“Madame Dupont” su SicilyMag
Adriana Valenti Sabouret, sicula e sarda: «Con la storia di Angioy racconto la Sarda Rivoluzione»
LIBRI E FUMETTI Nata a Siracusa, Adriana Valenti Sabouret ha scelto di risiedere ad Alghero e di vivere a Parigi dove ha pubblicato numerosi libri di indagine storica con taglio narrativo. “Madame Dupont” (Arkadia editore), in libreria dal 29 luglio, è il suo primo libro scritto in italiano dove narra la Sarda Rivoluzione e le gesta di Giovanni Maria Angioy: «Lo considero un patriota sardo. I martiri della Sarda Rivoluzione furono sommariamente giustiziati e torturati in nome della libertà Apolide a tutto tondo, Adriana Valenti Sabouret, nata a Siracusa, ha scelto di risiedere ad Alghero e di vivere a Parigi. Su “Madame Dupont”, che esce giovedì 29 luglio per i tipi di Arkadia Editore, nella collana Eclypse curata dalle palermitane Mariella e Ivana Peritore e da Patrizio Zurru, ci dice che «è il mio esordio in lingua italiana e, aggiungo che alla casa editrice sarda sono molto grata e affezionata per aver riposto fiducia in me e per il clima familiare che la contraddistingue». Da vera giramondo l’autrice siciliana continua raccontando che «Sono arrivata ad Arkadia innanzitutto perché ho tanti amici nell’isola dove nasce, la Sardegna, ma anche perché ho viaggiato parecchio attraverso la stessa, sino a impregnarmi della loro cultura, ad amarla e a scegliere Alghero come mia residenza». Il libro, ambientato nella Parigi napoleonica e nella Sardegna a cavallo fra la fine del 700 e i primi dell’800, racconta gli anni di esilio parigino di un patriota sardo, Giovanni Maria Angioy, che spendendo tutta la sua vita e i suoi beni materiali per liberare la sua isola dal feudalesimo che affamava il popolo durante il regno sabaudo, da “Alternos” – ovvero il vicario del Viceré – diventa un ricercato, un bandito. Costretto, quindi, a fuggire, ripara a Parigi dove viene accolto da una locandiera, Catherine Dupont, che si occuperà amorevolmente di lui sino alla morte, avvenuta il 22 febbraio 1808. Giunto a Parigi da Montpellier, Gio Maria, dopo una fuga rocambolesca, è già ammalato di malaria, di diabete… non sappiamo se d’altro. Malgrado il suo progressivo indebolimento e la povertà – i suoi ingenti beni erano in Sardegna – abbracciò anche in esilio l’ideologia libertaria e repubblicana scaturita dalla Rivoluzione francese. In nome della libertà politica della Sardegna, oppressa dal dispotismo sabaudo, si sforzò di far accogliere da Napoleone Bonaparte primo console e dal Direttorio, un piano militare per liberare l’isola proclamandovi la Repubblica indipendente sotto il protettorato della Francia. Purtroppo, il piano fallì perché la Francia dovette sedare un tentativo insurrezionale scoppiato in Corsica. Nel corso del 1799, Gio Maria redasse le “Mémoires sur la Sardaigne” in cui, dopo aver descritto l’isola e le sue risorse economiche, sollecitava il sostegno militare della Francia per la sua liberazione come Repubblica indipendente.
Hai onorato secoli di storia: quale l’ispirazione?
«Per onorare Giovanni Maria Angioy, che considero un patriota sardo, per ricordare i martiri della Sarda Rivoluzione, sommariamente giustiziati e torturati in nome della libertà. Aggiungo che, nonostante il romanzo tratti di Gio Maria Angioy, l’ho intitolato “Madame Dupont” per ricordare la figura di questa piccola grande donna senza la quale Angioy sarebbe forse morto prima. Catherine, infatti, si accollò le sue spese mediche e infermieristiche, oltre al fatto che lo alloggiava quasi gratuitamente e se ne occupava con amore. Scrivendolo ho pensato soprattutto ai giovani ma anche alle persone che ignorano le vicende storiche della Sarda Rivoluzione e a quelle che, al contrario, le conoscono e desidererebbero che tali vicende fossero note al grande pubblico e travalicassero i confini regionali. Ho già avuto la grande gioia di scoprire la sepoltura parigina di don Michele Obino, patriota di Santu Lussurgiu morto a Parigi dopo Giovanni Maria Angioy. Continuo a cercare le sepolture del “mio eroe” ma anche di Gioachino Mundula, avvocato sassarese, e di Pietro Leo, illustre medico di Arbus altre figure alle quali m’interesso».
Ricerche storiche e poi romanzi, il primo scritto nella tua lingua madre: sei una vincente?
«Mi definisco una “buona perdente” nel senso che accetto di non essere scelta senza dolermene e felice semplicemente di essere stata selezionata. Il riconoscimento del mio lavoro non può non emozionarmi, visto che ho trascorso anni a svolgere ricerche d’archivio, a cercare notizie, ad acquistare libri rari, a cercare la sepoltura dei patrioti sardi morti in esilio a Parigi».
Quante persone ha incontrato e a quante di queste deve riconoscenza per questa escavazione nei meandri della Sarda Rivoluzione?
«Le persone che ringrazierei per la mia opera sono tante: Riccardo Mostallino Murgia e Patrizio Zurru, editore e addetto all’ufficio stampa di Arkadia editore, e tutta l’équipe, perché hanno creduto nelle mie ricerche e in me, consentendo il mio esordio italiano. Desidero ricordare tutti gli studiosi, passati e contemporanei, del periodo e della Sarda Rivoluzione sui testi dei quali ho studiato confrontando le mie ricerche archivistiche ai loro scritti. Ringrazio, in particolare gli storici Omar Onnis e Piero Sanna che ho avuto il piacere e l’onore di conoscere personalmente. Ricordo il sociologo Nicolò Migheli che mi ha sempre guidata e sostenuta nelle mie ricerche e Giuseppe Masala che per primo mi ha parlato di Giovanni Maria Angioy e della Sarda Rivoluzione. Giampiero Nurra che ha organizzato in maniera curatissima, insieme alla pro loco di Bono e a Cristian Cadoni, la prima presentazione del romanzo a Bono, paese di nascita di Gio Maria Angioy e che in passato ha pagato essendo messo al sacco e a fuoco per essere la patria del rivoluzionario. Vittorio Nonnis, Diego Manca, Maria Angela Valenti, Giulia Giambusso, Anghelu Fantzellu e il Consiglio comunale di Ossi, Gianraimondo Farina e il Circolo sardo di Monza e tutte le persone che si stanno prodigando per organizzare altre presentazioni del romanzo attraverso l’Italia e la Francia. Ringrazio l’Assemblea Nazionale Sarda, la sua presidente Valeria Serreli e la vicepresidente Alessandra Casagrande, e la redazione del blog S’Indipendente. Massimiliano Perlato e Tottus in Pari, Gianmarco Murru e Mediterraneaonline. Ricordo i Sindaci dei comuni e tutti gli amici e familiari che hanno mostrato sincero interesse verso le mie ricerche e il mio romanzo. Ringrazio, Paolo Curreli e te e il giornale per il quale lavori per le coinvolgenti interviste che vi siete impegnati a farmi. Immancabili i miei carissimi lettori, senza loro non sarei conosciuta, la mia famiglia, i miei amici, gli eredi dei rivoluzionari e le persone interessate al romanzo. Sono loro che mi insufflano dinamismo dandomi la forza e le energie per continuare a scrivere».
Un gran lavoro con tante persone a supporto pertanto. Cosa rappresenta Madame Dupont nell’economia del romanzo?
«Madame Dupont rappresenta per me una donna generosa e coraggiosa che ha contribuito, nell’ombra, al benessere di un eroe, una figura femminile da ricordare, anche perché – come spiego alla fine del mio romanzo – non ebbe alcun riconoscimento morale né il dovuto risarcimento materiale dalle figlie di Angioy. Tengo a specificare che Catherine non era la vedova del generale Dupont, come certi testi hanno erroneamente tramandato, ma una locandiera parigina nativa di Arces-sur-Gironde, un comune del Sud- Ovest della Francia. Il suo “hôtel particulier” che in italiano tradurrei con palazzo storico privato, dimora al numero 3 di Rue Froidmanteau, dove adesso ha sede il Louvre che ospitò Giovanni Maria per nove anni».
Quale sarebbe il suo più grande desiderio?
«Il mio più grande desiderio per la realizzazione del quale mi adopero da anni e continuo a farlo, sarebbe rinvenire la sepoltura di Giovanni Maria Angioy. Tale auspicio non sembra essere di facile realizzazione a causa di diverse ragioni: il cimitero del Père Lachaise era nato poco prima della morte di Angioy e i registri iniziali potrebbero essere incompleti o andati perduti, la povertà dell’Angioy avrebbe potuto indurre Catherine Dupont ad acquistare una concessione temporanea di cui si sarebbero perdute le tracce. I registri del periodo del cimitero di Montmartre non sono arrivati fino a noi e in quelli degli altri cimiteri parigini, non vi è traccia di Gio Maria. Un editto napoleonico impediva già da prima della data del decesso di Angioy, la sepoltura nei cimiteri delle chiese».
La spettacolarità e l’entusiasmo col quale Adriana Valenti, siciliana che vive il mondo e che si sente fortemente isolana due volte, sicula e sarda, ha trovato nella meravigliosa opera edita da Arkadia, un riferimento storico approfondito che permette la bellezza di conoscere un momento di storia ingiustamente dimenticato.
Salvatore Massimo Fazio