La scrittrice obesa
Prologo
Quando finalmente i vigili del fuoco ebbero sfondato la porta, l’odore, che fino a quel momento era filtrato attraverso gli spiragli, si diffuse per tutto il pianerottolo. La signora Lotti, che abitava nell’appartamento di fianco, fece un passo indietro; i volontari della Misericordia entrarono con la barella; Lorella strinse il braccio di suor Maria Consolazione. Nell’appartamento, dove nessuna delle due era più venuta da mesi, regnava il caos. Il pavimento era talmente sporco e unto che le scarpe vi si attaccavano, come incollate. Oggetti di ogni tipo erano sparsi per terra, confezioni di cibo da asporto, briciole e avanzi, libri, quaderni, fogli scarabocchiati, scatole di medicinali, fazzolettini sporchi appallottolati, bicchieri di carta rovesciati; altri bicchieri, pieni a metà di un liquido marrone che poteva essere indifferentemente Coca-Cola, tè o caffè, stavano in precario equilibrio su pile di riviste e cataloghi. Ogni superficie era colonizzata da quel misto di cose usuali, spazzatura e materia organica in decomposizione, compreso il divano, sul quale giaceva abbandonato e morto il corpo enorme di Susanna Rosso.
Era stata la signora Lotti la prima a sospettare qualcosa, per via della puzza, naturalmente, e anche perché da troppi giorni non aveva avvertito tracce di vita nell’appartamento, e nessuno aveva risposto quando si era azzardata a suonare il campanello; così si era messa le scarpe, aveva preso la borsetta e sospirando si era avviata verso la piazza della chiesa parrocchiale, dove si trovava la sede delle suore Crocifissine. In portineria aveva chiesto di parlare con suor Maria Consolazione. La conosceva, era una brava suorina, sempre impegnata in mille cose, ed era o era stata amica di Susanna, ammesso che “amica di Susanna” fosse un’espressione dotata di senso; in ogni caso la signora Lotti l’aveva vista molte volte entrare e uscire dall’appartamento della vicina, così, dato che Susanna non aveva parenti né altri amici, all’infuori di una vecchia compagna di scuola che sporadicamente veniva a trovarla ma che la signora Lotti non avrebbe saputo come rintracciare, aveva pensato di rivolgersi a lei. “È una suora in fin dei conti”, pensò. “Le suore sanno sempre cosa fare in questi casi”.
«Sorella», le disse, «sono preoccupata per la signorina Rosso, la mia vicina, sono giorni che non la vedo, e da casa sua esce un odore orribile.»
Suor Maria Consolazione era un pezzo che non veniva a trovare Susanna Rosso, e già da qualche tempo provava un certo senso di colpa verso la sua bizzarra amica. Quante volte l’aveva detto «Devo andare a farle una visita», e poi una cosa e l’altra, i giorni passavano e lei rimandava, e c’era da dire anche questo, che Susanna Rosso era un tipo eccentrico, e suor Maria Consolazione quando andava da lei aveva sempre un cuoricino così, perché non sapeva che accoglienza avrebbe trovato. Però, imperdonabile aver lasciato passare tutto quel tempo.
«Come sarebbe, un odore orribile?»
«Beh, lei lo sa sorella, la conosce anche lei… certe volte, uscendo sul pianerottolo, non ci si sta proprio, dal puzzo, perché la Susi non mette fuori la spazzatura, per giorni e giorni, sa, e specialmente d’estate la roba fermenta… per non parlare di tutto quel mangiare che si fa portare a casa dal ristorante cinese, giù all’angolo. Sa quante volte le ho detto “Susanna, invece di mangiare tutte quelle schifezze, lascia che ti cucini io qualcosa, una bella insalata di riso, un po’ di roast beef”? Ma figuriamoci, è talmente orgogliosa! “Almeno, fammi portar giù la nettezza”, le ho detto, “che si sente per tutto il palazzo, vai, che sto scendendo a portare la mia”, e se vedesse, sorella, che sacchetti marci e gocciolanti mi tocca prendere, meno male che non sono tanto schizzinosa. E mi sono offerta un sacco di volte di farle un po’ di pulizie, in quell’appartamento, ma nulla, “Almeno apri un po’ le finestre”, le ho detto. Ma questa volta, sorella, è tutt’un altro paio di maniche, e le ho suonato il campanello, l’ho chiamata, ma niente, non risponde, io comincio a essere preoccupata, Dio non voglia le sia successo qualcosa!»
«Andiamo», disse la suora, «non c’è tempo da perdere. Per prima cosa bisogna chiamare i pompieri, facciamo buttar giù la porta. E poi chi possiamo chiamare? Quella poveretta non ha nessuno… Un momento… ci sarebbe la sua amica, l’unica che di tanto in tanto le faceva visita. Devo avere il suo numero da qualche parte, farò venire lei.»
Così si erano ritrovate davanti alla porta serrata dell’appartamento, suor Maria Consolazione, la signora Lotti e Lorella Giannini, l’amica di sempre di Susanna.
«Mio Dio», aveva detto Lorella, «quant’è che non sono più venuta a trovarla!»
«Pure io, è un pezzetto che non ci vengo… l’ho trascurata, povera Susanna.»
«A chi lo dici! Ho avuto da fare, è vero… Mia figlia ha avuto un bambino e così…»
«Oh, che bello, sei diventata nonna! E certo, chissà come sarai impegnata.»
«Non me ne parlare, corro come una pazza, ma un po’ di tempo per la Susi lo potevo trovare, avrei dovuto trovarlo, porca miseria! Oh, scusami, Consolazione!»
Consolazione fece un gesto, come per dire “Non importa”. Intanto i volontari della Misericordia avevano caricato il corpo sulla barella e se lo stavano portando via. Suor Maria Consolazione si fece il segno della croce.