“Non è di maggio” su Versiliatoday
Non è di maggio [Recensione libro]
Non è di maggio (L. Carrino, Arkadia, 2021)
Trama
Salvo è nato davanti al mare che bagna la splendida isola di Procida. Proprio in quel mare sta tornando sull’isola ormai adulto, dopo un fatto drammatico accaduto nel 1976 quando era ancora bambino. Appena nato è stato rifiutato dalla madre e cresciuto nel mondo magico della janara Rosina. Crescendo Salvo si accorge di avere dei poteri speciali capaci di sfidare le leggi della fisica. Il suo modo di stare al mondo è un modo speciale e talvolta scomodo che l’autore sa trasmetterci nel modo in cui il protagonista si relaziona col mondo, con la natura, con il mondo e le regole con cui si scontra. Un mondo molto particolare, dove il progresso sta minando un equilibrio costituito da saggezza antica popolare, donne determinate, orgoglio d’appartenenza al mondo partenopeo. Salvo è infatti un bambino indaco convinto di poter portare nel microcosmo dell’isola un nuovo modo di stare al mondo con la diffusione di un amore puro, assoluto e invincibile. Per questa discrepanza tra il suo modo di sentire e la realtà dei fatti, Salvo avverte spesso un senso di costante e acuta inadeguatezza. Solamente l’amicizia con Nuccio, un ragazzo autistico, gli permetterà di scoprire il valore dell’amicizia e della comunicazione profonda.
Note al margine
“Non è di maggio” è l’ultimo romanzo di Luigi Romolo Carrino edito da Arkadia e proposto da W. Marasco tra i candidati al premio Strega. Il libro colpisce subito per la particolarità del linguaggio: una prosa scorrevole in cui dialetto e lingua italiana si contaminano e si alternano, conferendo alla lettura la sensazione “sonora” di quanto viene narrato. L’ambientazione del romanzo, Procida, isola fra le isole, è nella storia di Carrino un luogo geografico e metafisico: procedendo negli eventi e nelle descrizioni ci accorgiamo che questa storia poteva accadere solamente qui, in questo territorio dove l’antico, il magico si incontrano e si scontrano con il nuovo che avanza. Il mare, indiscussa figura della natura predominante, e l’isola, con le sue contraddizioni fra legami forti e solitudini, diventano così emblemi di stati emotivi e di situazioni che l’autore sa affrontare con grande introspezione psicologica. Così, parola dopo parola, ci si addentra nei personaggi, nelle relazioni che muovono la storia e anche in questo aspetto le scelte linguistiche sono determinanti: la prosa alterna passaggi altamente poetici, soprattutto nelle sequenze emotive, a un linguaggio ricercato come quello scientifico per l’esplorazione della natura. L’accuratezza linguistica e la disposizione sintattica rendono questo testo un vero gioiello. I temi che emergono sono i vettori che rendono universale questa storia: la condizione femminile, la maternità, la collocazione personale del mondo, il mondo comunicativo nella sfera dell’autismo sono temi che Carrino affida con vigore ai suoi personaggi, tutti quanti vividi e portatori di valori, contraddizioni e fragilità e capaci di attivare un rapporto empatico con il lettore. Ho apprezzato molto come l’autore abbia saputo coniugare lo spirito più arcano dell’isola, come la magia, le tradizioni e credenze popolari, con la psicologia e le leggi della fisica muovendosi in un territorio nuovo in cui il lettore viene trascinato con fascinazione e interesse.
Il libro in una frase
“Ma è sulla bocca della mancanza più grande che diamo i baci all’assenza più cara.”
Erika Pucci
Il link alla recensione su Versiliatoday: https://bit.ly/3dQGZMf