“Leuta” su Magma Magazine
Leuta, l’allegoria del porto sicuro
«Leuta» di Mario Falcone
Mario Falcone, celebre sceneggiatore e scrittore, torna in libreria con il suo nuovo romanzo Leuta, pubblicato da Arkadia Editore il 15 novembre, a poco più di un anno dalla pubblicazione della sua prima raccolta poetica, Piccole pietre. Ambientato proprio a Leuta, un’isola immaginaria situata tra Malta e Lampedusa che affaccia su Malia, sua isola gemella, il romanzo narra la storia di Enrico Criaco, uno scrittore di successo giunto al termine della sua attività. Tornato nella sua terra, una serie di eventi lo travolgerà e dovrà fare presto delle scelte difficili, soprattutto quando una donna si intrometterà nella sua vita.
La circolarità di Leuta
Questa storia, a differenza di quelle che ha realizzato in precedenza, si contraddistingue nettamente per via dell’impianto circolare che l’autore ha innestato poiché in una sorta di mise en scène, seguiamo l’evoluzione del protagonista il quale è segnato dal suo tempo. Rimorsi, sensi di colpa e memoria, si fanno largo in uno scenario devoto alla pace e ai famigliari che ritrova, facendo venire meno – seppur in piccole parti della storia – quel senso di solitudine che pesa come un macigno nella sua vita che, proprio per la sua natura circolare, non interrompe il flusso per suscitare in Enrico delle forti emozioni al netto dell’età. Nonostante la forte volontà di Enrico di ridare lustro all’isola collaborando ad alcune iniziative locali, provando una non indifferente soddisfazione, non c’è scampo all’idea di un futuro grigio in quanto mancano sia l’energia, sia la beata ingenuità di una giovinezza vissuta lontano, in un luogo dove ha conosciuto l’amore e il successo, ma anche il dolore. Allora, Leuta diventa il pretesto per fare i conti con il proprio passato, per provare a rimettere insieme alcuni pezzi lasciati per strada affinché egli riesca a trovare un senso di appagamento.
Una delicata introspezione
Leuta si può quasi definire il romanzo delle origini che sfugge dalla comoda classificazione del genere autobiografico. Infatti, Falcone pone in essere una storia che, in linea con le sue ultime pubblicazioni, conclude egregiamente un percorso introspettivo che incanta il lettore per la delicatezza con cui rappresenta determinate tematiche. L’autore messinese non manca assolutamente di applicare la sua capacità descrittiva la quale, forte di un impianto narrativo ben strutturato che trova radice nella sua influenza filmica, riesce a delineare il profilo emotivo del personaggio principale che si evolve di pagina in pagina, offrendo comunque larghe interpretazioni di certi fatti.
Un immaginario comune
Composto da micro storie quotidiane, l’ambiente narrativo muta forma in funzione di un contesto isolano dove tutti sanno e tutti vedono, omaggiando un binomio tipico della sicilianità già tratteggiato da uno scrittore molto caro a Falcone, ossia Stefano d’Arrigo. Certo, ci sono molte differenze tra Horcynus Orca del già citato autore e Leuta, ma le inflessioni dialettali, il paesaggio del mare e il tema del nostos scorrono su due linee parallele che, incontrandosi, danno vita a un immaginario dove riaffiora, seppur parzialmente, il patrimonio culturale di un’isola che non è soltanto luogo fisico, ma anche spazio mentale. In questo scenario, Enrico deve dare valore alla sua permanenza su Leuta, affinché possa sia vivere appieno il presente, sia ritrovare un senso di appartenenza che non l’ha perduto bensì solo archiviato per non cadere vittima della nostalgia.
Trovare pace dentro sé stessi
Enrico Criaco è un uomo che non mostra alcuna riserva nel mostrare le proprie fragilità né quando gli costerà caro, né quando l’imprevedibilità sembra metterlo con le spalle al muro. È da qui che trova la forza di proseguire il suo cammino e di trovare la propria salvezza nei piccoli gesti quotidiani e nelle delicate attenzioni che ha per la propria famiglia, gli unici ad averlo atteso per tutto questo tempo. Leuta (acquista) è un luogo che presenta molte affinità con le vere origini dell’autore, viste davvero come un porto sicuro dove ritrovare se stessi e per ricominciare daccapo, al netto di qualsiasi difficoltà. Volendo intendere questo romanzo come una sorta di testamento letterario, l’autore invita in particolare i lettori più giovani a vivere la propria vita facendo un’esperienza completa, nonostante ci possa essere qualche rimpianto e soprattutto quando arriva il momento di comprendere quali sono le proprie ambizioni. Se nel corso del cammino si presenta il buio, delle volte per fare luce è necessario tornare indietro. L’importante è rimanere se stessi.
Federico Ferrara
Il link alla recensione su Magma Magazine: https://tinyurl.com/3k6w3m26