“Non sapevo che passavi” sul blog di Alberto Trentin
Lei mi deve rendere conto. Non sapevo che passavi, di Stefano Domenichini
Stefano Domenichini pubblica il suo nuovo libro, Non sapevo che passavi, con Arkadia Editore. Una raccolta di ritratti in salsa agrodolce, uniti ad alcuni racconti di fiction, per un’opera di respiro ampio, composita, ricca di sfumature e delicata. Il titolo di queste righe ve lo dovete immaginare detto da chi l’ha detto davvero: Fantozzi allungando l’indice verso il butterato Cecco, alias Diego Abatantuono, per ricondurlo alle sue presunte responsabilità d’aver insidiato Pina. Si sa come va a finire, tra fumi bianchi di farina e voci di grosse risate. Il nuovo libro di Stefano Domenichini è anche questo: fare i conti con chi sta cercando di portarci via qualcosa: gli amori, i miti, la giovinezza: la vita. Fare i conti col tempo che passa e che piano piano e indefettibilmente rosica, granello dopo granello, quel male abbozzato o splendido castello di sabbia che siamo. Due sono i momenti di una simile operazione incursiva, di tale ardito vis-à-vis, l’uno inquadrato dall’altro in quest’opera composita che è Non sapevo che passavi, edito da Arkadia Editore, nella sua più recente collana Sidekar. Attorno, come cornice fittamente intessuta e varia, a suo modo barocca ma senza essere stucchevole, possiamo leggere una serie di ritratti di personaggi famosi, per la maggior parte reali protagonisti del Novecento, secolo che più d’ogni altro ha saputo creare i propri eroi. Non si tratta di vere biografie, sia chiaro, e nemmeno importa all’autore fornire dati e fatti e numeri e storie che si possono rintracciare, ora che tutto è a portata di mouse, ovunque; piuttosto, Stefano Domenichini parte da un caso e da un’illuminazione per dare dei suoi piccoli nuovi eroi una raffigurazione rarefatta, in cui al vago estro biografico s’alternano e s’inframmistano minuti dettagli e aneddoti curiosi, articolando una narrazione che lascia un retrogusto amarognolo ma non cattivo, spesso sciacquato via dalla battuta veloce o rovesciato nell’ironia, come se fosse importante rifiutare qualsiasi tentazione agiografica, perché sempre le agiografie finiscono per immobilizzare la persona nella propria parodia. Si va da Bob Kaufman a Ezio Vendrame, passando per Chuck Berry, Benny Hill (protagonista della bellissima immagine di copertina), Billy Wilder e altri che hanno a loro modo calcato uno dei vari palcoscenici che contano. Fuori dal secolo breve ci sono soltanto Giona e Martin Lutero, come a dire, a bassa voce, che Dio e la religione non sono più cose dei nostri tempi; fuori dalla realtà c’è solo Ulisse, che di tutti gli eroi è però il prototipo e sta qui come un decano che, sonnacchioso e sornione, a tutto guarda come a cose note. C’è infine, fuori dall’idea di ritratto biografico, il testo dedicato a Marcinelle e alla orrenda e scura tragedia della miniera. Eppure, in quel disastro annunciato, e nelle piaghe suppurate della società che lo ha reso oltre che possibile, quasi dovuto, sta un ritratto chiarissimo e spigoloso dell’uomo in generale quando, smessi i panni che lo affratellano ai suoi simili, indossa quelli del contabile e scambia anime per denari, ancora più bieco del bieco Čičikov. Ritratti che Domenichini ha scritto in tempi diversi (alcune erano già usciti su www.sdiario.com, in una rubrica dalla quale il libro prende il titolo) e mostrano uno stile e un registro vari, così come differente è lo sguardo dell’autore verso i suoi personaggi. A rimanere invariata è invece l’attenzione e la cura verso il dettaglio che renda insieme giustizia e giustificazione alla narrazione (una risposta ironica, il lavoro del postino, una passione inaspettata…) e che illumini una zona d’ombra in cui stanno, segnavia di un’esistenza, le piccole cose e care. A completare il disegno garantito da questa ricca collezione di vite che non sono (state) la sua, e che per certi aspetti serve a dire qualcosa di sé per difetto o distrazione, Domenichini ha aggiunto un gruppo di brevi racconti di fiction, che sono altrettante polaroid sovraesposte del mondo che abitiamo, con le sue relazioni importanti, i suoi flussi danarosi, le vecchie sane tradizioni da rispettare o da sopportare, la malattia, la follia, l’iradiddio, la morte. Tutto visto come da dietro una vetrata fonoassorbente, protetti dal rumore del tutto che passa e fa segno di passare, sia mai che gli altri non se ne accorgano e, non accorgendosene, non s’avvedano di quanto belli siamo a fare quello che facciamo. Fosse solo guidare l’auto.
“Non conta quanto si è simili, ma quanto non lo si è”, pensa Davide con il naso a pelo della vetrata.
Massima nella quale traluce la nota apertura di Anna Karenina, il cui spettro aleggia su questo gruppo di racconti, sorta di partitura che offre allo sguardo del lettore una delicata e non vanamente patetica polifonia dell’infelicità. Perché nella diversità dei casi, nelle angolazioni sentimentali dei personaggi, troviamo da un lato segnato l’intreccio di strade possibili per scontare quelle distanze che sempre più spesso mettiamo tra di noi, dall’altro il potere per niente effimero delle storie, che se è vero che fingono, non per questo cedono di un millimetro nella lotta a difesa di quella verità che siamo per l’altro. Mi veniva da ridere e Luna, tra tacchi e gin, aveva optato per camminare appoggiata a me che le avevo passato un braccio intorno alle spalle e le dicevo che mi sarebbe piaciuto poterla rivedere, magari mettendomi in ghingheri questa volta, anche se lei diceva che le donne diventano matte per le camicie bianche, e mi è venuto un rigurgito di me con un futuro da travet immacolato che no, ho pensato, ti faccio vedere io, la prossima volta, e le ho detto che volevo portarla nella mia città, dove c’è un viale che una volta era un fiume e su un lato del viale c’è una locomotiva a vapore parcheggiata davanti a una scuola elementare e sull’altro lato del viale ci viene il luna park, proprio davanti a una chiesa e mentre lo dicevo mi rendevo conto di quanto possano essere ingannevoli le storie raccontate.
Il link alla recensione sul blog di Alberto Trentin: https://bit.ly/389IS41