“Le figlie dell’uomo” e “Il codice Stradivari” su Exlibris20
Mauro Caneschi
In estate ho letto e molto apprezzato le due ultime opere di Mauro Caneschi, scrittore aretino che ha trovato una sua felice collocazione nella produzione di romanzi di colto intrattenimento, con trame spesso gialle o avventurose, dove, tra i protagonisti, si annovera anche un’intelligenza artificiale. I due ultimi titoli dell’autore, entrambi editi da Arkadia, sono Le figlie dell’uomo uscito nel giugno 2022, e Il Codice Stradivari, stampato esattamente un anno dopo. Quest’ultimo si propone come secondo capitolo delle avventure dei fratelli Marco e Dario Mannelli, già protagonisti de La Chimera di Vasari, del 2020, sempre Arkadia. L’acronimo L.U.C.I.A (Unità Logica Auto-evolvente Iper-cognitiva) è il nome dell’assistente virtuale lasciata in eredità ai fratelli Mannelli dai suoi creatori, entrambi scomparsi. Questa è connessa con loro e immediatamente consultabile dagli schermi dei devices elettronici, ha un’immagine avvenente ed è in grado di adeguare il proprio look alle svariate situazioni e ambienti che la vedono in azione, con gusto e ricercatezza che non associamo automaticamente ad esistenze fatte di bite. Grazie alla rete, Lucia può accedere a ogni forma di Big Data e trasmettere ogni tipo di informazione in tempo reale ai suoi “umani”. La triade, nel primo episodio si è completata con Sonia, ingegnere che ha sposato Dario, e il cui padre, professore scomparso proprio per le sue conoscenze legate all’opera nel titolo e all’arte etrusca, era stato ritrovato proprio dai Mannelli grazie all’aiuto della I.A. Nel secondo capitolo, la posizione sociale dei due ha tratto indubbio profitto dal poter agire coadiuvati da Lucia, e la loro arguzia e curiosità li porta immediatamente sulle tracce di un nuovo mistero, mentre la loro assistente ha conosciuto il genere umano abbastanza da dubitare che valga la pena aiutarlo, se non nel modo più estremo!
Sempre nel mondo dell’arte nascono i presupposti per l’avventura al centro de Il Codice Stradivari. Qui i nostri Dario e Marco si ritrovano ad indagare i rapporti tra il famoso liutaio Antonio Stradivari e il pittore Sebastiano Ricci, grazie al ritrovamento a Venezia di una lettera datata 1943. Come una sciarada è la concatenazione di indizi che portano alla risoluzione di questo mistero, maturato a cavallo tra il tre e quattrocento, poi custodito da un rabbino il quale, cercando invano di fuggire dalle persecuzioni raziali, tenta di salvare le informazioni necessarie al ritrovamento di un importante epistolario. Con stile incalzante e una lingua snella ma curata e inventiva, ricca di suono e vivacità, Caneschi porta i suoi protagonisti in giro tra città d’arte di vari paesi, luoghi ricchi di storia e fascino, attento che i vari snodi non siano banali e tantomeno inverosimili. Tutti i personaggi sono dotati di sentimenti, che siano essi positivi o meno, persino Lucia, la I.A. che, oltre alle sembianze affascinanti, di quasi umano ha anche una personalità decisamente focosa. L’incontro tra arte e scienza è sempre un fulcro dell’indagine narrativa di Caneschi, ed è infatti con la morte per contagio di un famoso direttore d’orchestra che inizia “Le figlie dell’uomo”, precedente al Codice Stradivari per data di stampa, e diverso sostanzialmente come impianto narrativo dai due episodi di cui abbiamo parlato sopra. Un’epidemia diffusasi in seguito a una mutazione genetica mette in ginocchio l’umanità intorno agli anni ’50 del 2000. Più colpito è il genere maschile, e si è individuata una potenziale zona di immunità intorno all’equatore, cosa che provoca enormi migrazioni in entrata e uscita dall’Africa, man mano che in questo universo distopico le lotte per la sopravvivenza si fanno più spietate. Morte, abbandono, miseria, paura condizionano la vita quotidiana, che ha perso ogni connotato di “normalità”. Solo la scienza può promettere delle soluzioni, o è forse la scienza stessa ad aver “minato” l’eredità genetica dell’uomo? Intanto, man mano che l’infertilità minaccia futuro, il biologo Marco Soleri vive da clandestino, finché un vecchio amico non lo blinda in un centro segreto di ricerca. Qui un gruppo di scienziati sopravvissuti a terribili orrori per rientrare in Italia dall’Africa, si prodiga per ridare un domani al genere umano. L’unica soluzione pare, tuttavia, il ritorno a una società matriarcale e arcaica, dove la progenie si ottiene in linea femminile. La storia si fa avventurosa e smargina quasi nel fantasy, descrivendo l’involuzione della vita sulla terra con inevitabili risvolti autocratici e totalitari. Nella narrazione di Mauro Caneschi si percepisce una malinconia di fondo, una preoccupazione etica per le sorti umane, che donano al racconto diversi livelli di lettura e profondità.
Mi è piaciuto porre a Mauro alcune dirette domande su questi suoi ultimi lavori, che troverete qui di seguito. Le sue risposte appaiono nell’attualità piuttosto veggenti. Considero il lavoro di questo autore degno di nota per la sua capacità sì, di intrattenere, ma anche di interrogare il lettore e renderlo complice di indagini ricche di stimoli di pensiero, nonché di approfondimenti in affascinanti campi del sapere.
Su Le figlie dell’uomo:
Quando hai pensato questa storia? La pandemia che abbiamo vissuto, era da venire o era nell’aria?
La storia è venuta fuori prima della pandemia. L’ho finita di scrivere nel dicembre 2019, quando ancora non si sapeva niente. Comunque, dopo l’aviaria, era nell’aria che potesse accadere una pandemia, anche se la mia non è proprio una pandemia ma una degradazione genetica che poi diventa anche trasmissibile, ma la base è genetica.
Quali ricerche di genetica/biologia molecolare hanno ispirato/supportato la tua scrittura?
Un articolo del 2012 che mi è tornato alla mente non so perché, nel quale si afferma che scienziati cinesi erano riusciti ad ottenere una topolina a partire dal materiale genetico di due topoline. Mi sono immaginato un mondo di donne. Prima però dovevo far sparire gli uomini!
Su Il Codice Stradivari:
Ci sono state delle notizie che hanno dato il via alla tua idea di base/ ricerca storica su Stradivari e Ricci oppure è stato tutto frutto della tua creatività?
In verità no. È tutto frutto della mia immaginazione e di una visita fatta tempo fa al Museo Stradivari di Cremona che mi colpì profondamente.
Nei tuoi libri tutti, l’arte e la scienza non solo trovano punti di contatto, ma sono in cooperazione nel sollecitare la mente umana, nell’ arricchire la vita degli uomini sulla terra di spunti di crescita e ricerca. Nello stesso tempo, si affaccia spesso il tema di come l’umanità non sappia evitare di avvicinarsi al proprio limite etico/sociologico. Quale delle due visioni dell’uomo prevalgono in te? Quella che lo salva o quella che lo condanna?
Quella che lo condanna. Dopo più di quattro millenni di civiltà, l’umanità non ha ancora trovato una via per convivere con sé stessa. Nonostante le meravigliose opere d’arte, nonostante i milioni di libri, nonostante il dolore, la ferocia, il pianto sopportato da infinite generazioni di madri e di padri, vedo ancora il fuoco che cova sotto le braci non ancora spente della distruzione. Appena possibile, ogni traccia di civilizzazione, ogni traccia di compassione viene annullata, di colpo, senza rimorsi e riemerge il nostro seme inquieto. Francamente non so se riusciremo a salvarci da noi.
Tu associ spesso la tua letteratura con il termine intrattenimento, eppure – per quanto le trame ben congegnate siano sicuramente gradite a un certo pubblico che legge per essere catturato da una storia e dal suo svolgimento – sia la lingua estremamente ricca, che i molti richiami colti e scientifici selezionano un target di pubblico abbastanza elevato. È una scelta? È una cosa che deriva in modo automatico dal tuo approccio alla scrittura?
Il mio modo di scrivere è assolutamente automatico, scrivo quello che mi piacerebbe leggere, e mi piace leggere romanzi scritti in modo scorrevole senza troppi orpelli che ormai considero retaggi ottocenteschi. Saprei scrivere anche in modo diverso, ma non è nelle mie corde. Scrivo romanzi di intrattenimento estremamente curati per le location (che spesso ho visitato) e per la verosimiglianza dei personaggi storici laddove appaiano. Spero che chi mi legge apprezzi aldilà del puro intreccio.
Anna Bertini
Il link all’intervista su Exlibris20: https://bitly.ws/ZfXU