“Maltempo” di Michela Capone su “L’Unione Sarda”
L’Unione Sarda
11 gennaio 2016
ANTOLOGIA. I 14 RACCONTI, PER ARKADIA, DEDICATI ALLE VITITME DEL «MALTEMPO RELAZIONALE»
Storie di povera gente. I nuovi miserabili raccontati da Michela Capone
Un anno fa ha dato alle stampe il saggio “Ascoltami. Le parole dei figli spezzati”. Includendo le testimonianze di bambini protagonisti e spesso vittime dell’affidamento condiviso, era prodotto dell’esperienza professionale e insieme strumento per stimolare attenzione verso problemi che gli adulti dimenticano, ignorano e persino calpestano. Michela Capone, giudice del Tribunale dei minori di Cagliari, torna in libreria con un’antologia di racconti “Maltempo. Storie di povera gente” che, affidata ai tipi di Arkadia e presentata poco prima di Natale, ripropone al lettore la forza narrativa, la sensibilità e l’apprezzabile qualità di indagare l’animo umano di cui il magistrato aveva già dato prova nei romanzi “Quando impari ad allacciarti le scarpe” (Carlo Delfino editore), incentrato sul tema della disabilità, e “Per sempre lasciami”, storia di un’infanzia abusata. L’ultimo lavoro non ha ascendenza diretta in atti, testimonianze e procedure. Dichiaramente ispirato alla fantasia, è certamente favorito dalla conoscenza profonda delle fragilità umane che in Tribunale si frantumano e cercano ricomposizione o risarcimento. Rivela anche un altro tratto comune a tutta la produzione della scrittrice: la volontà di invocare, attraverso la denuncia dei loro opposti, cura, amore e rispetto per il prossimo. Il testo di recente pubblicazione comprende 14 racconti. Sono autonomi gli uni rispetto agli altri. Possono essere letti senza assecondare l’indice e quindi l’ordine scelto dall’autrice. Sono inscrivibili, tuttavia, in una cornice che va definendosi con nettezza sin dalle prime pagine. La narrazione ha come filo rosso la natura precaria ed effimera delle relazioni umane che la società contemporanea – contrariamente alla ricerca di connessioni tecnologiche che ne rappresentano l’ossessione – alimenta ed esaspera, generando solitudine, incomprensione, incomunicabilità, rimpianti ed emarginazione. Le vittime del «maltempo relazionale», definizione che ben motiva la scelta efficace del titolo e che per certi versi rimanda alle analisi sociologiche di cui Zygmunt Bauman è uno dei più ascoltati teorizzatori, hanno identità ed età differenti. Il primo racconto ha per protagonista una donna segnata dalla menzogna e dal tradimento e quindi incapace di perdonare. Distanza e silenzio, addii e morte, sembrano l’unico antidoto al dolore che stilla anche nella tragica solitudine della prostituta, dello straniero detenuto, del malato, del bimbo down, delle coppie che si smarriscono tra egoismi, ambizioni e narcisismo, delle madri dolenti, dei figli ribelli. Nelle storie in cui l’epilogo resta spesso non scritto ma chiaramente intellegibile, l’amore non è cemento e la famiglia non è luogo di protezione e tutela. È invece un baluardo sotto assedio dove la solidarietà – refolo ingannevole che s’insinua tra le crepe – è costretta alla resa. L’anelito alla speranza squarcia tuttavia il maltempo che fa piovere pianto e fango. Annunciato dall’epigrafe, si rivela con forza in uno dei racconti. È affidato alle parole di Antoine de Saint-Exupéry. In particolare all’allegoria sul potere salvifico dei rapporti umani di cui “Il piccolo principe” è parabola immortale.
(Manuela Arca)