Lo spezial d’Avila su Sardegna Quotidiano
Sardegna Quotidiano
23 marzo 2013
Magia veneziana nel XVI secolo tra casate patrizie e profughi ebrei
Il frate si alzò dal sedile, estrasse dal tascapane un foglio in quarto e dispiegandolo lo accostò al braciere. Osservò la fiamma mentre anneriva via via ogni riga del salvacondotto fino a inghiottire lo stemma impresso sopra l’intestazione, laddove campeggiava una croce, una spada e un ramo d’ulivo, simbolo dell’Inquisizione. Era più deluso che contrariato e senza alzare lo sguardo sillabò un anodino “Se ne pentirà”». Avila, 1492. Il medico ebreo Yacob, uomo facoltoso e potente, piuttosto che rinnegare la sua fede e i propri antenati, decide di seguire la sorte di tutti i giudei e, in base al decreto d’espulsione del re di Castiglia, imbarca la sua famiglia per un destino incerto. Comincia così “Lo spezial d’Ávila”, il romanzo d’esordio del bergamasco Beppe Guerini pubblicato dalla casa editrice cagliaritana Arkadia. Nel presentarsi, Guerini, classe 1976, spiega che «se fa l’avvocato lo deve principalmente ad Eugenio Ghiozzi e Lionel Hutz, maestri e modelli insuperati». Pianista mancato e suonatore dilettante di flauto dolce fin dalla prima adolescenza, unisce alla passione per la musica un grande amore per la letteratura russa ed il bob. Scrive da sempre poesie e componimenti in rima, ma «negli ultimi anni si è dedicato alla prosa: “Lo spezial d’ Ávila” segna la sua prima esperienza narrativa.
UN “CABÉZON CUADRADO”
«Le sue dita erano diventate gonfie, livide e escoriate, ma Yacob non avrebbe rinunciato a quel posto per nessuna ragione del mondo: in fondo era un “cabézon cuadrado”, e anche il commerciante aveva finito per cedere, pur avendo scambiato la determinazione del dottore per ambizione e desiderio di rivalsa». Venezia, 1501. Sono passati diversi anni, e di quello che un tempo era un personaggio riverito e temuto rimane ben poco: Yacob Davila si arrangia con mille mestieri, in questo aiutato dalla moglie Ester e dal figlio Jucef. ma la sorte – che già li ha privati della patria, facendoli approdare laddove, nonostante la parvenza di tolleranza, l’odio verso gli ebrei è forte – rimane in agguato. Sarà Jucef, oramai adulto, a dover sostenere il peso della famiglia, divenendo protagonista di mille avventure che lo porteranno a combattere contro i turchi, e, soprattutto contro i pregiudizi dei veneziani.
L’INCONTRO DI DUE DESTINI
«Il romanzo di Beppe Guerini viene presentato oggi alla sala della Rocca di Romano di Lombardia» fa sapere l’editore, che presenta così l’opera: «Quello tratteggiato da Guerini può definirsi un affresco esaltante nella Venezia magica del XVI secolo. “Lo spezial d’Ávila” è una storia intensa, ricca di sentimenti e avventure. Agli occhi del lettore si presenta un’epopea che vedrà legarsi le sorti di una nobile casata patrizia a quelle di un’insolita famiglia di profughi ebrei giunti dalla Spagna». «Anna Paola aveva estirpato Jucef dal proprio universo mentale e ogniqualvolta le capitava di pensare a lui – e capitava spesso – si autoinfliggeva un pizzicotto sul braccio e proseguiva nel suo vagabondaggio, rincorrendo un profumo, un volto o un suono». È l’amore il collante dell’articolata trama delineata da Guerini, infarcita di ben nascosti omaggi a grandi della letteratura e della musica. Amore tra il giovane giudeo Jucef e la nobildonna Anna Paola Gardinengo, anzitutto. Una passione esaltante tra due persone distantissime per ceto sociale, tra la paura di un destino già scritto e i preconcetti della società del tempo: più difficile abbattere quelli che un saraceno armato di scimitarra. Ancora, l’amore di un padre, Yacob, per la sua famiglia. Yacob, medico mite e instancabile che si prodiga per la salute di tutti anche a discapito della sua. Che si prodiga nel suo lavoro quotidiano per gli altri fino a sfibrarsi, fino a morire. Perché un tale, eroico sacrificio? «La risposta era banale quanto patetica: l’amore. L’amore che Yacob nutriva per loro, per lui e per la madre, niente di più e niente di meno. E allora forse i conti di Jucef non tornavano più, perché l’ardente sfrontatezza dei suoi vent’anni si faceva esitante davanti al coraggio dolce e maestoso di quell’uomo che oggi strappava alla morte ogni singolo respiro». “Lo spezial d’Ávila”: un’avvincente, a tratti commovente, storia di uomini e donne che hanno vinto, che ce l’hanno fatta. A modo loro.
(Fabio Marcello)