“L’oceano oltre la rete” su Letto, riletto, recensito!
La magia della metafora del calcio nel nuovo romanzo di Ettore Zanca
Massimiliano Scudeletti
La laguna dei sogni sbagliati
Arkadia
«Si dice “giocare a pallone”, ma il calcio è tutto fuorché un gioco, fin da piccoli». No, il calcio non è un semplice gioco: è una vita che può valerne due se tiri il rigore sbagliato o se ti perdi all’incrocio dei pali. Sono 90 minuti che condensano pensieri, buoni propositi e tiri mancini. Di minuti ce ne vuole qualcuno in più per leggere “L’oceano oltre la rete” di Ettore Zanca (Arkadia, 2022) e pure qualcuno di recupero per riprendere fiato quasi al termine ma ne vale la pena. Ne vale la pena sempre leggere Ettore Zanca, lasciarsi guidare dalle sue intuizioni che lo portano sempre a riuscire a mettere nero su bianco storie originali, mai scontate e capaci di coinvolgere il lettore. «San Vignan non è solo un’isola dove c’è una squadra di calcio, è l’isola del calcio. O peschi o giochi a pallone. David era troppo bravo con la palla tra i piedi per andare a tonni». E menomale. David Rojo è un isolano per anagrafe e spirito ché isolani lo si può essere anche se si è nati sulla cima dell’Himalaia. Una carriera iniziata fra l’odore dell’erba del campo e del pesce che è l’unica risorsa per gli abitanti di quest’isola ammantata dalle nubi per buona parte dell’anno. Ma San Vignan è anche un luogo magico, dove nasci, muori e rinasci senza neanche accorgertene, a volte neanche in quest’ordine naturale delle cose. Antoine Gerard lo sa: una carriera all’apice che rischia di affondare nel peggiore dei modi; un esilio quasi che però lo porterà a rimettersi in discussione prima che l’arbitro fischi tre volte il termine di una partita che vale la salvezza: la sua. San Vignan non esiste o esiste in ogni cellula impazzita del nostro corpo che ci obbliga a fermarci, a prenderci il nostro tempo, anche solo per seguire una passione apparentemente futile. La pioggia quasi incessante che si fa sole nel momento peggiore è quasi statistica, deve esserci un momento in cui ci rendiamo conto che giocare una partita già persa può cambiare la sorte e su quel dischetto, quel tiro disperato o quel calcio di rigore va sempre tirato come fosse il primo e l’ultimo che può decidere la nostra carriera, nel nostro campo e in questa vita. «La giusta proporzione delle cose, purtroppo, sta tutta qui, nel toccare con mano qualcosa di ineluttabile e che non ti appartiene. O da cui ti sei salvato. Averne sentito l’alito gelido ed essersi sentito importante. Non poter far nulla per tornare indietro, rimediare».
L’autore
Palermitano, classe 1971, laureato in Giurisprudenza, giurista d’impresa, docente di storytelling e di scrittura creativa per ragazzi autistici e pazienti pediatrici, svolge lezioni di legalità nelle scuole. Appassionato di calcio, è autore di Zupì e gli infedeli, la favola di Don Pino Puglisi e di Vent’anni (vincitore del premio per la legalità “La torre dell’orologio”, 2012). Ha pubblicato il racconto Meglio essere Peter Parker (premio speciale “Fame di Parole” della Società Italiana di Psicologia Sessuologia e Criminologia). Ha inoltre scritto i racconti Oltre la linea bianca, La giostra della memoria (Urban Apnea), Zisa Football Club (CartaCanta) e Stiamo arrivando (Gemma Edizioni). È autore di E vissero tutti feriti e contenti (Ianieri Edizioni, prefazione di Enrico Ruggeri) e di Santa Muerte (Ianieri Edizioni, Premio Presidente della giuria all’Etnabook 2020). Scrive per “La Repubblica – Palermo”, “Stadionews 24”, “Gioco Pulito” (blog de “Il Fatto Quotidiano”) e “City”. Ha collaborato con “Informazione Libera”, “La Valle dei Templi”, “Chizzocute”, “L’Ora”, “Rosalio”, “Giornalettismo”, “Revolver” e “Ingresso Libero”.
Salvatore Massimo Fazio
Il link alla recensione su Letto, riletto, recensito: https://bit.ly/3IsuMOn