“La ragazza andalusa” su Quaderni Boreali
Scrittori in fuga – Alessandro Gianetti – Spagna
Nel terzo appuntamento con “Scrittori in fuga” incontriamo Alessandro Gianetti, nato a Firenze. Si avvicina al mondo dell’editoria scrivendo testi rivolti a turisti curiosi, mescolando viaggio e letteratura, e successivamente si dedica alla traduzione. Come romanziere esordisce nel 2020 con La ragazza andalusa, una storia ambientata tra Madrid e Siviglia. Ispirandosi alla propria esperienza di vita personale, il romanzo (che è stato anche tradotto in spagnolo) regala una fotografia accurata delle sfide che una persona deve affrontare in termini di interculturalità e adattamento quando si trasferisce, lavora, stringe amicizie e si innamora in un altro paese.
In quale paese risiedi attualmente e da quanto tempo vivi lì?
Vivo in Spagna da molti anni, ma in Italia vengo spesso.
Perché hai deciso di trasferirti?
Sentivo il bisogno di tracciare un percorso diverso da quello che mi si apriva dopo aver concluso l’Università, e come tutti i giovani ho cercato all’esterno ciò che avrei potuto trovare all’interno di me stesso. Vivere all’estero mi ha dato un’opportunità: essere di nuovo bambino. Poi ho finito per affezionarmi a un’esistenza iniziata due volte.
Di cosa parlano i due libri più recenti che hai pubblicato in Italia?
Ho pubblicato tre libri, solo uno tradotto in spagnolo. Il primo era una guida ai bar di Madrid, quelli che sembrano tane di coyotes spelacchiati. Il secondo era un omaggio al bacio. Il terzo un viaggio in Andalusia, che raccoglie alcuni elementi della mia esperienza personale.
In che modo la tua esperienza di vita all’estero ha influenzato la tua scrittura?
Vivere in un paese che non è il tuo induce a mettere in discussione ciò che appare scontato, come chiamare casa quando ti senti solo. Questo, credo, ha sviluppato l’attaccamento alle piccole cose che prima non consideravo. Impari a farti amico del buio.
Ci sono temi specifici legati alla tua esperienza di espatriato che ami esplorare nei tuoi lavori?
Credo che non vi sia scrittore espatriato che non cerchi di tornare, con le parole, nel proprio paese. M’interessa anche per questo il tema della memoria, la sua colpevolezza in qualsiasi fatto letterario venga raccontato, sia essa in forma di ricordo o di omissione.
Quali sono le principali sfide che hai affrontato come scrittore italiano all’estero?
Lo scrittore che vive all’estero è attratto da un gran numero di novità, pensiamo all’entusiasmo di Calvino o quando mise piede a New York. Si deve però prestare attenzione al fatto che la scrittura non è solo meraviglia, è allenamento dello sguardo.
Quali sfide hai incontrato nel promuovere i tuoi libri nel mercato italiano mentre vivi all’estero?
Le difficoltà sono di ordine pratico, sei fuori e devi muoverti per canali laterali, che d’altra parte mi si confanno.
Hai riscontrato resistenze da parte degli editori italiani a causa della tua residenza all’estero? Se sì, come hai affrontato queste difficoltà?
Nessuna in particolare, anche se devo prendere un aereo per parlarci di persona.
Puoi parlarci di alcuni dei tuoi progetti attuali o futuri?
Sto lavorando a un progetto su un giornalista spagnolo che, benché già tradotto in Italia, è ignorato dai più. Lavorò per evitare la Guerra Civile, che poi sarebbe diventata mondiale. Mi piacerebbe scrivere un libro sulla sua vita.
Pensi di tornare a vivere in Italia o di trasferirti in un altro paese in futuro?
Chi lo sa? Forse tra un po’ faccio di nuovo le valige.
C’è una citazione tratta da un tuo libro che vorresti condividere con noi per chiudere questa intervista?
Una frase dell’ultimo libro che ho tradotto, di Edgardo Cozarinsky, recentemente scomparso a Buenos Aires. Serva da omaggio e da saluto a un vero scrittore: “A un certo punto capì che per realizzare la sua ambizione di scrivere doveva affrontare una sfida imprevista: raccontare non solo un’azione, non solo un’avventura al di fuori della sua vita quotidiana, ma mettere in parole l’assenza che aveva appena scoperto, e che sembrava impermeabile a ogni finzione. Doveva provare a scrivere la morte in vita”.
Giuseppe Raudino
Il link all’intervista su Quaderni Boreali: https://tinyurl.com/44rfc7yf