L’opera quotidiana
L’ouverture della signora Patricia Miralpeix
Lo vidi appena quando aprii lo spioncino. Si era posizionato di sbieco, vicino al mancorrente, e distinguevo solo un’ombra. Come se fosse sul punto di andarsene o che nessuno gli aprisse. Quello che vidi fu un occhio nel buio e mi fece l’effetto di un cane triste. Forse fu per via dell’occhio che decisi di aprire, dopo aver messo la catena. Un occhio da persona buona. Avevo la porta semiaperta e rimasi lì a guardarlo: non avevo mai visto nessuno che sembrasse così sperduto.
Da quando avevo messo l’annuncio sul giornale ero inquieta. La notte non dormivo, neppure se prendevo due tazze di tisana. È da tempo che ho perso il conto dei miei anni, sembra che Dio non mi voglia chiamare con sé. Tutti i miei parenti sono morti, tranne i nipoti. Anche le amiche di gioventù se ne sono andate. Mio fratello Joan è deceduto l’anno scorso… È vero che ci sono Natalia e suo fratello, e la moglie di questi e il figlio di entrambi… ma si ricordano di me solo a Natale, cosa ci posso fare? È la vita. E loro non hanno niente a che vedere con questa storia, con la storia del signore dall’occhio da cane triste.