“La presenza e l’assenza” su L’Ottavo
Franz Krauspenhaar – La presenza e l’assenza
Un po’ Nick Balane e un po’ Philip Marlowe. Questo l’identikit di Guido Cravat, l’investigatore privato creato da Krauspenhaar e protagonista di questo noir esistenzialista, in cui non mancano quei passaggi ironici che rendono più digeribile la cruda realtà.
E ci vuole un po’ di sano humor, soprattutto in un genere che rischia di ripetersi. È importante far vedere quanto possa essere inconcludente la logica investigativa. Siamo stufi dei soliti poliziotti o dei meravigliosi eroi dall’intelligenza superiore o che vengono sempre aiutati dal destino. Abbiamo bisogno di investigatori privati che non ne azzeccano una, che seguono la logica dei propri tormenti, che sono disillusi. Non a caso, ho iniziato questa recensione tirando in ballo Balane, protagonista dell’insuperabile Pulp di Charles Bukowski, e Marlowe, l’indimenticabile “sfigato” generato dalla penna di Raymond Chandler.
Cravat custodisce in sé molte caratteristiche di questi personaggi e ciò aiuterà anche il lettore a badare di più al “tema” del romanzo che non alla “trama”. In poche parole, sarà come leggere un Dürrenmatt in chiave moderna in cui la tipica struttura del giallo-poliziesco, con tutte le sue perfette concatenazioni, va a farsi benedire (La Promessa ha fatto scuola).
La presenza e l’assenza è ambientato nella “gioiosa” Milano. La moglie di un ricco industriale scompare nel nulla, ma l’uomo non vuole che le forze dell’ordine indaghino sul caso. Di qui, la decisione di ingaggiare due investigatori privati, il tormentato e un po’ sfigato Cravat e il sadico Saluzzi. Il resto lo lasciamo scoprire ai lettori. Ma, come detto, non ci troviamo di fronte al solito noir-poliziesco, questo è un romanzo che necessita di una lettura approfondita. Nonostante sia scorrevole, ogni pagina incuriosisce perché gioca tra “detto-non detto-intuibile”, e bisognerà arrivare alla fine per trovare tutte le risposte, anche se, in alcuni punti non basterà una sola lettura.
Per quanto ironico e sfortunato, Cravat è un borderline che non nasconde la sua difficoltà ad adattarsi alla realtà e alle sue regole. Ma in tutto questo, con poche parole, con pochissimi “giri di giostra”, si arriva alla conclusione che “assenza” e “presenza” sono facce della stessa medaglia.
Infatti, tutto potrebbe essere solo un’invenzione.
Martino Ciano