“La presenza e l’assenza” su il Corriere della Sera
Hard Boiled La via introspettiva di Franz Krauspenhaar per un genere americano
L’investigatore indaga e trova i suoi incubi
Franz Krauspenhaar, scrittore, poeta e musicista, torna in libreria con un romanzo, La presenza e l’assenza (Arkadia), che ruota intorno alla scrittura di genere, l’hard boiled americano, con alcune interessanti variazioni. Nel romanzo quindi troviamo ispettori privati, inquieti e insoddisfatti, informatori doppiogiochisti, ricchi uomini d’affari senza scrupoli, donne fatali e con loro l’intero armamentario di quel preciso campo letterario.
Il racconto prende le mosse dalla presunta sparizione di una donna, la giovane moglie di un ricco industriale. Quest’ultimo, invece di rivolgersi alla polizia, incarica Guido Cravat, ex poliziotto cinquantenne, che possiede tutte le stimmate del personaggio hard boiled (sensibilità, misantropia, inquietudine, solitudine, e una cocciuta ostinazione a fallire), di cercare la ragazza. Con il passare dei giorni Guido si rende conto che il lavoro commissionato riguarda qualcosa di più grande e di più complesso, frutto di reticenze, di potere, di soldi e ricatti; così cercherà di scoprire la verità, rimanendo «puro» in un mondo di disonesti.
Ne La presenza e l’assenza è interessante il lavoro introspettivo sui personaggi, tutti dotati di una sorta di opacità: costantemente mentono gli uni agli altri, ingannando il lettore stesso, tanto che potremmo parlare di narratore inaffidabile per definire il punto di vista di Krauspenhaar. Proprio la struttura narrativa è il punto di forza del testo; se da un lato il protagonista è raccontato tramite una terza persona, non onnisciente, utile a far percepire la differenza dei piani del racconto. Questa scelta, lungi dall’essere applicata meccanicamente, dà il giusto movimento all’intreccio così che la componente gnomica del racconto, che certe volte si attarda con una certa sentenziosità aforistica, viene bilanciata dalla trama del giallo vero e proprio. Caratteristica principale dei personaggi è l’ambiguità, voluta e ricercata dal suo autore, anche nella lingua che nei momenti migliori alterna una certa tensione lirica, un lirismo costruito con una lingua volutamente bassa, che pesca dal quotidiano, alla crudezza dell’immagine disgustosa e disturbante; proprio quest’alternanza fa in modo che il romanzo esuli da rischiosi cliché dell’hard boiled, acquisendo uno statuto più interessante. Ne è indice il capitolo conclusivo, volutamente aperto, del romanzo, nel quale si comprende come la ricerca di Guido Cravat non abbia nulla di “reale”, bensì sia la scusa per un’indagine interiore, un viaggio alla scoperta dei propri fantasmi.
La presenza e l’assenza è quindi, pur con alcune incertezze, un romanzo riuscito e ci conferma la capacità di Krauspenhaar di indagare l’animo umano nelle sue bassezze e di restituircene la bellezza.
Demetrio Paolin