“Non è di maggio” su LeccePrima
“Non è di maggio”, racconto sull’inadeguatezza di stare al mondo
“Non è di maggio” di Luigi Romolo Carrino è un romanzo permeato di realismo magico e prosa poetica
Non è di maggio (Arkadia, 2021) di Luigi Romolo Carrino è stato proposto al Premio Strega 2021 da Wanda Marasco con la seguente motivazione: “Non è di maggio è il racconto dell’inadeguatezza di stare al mondo. Con una sapiente mescolanza di italiano e dialetto napoletano, Carrino scarnifica la morfosintassi e trasmette l’autenticità del pensiero primigenio, una comunicazione dell’anima senza filtri. Profezie, intrugli di janara e leggi fisiche costruiscono la trama di un romanzo audace che l’autore dedica alle scrittrici italiane: prima fra tutte, Elsa Morante. La presenza di potenti figure femminili, Procida restituita nella sua immortale bellezza, la fascinazione del racconto e l’incanto della lingua sono un omaggio al romanzo novecentesco.”
Non è di maggio (Arkadia Collana Sidekar 9) è un racconto corale che Carrino costruisce attorno alla figura di Angela Lieto, una ragazza di buona famiglia rimasta incinta dell’uomo che ama, ma che la sua famiglia non le permetterà mai di sposare. Salvo è infatti solo un giovane contadino e, per l’ambiente ipocrita e borghese dei salotti napoletani della famiglia Lieto, è considerato inadeguato. La gravidanza di Angela, fonte di vergogna, necessita dunque di essere celata e i genitori decidono di relegarla nella loro casa di Procida. dove ad accoglierla e assisterla c’è Rosina, la governante, una janara, che tutti chiamano la muta della Corricella perché non parla da quando il mare le ha arrubbato senza permesso il marito e i due figli e non le ha nemmeno restituito i corpi. Il dolore ha reso Rosina spigolosa, dura e quando la madre di Angela le chiede di tramare alle spalle della figlia, ignara di portare in grembo due bambini, non esita e accetta. In questo mondo femminile sbilanciato verso l’età adulta e spietata, la purezza di Angela soccombe, e convinta di aver dato alla luce solo un figlio che chiama Salvo come il padre, è inconsapevole che l’altro bambino le sia stato sottratto e dato in adozione. Salvo trascorre i primi anni della sua vita a Villa Lieto, esiliato e nascosto dalle malelingue di città, e per coprire l’onta della sua illegittimità, intollerabile per la famiglia di Angela, circola voce che il bambino sia stato trovato tra i faraglioni della spiaggia di Ciraccio, forse caduto da una nave che passava di lì. Di Angela, disconosciuta e abbandonata sull’isola per tenerla lontana dall’ignominia e dalle domande, a Napoli si diceva che fosse migrata in Inghilterra per studiare Legge Internazionale, che fosse scappata a Milano, che fosse morta a Londra, e fosse viva a Parigi. Angela invece anestetizzata dalla perdita del suo amore, lascia scorrere il tempo sulla spiaggia per ascoltare il fruscio del mare, mentre il figlio cresce con il fratello di latte Nuccio, un bambino autistico.
“Esiste un luogo per ognuno di noi. Questo luogo non è facile da riconoscere, ma quando questo luogo appare davanti ai nostri occhi è come se fossimo già abitanti di quello spazio e di quel tempo e sappiamo che la serenità che invade ogni cellula del nostro corpo è autentica.
[…] Ognuno di noi cerca il suo posto nell’Universo, il luogo dove stare.
Nuccio ha trovato il suo. Il mio posto è tra le stelle”.
Salvo è un bambino empatico, curioso e creativo, è un bambino indaco, e per questo, secondo il concetto pseudoscientifico nato nell’ambito della subcultura New Age che indica una generazione di bambini dotati di tratti e capacità speciali o soprannaturali, è destinato a creare un mondo nuovo intimamente connesso con la Natura. Il suo modo di percepire la contingenza spesso si scontra con la realtà che lo circonda, cosa che lo porta a provare una profonda inadeguatezza, accentuata dalla mancanza del fratello gemello verso il quale prova un legame profondissimo.
La nostra unica interazione era stata tutta interna al corpo di nostra madre, ma anche se separati dalla nascita le emozioni che lui provava avevano un effetto immediato su di me. Per me era una specie di epilessia della carne, uno spasmo incontrollato, come fossimo posseduti da un’entità malefica o superiore o un’entità divina.
Non è di maggio è un susseguirsi di giochi di incastri di vite, accadimenti e rivelazioni mancate, e l’autore con un ritmo fluido e continuo lascia emergere la peculiarità lirica e magica del topos: Nel mare più bello della Terra, non troppo lontano da Napoli, un’asola blu stringe il bottone luminoso del Mediterraneo: è Procida con la sua bellezza antica e magica. Carrino costruisce personaggi profondi e cristallini i cui sentimenti più veri e crudi emergono senza difese, e la sua lingua è un idioletto ad alta densità lirica, cromatica e sonora che pone lingua italiana e napoletana in perfetto equilibrio.
Emanuela Chiriacò
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