“L’Europa tra Sodoma e Gomorra” in Corrispondenza Romana

da: Corrispondenza Romana
Corrispondenza Romana
9 luglio 2014

L’ultima sua prefazione Mario Palmaro l’ha scritta per un saggio di Danilo QuintoUn viaggio nel continente senza Dio (Arkadia, Cagliari 2014, pp.188, € 15.00).

Il titolo del volume è una semplice provocazione oppure realmente l’Europa ricorda le due città bibliche castigate e incenerite dall’Onnipotente? «Danilo Quinto», scrive Palmaro, «dimostra in questo libro, con argomentazioni lucide e documentate, che il paragone è del tutto legittimo. Si tratta di un giudizio obiettivamente sconvolgente, che lascerà perplessi non pochi contemporanei, abituati al linguaggio flautato e rassicurante del politicamente corretto. E non mi sto riferendo solo a coloro che lavorano a favore di questo progetto di devastazione morale, indaffarati a costruire un mondo nuovo, nel quale i criteri di vero e di buono siano capovolti. Mi riferisco anche a tante persone sensibili ai cosiddetti valori non negoziabili, a individui o istituzioni che dovrebbero opporsi a questa dissoluzione valoriale» (p. 7).

Dagli Anni Sessanta si iniziò a parlare di crisi di valori, di sostituzione dell’essere all’avere, di conflittualità fra genitori e figli. Il concetto di famiglia cristiana, quella che al centro metteva Dio e le sue leggi, venne a crollare. La libertà dalle regole veniva invocata a gran voce e su tutti i fronti: libertà sessuale (libertinaggio-lussuria), libertà di divorziare, libertà nell’uso dei contraccettivi, libertà di abortire (omicidio), emancipazione femminile (femminismo), parità dei sessi, odio di classe (invidia) si sono materializzati e la forza spirituale, quella che permetteva alle persone di affrontare prove, sacrifici, rinunce della vita per un bene maggiore che stava nel perfezionamento della persona chiamata, con il battesimo, a santificarsi, ha perso oggi completamente il suo significato e la sua ragion d’essere.

Come il bene richiama bene, così il male richiama male: nel 2003 il Parlamento europeo ha chiesto agli Stati membri di riconoscere pari diritti alle coppie dello stesso sesso e al contempo la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea (Nizza 2001) ha riconosciuto a tutti il diritto di sposarsi e costruirsi una “famiglia”. «Questi sono i risultati di alcuni decenni di cultura laicista europea, che asseconda le dinamiche umane, invece di contenerle e di governarle. Come dovrebbe essere suo compito, per rispondere al bene comune, che non è una categoria astratta, ma molto concreta, che fa parte, o che dovrebbe far parte, del vissuto di una collettività. Occuparsi del bene comune, per intenderci, significa operare in base all’etica. L’aborto, il divorzio, sono considerati dalla politica europea dei fenomeni sociali. Strumentalmente. Si registrano come tali e si interviene con le leggi. La politica utilizza i fatti di vita e ne fa strumento di politica» (p. 123).

Danilo Quinto spiega, racconta, illustra con cognizione di causa, non soltanto perché conosce la storia d’Europa, non soltanto perché conosce dettagliatamente le diverse problematiche e le risoluzioni legislative di Stati che si scopiazzano a vicenda nelle decisioni scellerate e demoniache, ma perché ha appreso dal di dentro il sistema distruttivo della civiltà cristiana: lavorando nel partito Radicale, a fianco di Marco Pannella e di Emma Bonino, egli ha imparato sul campo le politiche e le strategie utilizzate dalla macchina flagellatrice.

L’autore chiude il suo libro, tanto bello quanto crudo nelle verità affermate, confidando nell’intercessione mediatrice della Beata Vergine Maria, alla quale si rivolge con parole di figlio devoto e combattente. Se ai nostri antenati, cattolici, timorati di Dio e ben coscienti della serietà della vita terrena e soprannaturale, si avesse prospettato un mondo simile ne sarebbero rimasti sconvolti e avrebbero chiesto a Nostro Signore di punire questa civiltà perversa, così come vennero punite Sodoma e Gomorra.

(Cristina Siccardi)


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