L’identità culturale nuorese tra mito e storia

da: L'Ortobene
L’Ortobene
15 gennaio 2011

 

La più impegnativa fatica di Mario Corda. L’identità della cultura nuorese

Come aveva annunciato nel suo recente libro Un treno con i finestrini abbassati(vedi L’Ortobene del 7 novembre 2010), Mario Corda si dichiarava “pronto a raccogliere in un saggio quanto riuscirò a concepire sullo sforzo da parte degli scrittori, poeti, pittori e scultori nuoresi, teso ad agganciare ciascuno la propria specifica identità a quella misteriosa identità collettiva nuorese che aleggia tra la storia e il mito”. Così, puntualmente, nello stesso novembre scorso è uscito il primo dei tre volumi in cui si articola l’opera indubbiamente più impegnativa del nostro concittadino: L’identità culturale nuorese tra mito e storia (ed. Arkadia, Cagliari, 2010, pp- 270, € 35,00). Oltre alla profondità dell’argomento (il che peraltro non meraviglia visto lo spessore dell’autore), colpisce piacevolmente nel libro l’intelligente utilizzo dell’apparato iconografico che non è stato pensato, come spesso purtroppo accade, con un semplice fine riempitvo o grafico, bensì per sottolineare e approfondire visivamente la trattazione. Si tratta di circa 130 illustrazioni oltre 1/3 delle quali in bianco e nero e tutte particolarmente suggestive (molte sono d’epoca), mentre 50 circa sono costituite da copertine di libri che hanno per soggetto le opere e le biografie dei personaggi citati o che ad essi fanno comunque riferimento: una biografia “illustrata”, insomma, che si unisce a quella – ben più corposa – che lo studioso ha certosinamente consultato in lunghi anni di ricerche. Dal piano dell’opera si evince che i protagonisti di questo viaggio (sentimentale ed intellettuale insieme) alla riscoperta della nuoresità sono una sessantina di cui otto donne e che, soprattutto, tali personaggi non sono elencati cronologicamente. Ed è lo stesso autore a spiegarne il motivo, quando afferma che non era sua intenzione produrre “un saggio storico sulla cultura nuorese, non avendo mai inteso adoperare l’impegnativo strumento della storiografia”. In effetti anche da una prima lettura dell’opera non si può che concordare con l’assunto dell’autore, quando nega la possibilità che possa esistere una storia autonoma della cultura nuorese in quanto questa non può intendersi avulsa “da una più generale storia culturale di marca prettamente italiana”. Escludendo l’architettura e i suoi autori, argomento già ampiamente trattato nel saggio Nuoro e le sue architetture, del 2006, Mario Corda passa in rassegna i principali esponenti dei fermenti culturali che hanno vivacizzato Nuoro nell’ultimo secolo: dai letterati – anche in limba – ai giornalisti, dai pittori agli scultori e ai musicisti, dai pensatori ai politici, dagli insegnanti agli avvocati. La corposa galleria di ritratti si apre ovviamente con gli antsignani Sebastiano Satta e Grazia Deledda: seguono poi nove capitoli che raggruppano, per affinità, altri 25 personaggi fra cui un’altra donna: è Angela Maccioni, la maestra resistente della Nuoro fascista, che chiude questo primo volume insieme a Mimiu Canu, ambedue “testimoni della doppia anima di Nuoro”, ma in fondo, cantori di quella che la Maccioni chiama “gente di Nuoro” e Canu “zente nugoresa”.


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