La vita in più di Marta S.
I
La prima volta che ho visto Torino è stato due anni fa, in occasione della Fiera dell’Eros. L’evento era durato solo tre giorni. Non poteva dirsi uno dei migliori mai organizzati, ma aveva radunato le più importanti società internazionali dell’industria del sesso ed era stato, come accade in fondo ovunque, un successo di pubblico.
Io e i colleghi olandesi della Sexmachine BV avevamo esposto nel nostro stand una versione di dating app con nuove funzioni per i sempre più esigenti appassionati di incontri, due teledildo di nuova generazione e anche uno speciale prototipo di sexbot, oltre a vari sex toys di uso più comune dai prezzi più accessibili. Il nostro fiore all’occhiello era però, quell’anno, l’intera suite sviluppata per il sesso virtuale a distanza. Ero stata io a progettarla. Non credevo che avrebbe motivato i visitatori al punto da sopportare una fila di ore, pur di provarla.
Nella tarda mattinata dell’ultimo giorno, dopo aver terminato una serie d’incontri con i distributori, eravamo andati tutti insieme a mangiare qualcosa. Nel primo pomeriggio i dirigenti erano ripartiti per Amsterdam. Avendo per il fine-settimana l’albergo pagato dall’azienda come bonus, decisi di approfittarne. A dire la verità, non mi è mai piaciuto fare la turista, ma non avevo nemmeno tanta voglia di tornare subito a Roma. Le fiere mi stancano sempre. Non ho mai amato stare in mezzo alla gente, ma sentivo il bisogno di prendermi del tempo prima di ricominciare a lavorare. C’era poi dell’altro, che non sapevo spiegarmi, a trattenermi in una città per me del tutto sconosciuta.