“Le figlie dell’uomo” su SoloLibri
Le figlie dell’uomo di Mauro Caneschi
Arkadia Editore, 2022 – Un nuovo morbo mortale contagia rapidamente l’umanità. Prime avvisaglie nel 2050, in Svezia. I cittadini sono invitati a non uscire da casa se non per gravi motivi e a non frequentare luoghi affollati.
E se un morbo eliminasse gli uomini dalla terra? Se una cura rendesse sterili i pochi superstiti e l’umanità riuscisse a replicarsi solo attraverso la genetica femminile?
“Alla capacità dell’uomo di affrontare le avversità, alla sua hybris (orgogliosa tracotanza) che gli ha da sempre permesso di sfidare gli dei. E alle donne, in ogni contesto unico genere creatore di vita dell’umanità”.
Che bella la dedica che Mauro Caneschi propone ai lettori della sua nuova fatica narrativa, Le figlie dell’uomo, per le edizioni cagliaritane Arkadia (giugno 2022, collana Eclipse, 258 pagine).
Una malattia sconosciuta, in un futuro prossimo. Inarrestabile. Non c’è vaccino o terapia. Misure liberticide per contenerla. Coprifuoco. Distanziamento sociale. Scienziati ed esperti contestati violentemente dall’opinione pubblica negazionista. Tutto già visto e sentito purtroppo, ma in questo romanzo del “se” la cronaca va ben oltre il contesto reale e diventa narrativa.
Un bel prodotto di fantascienza, meglio fantamedicina, sebbene pieno di contenuti credibili per noi, almeno in parte, visto il virus che ha messo sottosopra l’intero pianeta. La globalizzazione della comunicazione ha globalizzato anche l’allarme e la paura, rendendo la pandemia da Covid-19 la più grave emergenza sanitaria internazionale di tutti i tempi. A parte la peste nera del Medioevo, caratterizzata però da una diffusione lentissima nei continenti, c’è stato un solo precedente, la febbre spagnola del 1918, epidemia sempre virale e ugualmente mondiale, meno raccontata in diretta, però, per l’inesistenza allora dei media di massa istantanei odierni. Prime avvisaglie nel 2050, in Svezia. La stampa rilancia tra i cittadini gli inviti del Ministero dell’Interno a non uscire da casa se non per gravi motivi e a non frequentare luoghi affollati, fino a quando la situazione non sarà tornata alla normalità. Perché si segnalano focolai in tutto il Paese e anche nella confinante Finlandia.
Nel 2054, a Roma, il biologo Marco Soleri è costretto a spostarsi da una residenza a un’altra continuamente, dopo avere cambiato connotati con una plastica facciale e colore dei capelli. Sui muri si moltiplicano scritte sbilenche, tracciate da mani disperate: “Soleri a morte” è proprio davanti al motel anonimo di Centocelle dal quale si deve allontanare, come dagli ultimi domicili provvisori, almeno ogni mese. La gente infuriata lo cerca in mezzo mondo, ritenendolo colpevole del tormento che tutti subiscono. Dopo due anni, l’ondata di odio sollevata dal grande male generale non si è ancora placata. Un “thriller genetico”, secondo l’interpretazione autentica dell’autore aretino. Laureato in chimica pura, ha insegnato in un istituto tecnico industriale e nell’Università Bicocca di Milano. La passione per la scrittura è nata dagli articoli scientifici firmati su testate prestigiose (il Sole 24 ore, la Nazione).
Del Caneschi narratore, dopo l’esordio nel 2014, abbiamo già letto e apprezzato La Chimera di Vasari (Arkadia, 2020), un giallo storico a rimbalzo tra il presente e il Rinascimento. Anche il nuovo è un romanzo sorretto da una ricerca scientifica puntigliosa e sviluppato in due tempi (l’emergenza sanitaria planetaria, il mondo distopico di sole donne), due parti (la crisi mondiale, le Sorellanze) e molti luoghi.
Un racconto “da far tremare le vene e i polsi” del genere maschile: il DNA degli uomini ha una data di scadenza e la necrocitosi emorragica che si scatena fin dall’avvio della narrazione è la manifestazione della caducità della specie.
Una degenerazione delle glicoproteine del cervello è apparsa in varie parti del mondo quasi simultaneamente. Improvvisa e senza precedenti, ad alta velocità di formazione ed elevatissima contagiosità per via aerea. Intere comunità di centinaia di migliaia di persone travolte in pochi giorni. Strutture sanitarie al collasso. Scuole e negozi chiusi, limitazioni alla circolazione. Per le strade solo auto militari. Le poche civili, con un solo occupante. Eppure, la conta delle vittime aumenta in modo esponenziale.
Si muore dilaniati da spasmi e con striature esantematiche rossicce sul corpo. Colpiti primariamente sono i maschi, che trasmettono la malattia alle femmine. È sconcertante che ci siano stati casi di morte anche in soggetti lontani dalle zone di contagio: personale delle basi polari internazionali, operatori su piattaforme marittime, monaci, alpinisti. Manca un paziente zero, non si rileva il focolaio iniziale e ci sono varianti che oltre ad evolvere in maniera rapidissima – ore, non settimane – provocano nei soggetti colpiti un’eccitazione neurale che incrementa in modo esponenziale la loro intelligenza. Il cervello viene spinto alla massima capacità. L’effetto dura pochi minuti, prima del decesso. Si calcola una mortalità di oltre il 98% della popolazione mondiale maschile, ma non mancano immuni. Nella fascia equatoriale non si verificano contagi.
Parallelamente alla cura individuata da Soleri – rimedio che presenta una pesantissima e insuperabile controindicazione, che non riveliamo – si sviluppano rapidamente studi sulla partenogenesi, condotti in laboratori con dirigenti e personale ormai solo femminile. Il ritrovamento di un documento rivoluziona nella seconda parte tutte le nuove certezze al femminile, mentre la scienza si estingue e le macchine e attrezzature si fermano, una dopo l’altra, senza possibilità di riparazione o riavvio.
Felice Laudadio
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