“Lo storiografo dei disguidi” su La poesia e lo spirito
Lo storiografo dei disguidi (Arkadia, 2022)
Storiografo della commedia umana (o di una fugace danza di folli, ognuno con una propria mania) e dei falotici ed imprevedibili aspetti dell’esistenza, nella consapevolezza che ogni ricostruzione del reale è un’interpretazione soggettiva, intrisa di immaginazione, a dispetto o in concomitanza a una rigorosa acribia, (si veda in particolare , “L’insonnia di Garibaldi”) l’autore con questi quindici racconti che pur nella loro individuale compiutezza strutturale costituiscono una produzione narrativa unitaria, perché presieduta da una poetica elaborata fin dagli esordi sia in prosa che in versi, delinea la propria visione della storia e implicitamente del destino, descrive attentamente e al contempo demistifica la realtà, in un processo di ecologia mentale, spesso tramite l’arguto impiego del paradosso, racconta l’ordinaria straordinarietà quotidiana, l’epica odierna, paesana e cittadina, con sfrangiamenti nel surreale, in qualche caso perfino nel grottesco, propone personaggi singolari, tratteggiati con sguardo ora mordace ora umanamente indulgente, accosta il contesto culturale e temi sociali con sottile vis polemica, partecipata tramite sapida ironia.
“Ogni generazione deve farsi il concetto del passato;
l’histoire écrite è in parte l’espressione
del periodo, il resto l’umore del tempo di chi scrive.”
Sono versi leggibili ne “L’inventore del semaforo”, raccolta poetica edita nel 1987, rivelatrice di una lontana e mai sopita attenzione alla storia e alla storiografia, che questi racconti riprendono con levità di toni che facilita la profondità del discorso, piuttosto che sminuirlo, in una rielaborazione personale e critica, tesa alla demitizzazione della disciplina umanistica, operazione sostenuta anche dal disincanto epigrafico degli eserghi ai racconti, per nulla trascurabili anche per le suggestioni interpretative al singolo componimento e all’antologia nella sua interezza, i cui racconti, acquistano spessore speculativo anche per i reciproci riflessi. In “Vespe e cannoni”, la voce narrante, una sorta di entità sovratemporale e onnisciente, nega ogni intrinseca razionalità o finalità nel divenire dei fatti, prendendo così le distanze da ogni concezione provvidenzialistica o deterministica, classicamente intesa, storicistica e idealista, per la quale gli eventi obbediscono a leggi razionalmente individuabili, ma dichiara invece che essi sono frutto del caso o meglio del Caos, con esiti apparentemente imprevedibili, e cause che restano incerte. Si sottolinea dunque il carattere ipotetico e del tutto congetturale della determinazione dei nessi causali tra gli eventi, della ricostruzione del passato, operazione sempre in fieri, che resta nel campo del probabile. L’aforisma di Huxley, in testa al racconto, concorre a scardinare anche un altro mito tradizionale sulla storia, ovvero che sia “magistra vitae”, capace di offrire modelli per un comportamento esemplare, in virtù anche della natura approssimativa della sua narrazione e del suo incedere, sempre differente e creativo, con imponderabili e brusche deviazioni, i disguidi appunto. Infine viene problematizzato anche il tema della memoria e dell’identità sia individuale che collettiva con il racconto “A passo di vedova”, in cui il narratore stesso indica un duplice piano di lettura, che invita a passare dalle considerazioni relative alla toccante e singolare vicenda della protagonista a quelle relative alla cultura del ricordo condivisa, al suo costituirsi, talvolta per osmosi, comprendendo anche oblii e rimozioni; del resto “Ogni generazione deve farsi il concetto del passato”. Lo stile, per le scelte sintattiche, gli ampi periodi, e linguistiche, l’impiego di termini desueti, di usi originali di alcuni verbi o di veri neologismi come “chicchirichicchia” o “olfattai,” è indizio di un pensiero ramificato, documentato e immaginoso insieme, funzionale al racconto di narrazioni in bilico tra cronaca e finzione, tra realtà e fantasia, loro paradossale essenza, cuore dell’identità di chi conosce “I segreti dei libri”, del suo rapporto col mondo, con la vita.
Carola Guarnerio
Il link alla recensione su La poesia e lo spirito: https://bit.ly/3rj2tZm