“La santità del padre” su Ex libris 20
La santità del padre
Lorenzo e Ludovico Coisson sono due fratelli dalle vite tutt’altro che ordinarie. Nati e cresciuti su un’isola delle Antille, presso una missione gesuita, rientrano in Italia negli anni dell’adolescenza e sempre presso una struttura dei Padri Gesuiti, compiono gli studi liceali. Tra le montagne si appassionano all’alpinismo, disciplina sportiva già praticata da Leda e Osvaldo, i genitori che proprio tra le Alpi, si innamorarono nei primi anni ’60. A scandire il ritmo della vita della famiglia Coisson c’è un’onta che li accompagna fin dalle prime pagine: il concepimento del primogenito Lorenzo al di fuori del matrimonio, motivo per cui la famiglia scappa alle Antille e nella professione di fede trova riscatto. I fratelli Coisson crescono così, sotto l’ala protettrice dei gesuiti i quali predispongono per loro e per il padre – rimasto vedovo in giovane età – una serie di opportunità, indirizzandoli lungo il cammino, incoraggiandone le virtù e smussandone gli spigolosi angoli delle loro profonde personalità. Lorenzo e Ludovico vivono le loro esistenze quasi in simbiosi, l’uno il completamento dell’altro, arrivando a condividere anche le gioie del sesso. L’uno privo di senso pratico e disorganizzato, l’altro vigile e solidale. Il primo sognatore, il secondo pratico e concreto. Lorenzo dall’eloquio fluente ma dai movimenti impacciati e Ludovico che invece «faticava a tirar fuori una parola e lo faceva quando era strettamente necessario» ma «sapeva ballare su qualsiasi ritmo»: Erano due soci ben affiatati, il piccolo energico pensatore e il solido costruttore, entrambi concentrati sulla propria ascesa, prima individualmente poi insieme. I due fratelli erano degli estranei rispetto alla società tradizionale, nati in un territorio straniero, con il doppio passaporto, italiani ma di nazionalità francese. Entrambi erano portati a mascherare la verità quando conveniva, però mai a mentire. Erano simili sotto molti aspetti. Il fatto che la passione amorosa non li coinvolgesse in alcun modo, non faceva che accrescere la loro intesa di fratelli, come se ogni relazione non fosse altro che breve interludio in un progetto a più lunga gittata, di gran lunga più entusiasmante. Dall’alpinismo, ai reportage fotografici, fino alla Roma dei papi. La crescita dei fratelli Coisson è tutta una scalata. Tra battute d’arresto – vere e proprie slavine che seppelliscono i sogni in una bianca coltre nevosa di disillusioni e scoramenti – e slanci verso la vetta, i Coisson arrivano in Vaticano, da quello zio prete gesuita di paese – che ha sempre guidato i due fratelli lungo il cammino della vita – divenuto inaspettatamente un Papa rivoluzionario. A Roma però una terribile verità farà vacillare e mettere in discussione tutto il loro mondo eppure una nuova e stimolante avventura darà nuovo slancio alle loro esistenze.
La santità del padre di Giuseppe Foderaro a un livello prettamente superficiale si presenta, devo ammettere, come quanto di più lontano da ciò che di solito ricerco in una nuova lettura. L’alpinismo e in generale la montagna, non mi hanno mai affascinata inoltre rifuggo da tutte le letture che ruotano intorno alla religione – e la pressante ingerenza dei padri gesuiti nella vicenda della famiglia Coisson conferma le mie riserve – così tanto che storie di Papi o libri con Papi e sacri paramenti in copertina non mi entusiasmano particolarmente. Ma, mai giudicare un libro dalla copertina! E infatti il romanzo di Foderaro è una bella lezione di vita! Ho imparato che si può trovare il bello nei luoghi più inaspettati. Sì! perché questo romanzo mi ha piacevolmente sorpresa! Ho iniziato la lettura con titubanza e poi invece sono andata avanti spedita e con grande interesse. Gli aspetti relativi all’alpinismo non sono risultati affatto noiosi, come credevo, ed anzi mi hanno provocato l’effetto contrario: una sana curiosità. E poi la storia è ben scritta e i personaggi delineati con grande cura. Mi sento di consigliare questa lettura anche a chi come me ha riserve sugli argomenti trattati perché l’ottima scrittura di Giuseppe Foderaro non può che appassionare anche il lettore più esigente tenendolo incollato fino alla fine.
Virginia Addazii
Il link alla recensione su Ex libris 20: https://bit.ly/3yDMGpb