La sposa di Tutankhamon su Tottusinparis
Tottusinspari
9 dicembre 2012
Un avvincente romanzo storico
Se è vero che il nome di Tutankhamon è noto, tra gli studiosi, per essere stato il faraone più giovane e la sua esistenza e morte è ancora avvolta di mistero, è altrettanto vero che con il libro “La sposa di Tutankhamon” ediz. Arkadia, Claudia Musio lo ha accreditato presso il grande pubblico, rendendolo ancora più popolare di quanto non lo sia stato per gran parte dei suoi sudditi poco prima del 1340 avanti Cristo. Il pregiatissimo lavoro di Claudia Musio è quasi un saggio romanzato, tant’è la fedeltà dei fatti storici ricostruiti con scrupolosa attenzione. La Musio ha saputo descrivere la vita di corte del faraone, il suo lusso, il servizio prestato dai nobili e dagli schiavi, il rapporto con le divinità, ambienti e arredi. Quasi un mondo irreale. Ma la sua attenzione si è particolarmente soffermata a mettere in luce, senza lasciare intuire le conseguenze degli eventi che via via andavano maturando, gli intrighi che maturavano alla corte del faraone, dove lui stesso era più vittima che sovrano. L’autrice del romanzo affida a Ankesenamon, figlia del faraone Akhenaton e della regina Nefertiti, il compito di ricostruire la storia della sua dinastia. Un incarico che Ankhesenamon porta avanti con spigliatezza e distacco, ora come cronista-storico e ora come protagonista, perché essa stessa coinvolta negli eventi. “Akhetaton rideva gaia nella valle in cui era stata costruita, lambita appena dal Nilo che scendeva verso il delta come un serpente dalle scaglie cangianti. Le rocce la abbracciavano a oriente e i giardini, i campi e i frutteti si esaltavano come gemme incastonate nell’oro: strisce di malachite, sfumate nel giallo abbagliante del deserto che si alzava contro il cielo terso”. Akhetaton era una nuova città, voluta dal faraone Akhenaton più a nord di Tebe, che era la capitale del regno. Con la capitale, il faraone aveva abiurato il dio Amon per la nuova divinità Aton. Contro questi mutamenti tramarono nobili e popolo di Tebe. Le vicende, assai complicate e con continui cambiamenti di scena, sono andate avanti fino ad alcune morti per avvelenamento che portarono sul regno Tutankhaton che, dopo il rientro a Tebe mutò il nome in Tutamkhamon in nome del dio venerato nell’antica capitale egizia. La storia racconta che Tutankhamon, che ebbe per moglie la giovanissima Ankhesenamon, morì (avvelenato?) a soli 18-20 anni di età. “Quel faraone il cui nome sconosciuto si interpone tra Akheton e Tutankhamon, scrive l’autrice in una postfazione, si identifica a mio avviso con Nefertiti. Donna intelligente, astuta, caparbia e coraggiosa, già durante il regno di Akhenaton non solo era rappresentata nelle statue alla stessa grandezza del marito, ma spesso lo sostituiva nelle cerimonie religiose..Akhetaton era un poeta, un uomo colto, un sognatore, privo di capacità organizzative, e ancora meno militari”. Ma, arrivati a questo punto, vale la pena abbandonare la trama del romanzo di Claudia Musio per soffermarsi, invece, su alcuni lati di pregio del lavoro in argomento. Il primo, e più evidente, è la capacità che l’autrice ha nel descrivere la storia, gli ambienti, i caratteri dei personaggi e i movimenti a corte, mostrando una rara dote descrittiva, quasi capace di ammaliare il lettore che acquisisce dimestichezza col deserto, col fiume sacro per gli Egizi, con la vita di questo nobile e civile popolo antico. Ma il pregio maggiore che Claudia Musio ha messo in mostra in “La sposa di Tutankhamon” è la forma lessicale che si avvale di una rara proprietà di linguaggio, di cui pochi personaggi del variegato scenario pubblicistico (per non parlare di quello televisivo) riescono a mostrarne pari dimestichezza. Un libro speciale, è stata descritto in qualche recensione. Ma perché speciale è l’autrice. Complimenti anche ad Arkadia Editore.
(http://tottusinpari.blog.tiscali.it/2012/12/09/per-i-lettori-unavvincente-sposa-di-tutankhamon-per-lautrice-claudia-musio-un-viaggio-tra-la-storia-e-la-leggenda-dellantico-egitto/?doing_wp_cron)
(Alessandra Carta)