L’ombra di Kafka
L’inizio
Questa è la storia di Cristina, degli amici di Cristina e della tesi di laurea di Cristina.
Questa è la storia di come queste tre storie, inspiegabilmente, siano diventate una sola.
Questa è anche la storia di un paio di scarpe penzolanti appese a un filo, di una edizione apocrifa di Kafka, di un misterioso traduttore e di un matto che affolla le videoteche romane.
Questa storia si svolge, perlopiù, tra la polvere delle biblioteche e il grigiore degli archivi di Stato.
Scricchiola ogni cosa, non soltanto il pavimento sopra il quale si cammina verso l’uscita, nella vana speranza di afferrare il senso di una storia.
Ma soprattutto questa è la storia di una sublime incazzatura, di un fallimento, di una grossa macchia di caffè, di una serie di incomprensioni che si sciolgono solo nel piacere della lettura, nel perdersi tra le pagine di un romanzo all’alba di un nuovo millennio che sta per cominciare.
E questa è anche e soprattutto la storia di come nasce un libro, di come fiorisce nella mente di un autore o di un’autrice l’idea che lo/la porta a digitare un insieme ordinato, lineare e sensato di caratteri uno dietro l’altro.
Riguarda, questa storia, le vicende personali di Cristina, di Fabio, di Giulia e di alcuni altri personaggi di carta e di finzione che affollano le pagine di questa buffa invenzione.
Ma riguarda soprattutto i libri, che fra le buffe invenzioni sono sicuramente quelle più straordinarie con cui ci può capitare di avere a che fare.