“La scrittrice obesa” su Rinascitaoggi
LA SCRITTRICE OBESA di Marisa salabelle, Arkadia Editore
Quale più grande timore, per uno scrittore, di quello di essere «scoperto» solo post-mortem? Quale frustrazione maggiore, per una scrittrice, di quella di essere ignorata da qualsiasi editore? Se uno scrittore ha una vita tristemente tragica ha più possibilità di essere preso in considerazione in ambito letterario? Cosa preferiscono gli editori tra chi scrive bene e chi, invece, vende bene per motivi che esulano dalle capacità letterarie? Insomma… dopo la lettura de La scrittrice obesa – di Marisa Salabelle per i tipi di Arkadia Editore – queste sono alcune domande che è impossibile non porsi. Susanna Russo, la nostra protagonista, è sicuramente una donna particolare. Mangia e scrive. Scrive e mangia. Il tempo libero, tra l’una e l’altra attività, lo dedica al tentativo di far pubblicare i suoi scritti che considera – con la poca modestia che la caratterizza o, forse, con il più schietto e sincero realismo – degli autentici capolavori. Interroga il mondo, Susanna. Prima con la sua macchina da scrivere e poi con il suo pc. Chiede, si informa, critica, supplica, insulta, sbatte verità in faccia, spoglia l’apparenza della propria veste, perora la sua causa con modi sempre più irruenti, rancorosi e, a ben guardare, disperati. Nessuno le risponde. Nessuno le spiega. Nessuno le parla. Soprattutto… nessuno la ascolta. I vuoti di Susanna, dunque, da piccoli fori erano diventati voragini. Voragini da riempire. Voragini che lei riempie con il cibo, il suo più caro amico. Il cibo che la scalda, la conforta, la appaga e la riconcilia – seppure soltanto per qualche momento – con quella vita che lei ritiene ingiusta, imbellettata di cose inutili. Con quella vita della quale non ha saputo tenere le redini. Quella vita che l’ha delusa a tal punto da non riuscire a farsi ritenere un dono prezioso. La vita e la mente di Susanna hanno contorni labili che, con il procedere della storia, appaiono sempre meno definiti così come va scomparendo, man mano, la sua lucidità: «A furia di inventarsi storie, confonde la realtà con la fantasia». E forse anche i suoi personaggi, ai quali lei ha dedicato tutta se stessa, la odiano. Una vita senza soddisfazioni e senza amore, con due sole amiche (decisamente temerarie) che cercano di starle accanto con enormi difficoltà. Una critica feroce all’editoria, alla grande industria letteraria che, sempre più spesso, tende a sfornare prodotti e non talenti. Il ritratto di una solitudine radicata e profonda che si perde in se stessa e da se stessa viene divorata. Nonostante il linguaggio spesso ironico e canzonatorio, oltre che una piacevolissima lettura, il romanzo della Salabelle si è rivelato fonte di riflessioni profonde e inevitabili. Da leggere assolutamente.
Flora Fusarelli
Il link alla recensione su Rinascitaoggi: https://bit.ly/3geNm1a