alle scene che abbiamo visto in molti film, con persone che vanno ad assistere all’esecuzione di una pena capitale. La morte di chi ha commesso il delitto ti restituisce certo qualcosa in termini di giustizia, ma penso che quello è anche desiderio di vendetta. È lo Stato che applica la giustizia con i limiti della giustizia umana, dell’imperfezione delle norme e degli esseri umani che le applicano». E su tutto questo c’è forse anche un grande senso di colpa di chi di chi poi agisce per ottenere questa giustizia-vendetta perché comunque si sente inefficace rispetto a quello che avrebbe potuto dare rispetto alla vita. «La protagonista del mio romanzo è afflitta da un senso di colpa cosmico, ma si sente in colpa verso tutti sostanzialmente perché ritiene di essere, e lo è davvero, una persona privilegiata. Si riconosce, questo sì, il merito di avere fatto fruttare i talenti che ha, però ciò non le impedisce di sentirsi in colpa e anche nella necessità di risarcire chi ha avuto di meno. Questo romanzo indaga proprio nei rapporti più stretti che sono quelli familiari, in cui spesso il senso di colpa da un lato l’invidia dall’altro la sensazione di avere diritto a qualcosa di più dagli altri e dalla vita in generale, la sensazione per converso di avere avuto molto e di avere restituito poco finiscono per rendere i rapporti assolutamente innaturali privi di quella spontaneità che dovrebbero avere». Con una scrittura emozionante perché trascina il lettore nel vortice dei sentimenti dei diversi protagonisti, Messina dà vita a un romanzo in cui al desiderio di vendetta si intreccia la disperata ricerca di una definizione di se stessi, pagine intense in cui prevalgono sentimenti altalenanti e mai univoci.
Paolo Gualandris
Il link alla videointervista su La Provincia di Cremona: https://bitly.ws/YtrF