“Non è di maggio” su Letto, riletto, recensito!
Oltre l’imprinting della formazione: “Non è di maggio” di Luigi Romolo Carrino è un cult evergreen
Non è di maggio
Arkadia
Le recensoni in LIBRIrtà
Gli evergreen
Il mare. L’acqua azzurroverde inseguita da un ferocissimo sole. L’odore del mare che entra nelle narici, nella testa, nel corpo tutto. La salsedine sedimentata nel tempo sulle commissure labiali screzia volti di bambini adulti che contemplano il mare a volo d’uccello con ali spiegate dal vento. Tenui orme sulla battigia vengono erose dal mare. Violento nel confronto distante, lieve alla fine dell’onda. E il vento che porta e trasporta, che parla, che sussurra che schernisce, che fa di folate monito impertinente. Il mare suggerisce e si inalbera furioso. Tutti e due confabulano espliciti le loro intenzioni. E il tempo, che corre, indietreggia, si accorcia, si allunga, si stira, riflette passa subisce permane scompare. E una parentesi tonda storta piegata dal mare, uno stecco curvato che dà le spalle all’acqua verdeazzurra. E i suoi occhi verso terra, nera corvina aspetta. E l’altra, bionda riccioli vestita di giallo approda con la speranza e tocca terra. E due esseri che appartengono all’universo sono progetto. Due esseri che diverranno. Due esseri che cadranno. Tempo, spazio, velocità. E la terra, la terra come confine, la terra come margine robusto da superare. Un’isola, un’isola straziata dal sole, dal vento e dal mare. Come reclusi, autoreclusi, condannati. E di rifiuti solenni, di amori strazianti, di incantesimi e fascino. Di uomini, cani randagi, uccelli, pipistrelli e serpenti. Di vita e di morte. Di giusto e sbagliato. Di errori e promesse, ripari e protezione. Di bottoni stupendi e anelli nella sabbia e pietre di vita. E non è di maggio e né d’agosto. Mi perdonerà Luigi Romolo Carrino, e anche voi di questo maldestro tentativo di riassumere in poche parole, pochi concetti un’opera che fa della magia la sua impronta. Un’opera che ho avuto il piacere di leggere dopo “Gente nel tempo” di Massimo Bontempelli e ritrovarne un certo gusto nelle parole, nella scrittura. Mi perdonerete allora questa strana sinossi. Poi ho riflettuto: come fare a far capire quella “magia” che permea il romanzo e la scrittura dell’autore? L’unica risposta che mi sono riuscito a dare è stata: trascrivere per intero l’incipit del romanzo. Ecco questo è il miglior modo per parlare di questo libro. Avrei dovuto semplicemente trascrivere la prima pagina!
Un romanzo di formazione astrale, in cui i piani temporali si mescolano andando a formare le vite dei personaggi. Troppo riduttivo lasciare alla formazione tutte le possibilità. Questo è un romanzo di creazione, di distruzione, di trasformazione, di rinascita. Qui ci troviamo di fronte a una storia senza tempo, che gioca con il tempo e fa sì che si trasformi da piccola frazione nel cosmo in vita. In cui il desiderio, la brama della stessa vita è fulcro. Un libro che ha il sapore del cielo e delle stelle, del mare e della sabbia, della luce forte del sole e che respira come l’universo. L’autore scrive un romanzo che fagocita il tempo, rendendo questa storia, ambientata nel passato, nel presente, nel futuro: universale, assoluta. Sfilando sottraendo costruendo sommando stralci e vite intere, l’autore ci restituisce un mondo che a volte ha il sapore della fiaba nera e altre volte la fiaba si avvicina alla favola, ma la profonda e cupa formazione di nubi sopra le nostre teste rimarrà ferma e noi non potremo fare altro che cercare riparo nella sua scrittura. L’autore narra la vita dei personaggi, le loro storie, costruisce magia e lo fa con le parole, le frasi, lasciandoci scossi come da una tromba d’aria proveniente dal mare.
La scrittura di Carrino è caldissima, stringe avvolge e respira, densa rivela tutta la sua assoluta purezza in una lingua e una prosa affascinante, che ammalia coinvolgendo dentro la storia con una stupefacente narrazione. Una scrittura che riconcilia i sensi, tutti. Sembra di poter sentire le voci, i sussurri dei corpi e il dolore. Si ha quasi la sensazione fisica di trovarsi con i piedi scalzi sulla sabbia e sentire i minuscoli granelli infilarsi tra le dita. Una scrittura che ci riconcilia con la letteratura, quella che si legge e che rimane impressa nella mente per molto, molto tempo. Il ritmo e il tempo sembrano andare all’unisono con il romanzo, ingannando in buona fede il lettore che si troverà a divorare letteralmente le distanze per terminare la lettura. Un romanzo da leggere, da assaporare, in cui perdersi e farsi trasportare facendosi cullare proprio come le onde del mare.
Gianfranco Cefalì
Il link alla recensione su Letto, riletto, recensito: https://bit.ly/3PTshGP