“Madame Dupont” su SoloLibri
Madame Dupont di Adriana Valenti Sabouret
Arkadia, 2021 – In un romanzo, gli ultimi giorni di Giovanni Maria Angioy, l’ex viceré di Sardegna e della rivoluzione dell’isola contro i Savoia a fine 1700. Sconfitto, andò esule a Parigi, pensionante presso la vedova Catherine.
Sa Sardigna è un’isola abitata da un popolo fiero, tenace, apparentemente riservato e poco espansivo, che quando è messo alla prova offre sempre il meglio di sé. Sotto questi aspetti, la Sardegna è un continente e tutto quello che la riguarda è difficile da comprendere per chi non vi appartiene. Ecco perché le vicende sarde e della rivoluzione isolana di fine 1700, raccontate questa estate in un romanzo, possono muovere i sardi a giustificato e nostalgico orgoglio e risultare per chi non è sardo una vera scoperta. Quella di un mondo sconosciuto, di tempi e di eventi che ignoriamo. Madame Dupont di Adriana Valenti Sabouret è apparso a luglio nella collana Eclypse della casa editrice cagliaritana Arkadia (2021, 213 pagine). Solo una donna poteva scrivere tanto bene di una donna e inquadrarla tanto a fondo, sebbene il vero protagonista del racconto — e della storia della Sardegna rivoluzionaria — potrà sembrare il patriota Giovanni Maria Angioy. Nato a Bono nel 1751 e morto a Parigi nel 1808, si è battuto invano per liberare la grande isola dal feudalesimo, che vedeva imposto e incarnato dai Savoia, detentori dal 1720 del territorio isolano. Adriana Valenti Sabouret vive a Parigi, quando non è ad Alghero, col marito e i tre figli. Siciliana di Siracusa, isolana a sua volta, dopo la laurea in lingue e letterature straniere ha insegnato francese in diverse regioni del Sud Italia. A venticinque anni la scelta di andare a lavorare nella capitale sulla Senna, attratta da tutto quello ch’è francese. È stata docente nella Scuola italiana Leonardo da Vinci di Parigi e nel Liceo internazionale di Saint-Germain-en-Laye, per conto del nostro Ministero degli Esteri. Impegnata nelle traduzioni, si è accostata alla tradizione sarda lavorando sul romanzo di Giuseppe Masala Une simple formalité e un soggiorno turistico sull’isola aveva già fatto scattare un’autentica folgorazione, nel 2007. Il suo primo lavoro letterario è apparso proprio nella lingua d’Oltralpe, pubblicato nel 2019 dalle Éditions du Panthéon, Le rêve d’Honoré, sul soggiorno sardo di Balzac. Il romanzo sulla Dupont e Angioy è invece il primo lavoro in italiano, frutto di studi accurati in archivi e biblioteche, su libri e documenti. Adriana si è anche impegnata nella ricerca della sepoltura parigina di Giovanni Maria, accertando solo che lo storico cimitero del Père Lachaise ospita la tomba di don Michele Obino da Santu Lussurgiu. Fu il religioso progressista a officiare i funerali del rivoluzionario della terra dei quattro mori, che riparò in Francia dopo la sconfitta della Sarda Rivoluzione e la fuga dal monastero degli Agostiniani Eremitani a Casale Monferrato, dove i Piemontesi l’avevano relegato.
Sempre Valenti ha accertato che l’ultima dimora a Parigi dell’Alternos (l’ex vicerè di sardegna), il cittadino rifugiato Angioy presso l’amica Revolution, è stata un palazzo nel centro, al numero 3 di rue Froidmanteau, nei pressi del Louvre e della chiesa di St. Germain l’Auxerrois, la parrocchia reale. All’esito infausto della stagione antisabauda sull’isola, non erano stati pochi i ribelli sardi transfughi presso i compagni di fede rivoluzionaria e i Liberi Muratori.
Al primo piano di quell’edificio, palazzo Carignan, aveva sede l’hotel meublè di Catherine, l’ancora giovane vedova Dupont. Alla morte prematura del marito, toccando a lei assumere l’onere della casa e del sostentamento familiare, aveva preso come pensionante un sardo che i giacobini di Parigi tenevano sotto la loro protezione, ammirati dalla sua inflessibile ricerca dell’uguaglianza e della libertà, che li affratellava. Anche Catherine, come il coniuge defunto, si abbeverava agli insegnamenti di Voltaire, Ruosseau, Condorcet e si sentiva appagata dal prendersi cura di “un eroe vicino alle classi popolari”, che alla loro indipendenza aveva sacrificato beni e titoli nobiliari. L’affinità degli ideali, un istintivo rispetto e il dolore di vederlo in fin di vita, avvilito dalle sconfitte e da una lunga malattia, sublimano nella donna un affetto pulito per il sardo. Jean-Marie langue e lei dovrebbe disperarsi, perché per la seconda volta le viene sottratto l’amore, ma piangere sarebbe troppo facile, non da lei. È nata per amare incondizionatamente, soccorrere, dare coraggio, non per farsi compiangere o confortare. In Catherine, la scrittrice Adriana vede al tempo stesso tenerezza e forza, convivono dolce e amaro, sereno e burrascoso. La descrive una donna difficile da comprendere, che poco si cura d’essere compresa, da prendere o lasciare, da amare o da odiare, irresistibile per alcuni, quanto insopportabile per altri. “Crescendo, non era cambiata. Si era ritrovata matura, con un carico di anni non eccessivo ma pesante. Era rimasta fedele a se stessa e, per certi versi, fresca e spontanea come una fanciulla”.
Come si vede, una protagonista complessa, ma genuina, straordinariamente ben raccontata. Il sempre più debole Angioy racconta l’epopea sarda, a cominciare dai coloni greci, lei gli rilegge Montaigne. Intorno a loro scorrono i primi del 1800.
Un donna, un patriota, la storia, anche la filosofia. Un bel romanzo, tanto ricco di temi.
Felice Laudadio
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