“Lo storiografo dei disguidi” su La poesia e lo spirito
Lo storiografo dei disguidi, recensione di Riccardo Ferrazzi
Finalmente un libro di racconti!
L’editore Arkadia, nella collana Senza Rotta, sfata un tabù che da troppo tempo grava sull’editoria italiana (“i racconti non vendono!”) e dà spazio a una raccolta di racconti. Lodevole iniziativa che merita di essere seguita anche da altri editori. In effetti non si capisce perché i lettori italiani debbano leggere soltanto racconti di autori stranieri (peraltro bellissimi, come quelli di Alice Munro, Jorge Luis Borges e altri) mentre gli autori italiani scrivono racconti solo per concorsi, blog e riviste. Paolo Codazzi, fiorentino “natione et moribus”, imprenditore, letterato e animatore di iniziative letterarie, è un distinto signore dall’eloquio garbato e pieno di spirito: la persona ideale con cui bere un caffè in piazza Santa Croce o fare quattro passi sui Lungarni. Confesso: quando ci siamo scambiati i nostri parti letterari non potevo immaginare che il suo fosse un testo così diverso dal mainstream corrente. I quattordici racconti che compongono la raccolta hanno caratteristiche comuni e svolgimenti differenziati, sono preceduti da dotti esergo che spaziano da Musil a Calvino, da Severino a Shakespeare, e riconducono ad aneddoti di vita quotidiana, per lo più fiorentina ma anche di piccoli centri alle falde degli Appennini. Gli oggetti narrativi che ci conducono ad esplorare sono svariati: il mondo dei collezionisti (di libri e di cartoline), le pubbliche disavventure di un pronto soccorso di paese o quelle private di Garibaldi Giuseppe, litigi canini e biglietti tranviari non obliterati, i condizionamenti derivanti da una spiccata sensibilità olfattiva, la figuraccia di un violinista mancato, un macabro passaggio nei macelli comunali, un altro evento terminale, un ritrovamento artistico, l’influenza degli insetti nella guerra franco-prussiana, un folle pomeriggio. Ebbene: come rendere materia letteraria fatterelli che nel frenetico scorrere della vita contemporanea ci siamo abituati a considerare insignificanti? Esaltandone la comicità intrinseca. Già, ma ci sono mille modi di narrare, e oggigiorno è altamente raccomandata, quasi obbligatoria, l’esposizione concisa, la sintassi paratattica, l’abolizione dei fronzoli: una tecnica che sembra fatta apposta per ostacolare tutti i trucchi con cui si “prepara” una battuta di spirito. E Codazzi adotta la tecnica esattamente contraria. Ciascuno dei fatti che danno spunto ai racconti è narrato nello stile che, ai tempi di Cicerone, si denominava “retorica asiana”: lo stile dei panegirici che celebravano la grandezza degli imperatori era in gran voga anche nei processi per dare importanza alle tesi del proprio assistito. Un’arringa in stile asiano si guarda bene dal procedere in linea retta verso l’obbiettivo; al contrario, spesso e volentieri si sofferma a esplorare nei minimi dettagli tutti i particolari, gli antecedenti, i collaterali e gli esiti possibili ma non verificatisi. E lo fa nel tono generale del discorso: se il racconto è comico, satirico, irridente, anche le divagazioni ridondanti sono cosparse di sorrisi e strizzate d’occhio. In questo modo la narrazione diventa una sottile, continua promessa di esiti mirabolanti, ulteriormente incentivata “en passant” da commenti sarcastici ed espedienti narrativi d’ogni genere. Esemplare, nel racconto “L’ambulanza”, l’accorgimento di conferire nomi omerici ai personaggi: Priamo Cecconi, Ulisse Coppoli, Elena Bardelli, ecc. ecc. col burlesco risultato di elevare ad altezze epiche le disavventure occorse a un paesino del Mugello. Codazzi gioca con la perspicacia del lettore, sicuro di sorprenderlo, dopo averlo attirato nella sua girandola di incisi e subordinate, nel labirinto della sua sterminata capacità affabulatoria, perché solo lui sa dove andrà a parare la storia. Avvolto nella inestricabile rete narrativa, il lettore attende lo scioglimento del mistero con una suspence da libro giallo. Finirà per scoprire, con un sorriso, una importante differenza: invece di un assassino spedito alla sedia elettrica, il finale gli riserverà un sorriso (o una sghignazzata!).
Riccardo Ferrazzi
Il link alla recensione su La poesia e lo spirito: https://bit.ly/3D7kOxW