“L’anno che Bartolo decise di morire” su L come Libro
L’anno che Bartolo decise di morire
La storia di Bartolo è la storia del prendersi cura, è un’ampia riflessione sui rapporti di amicizia, sulla loro importanza e sulle conseguenze del loro venir meno.
Bartolo è un uomo buono, è un uomo che è presenza, che dà a tutti la giusta misura delle giornate e della vita.
È legato agli amici di sempre, quelli che si porta dietro dall’infanzia e per i quali darebbe la vita.
La vita, questa cosa che ha a che fare con il tempo, con lo spazio, che si allenta e si ritrae come un elastico, che porta lontano e poi di nuovo vicino.
Bartolo soffre di una depressione silenziosa, una morsa che gli stringe il petto, mostri che appaiono di notte e che lui spera tanto di non vedere più al risveglio, ma la mattina dopo sono ancora lì, a spingere come mattoni pesanti sul suo cuore.
Non parla con nessuno, Bartolo, della sua depressione, non ne fa cenno agli amici di sempre.
Presi anche loro dai problemi di tutti i giorni, non si accorgono del male di vivere che ha invaso il cuore di Bartolo, minimizzano i suoi comportamenti e non capiscono la gravità della situazione.
Solo due amici hanno forse capito la portata di quello sta accadendo.
Nino, un vecchio maestro in pensione, che ha tagliato i ponti con il mondo intero e ha poche parole da spendere con gli altri, ma non con Bartolo, con lui intrattiene lunghe conversazioni che sono lucide e ciniche analisi della vita.
Il vecchio Nino ha capito tutto e quel tutto ha deciso di lasciarlo scorrere, nel rispetto della vita altrui.
E Lucio, sensibile più di quanto si possa immaginare, ha compreso la progressione del male, ma la vita lo porta, ancora a una volta, a sentirsi schiacciato e oppresso e la deviazione che prenderà il corso della sua storia sarà fatale per Bartolo.
L’anno che Bartolo decise di morire, di Valentina Di Cesare, scava in profondità nella vita, nella caducità dei rapporti umani, nell’imponenza della sfera personale che non lascia spazio all’altruismo, nella solitudine e nell’incapacità di prendersi cura veramente di chi diciamo di amare.
È un romanzo estremamente delicato, che si legge con la mano sul cuore e gli occhi pieni di lacrime e malinconia per quello che avrebbe potuto essere ma che siamo stati incapaci di vedere.
Stefania Iannolo