“La laguna del disincanto” su Sugarpulp
LA LAGUNA DEL DISINCANTO, recensione
LA LAGUNA DEL DISINCANTO colpisce dalle prime pagine innanzi tutto per la scrittura, elegante, raffinata e di qualità. Subito dopo è la trama ad attirare il lettore in un vortice di abusi e violenze ai danni dei minori, che si sviluppa nel dark web e in processi e perversioni malate. Ancora una volta, il protagonista delle vicende narrate dal romanzo è il fotografo ed ex reporter di guerra Alessandro Onofri, che questa volta si muove tra la Toscana, Bologna e Venezia per indagare su una misteriosa setta satanica.
Una storia di abusi
Viene infatti chiamato a Firenze da un’amica, sconvolta dal particolare e apparentemente inspiegabile comportamento dei figli. Alessandro scoprirà che nella scuola che i due bambini frequentano è stata istituita una classe speciale, che dovrebbe aiutare i ragazzini con qualità superiori a svilupparle. Invece, Alessandro scopre che la misteriosa maestra che gestiva la classe speciale abusava dei bambini, esercitando su di loro violenze psicologiche terribili, che nessun alunno aveva il coraggio di confessare apertamente ai genitori. Da questo caso parte l’indagine di Alessandro: la classe di Firenze non è l’unica, e simili abusi e violenze sono state esercitate anche in altre scuole italiane, e in particolare in un istituto di Bologna.
Un mondo di perversione e dolore
Il male e l’orrore sembrano ramificarsi seguendo un disegno prestabilito, e il protagonista dovrà immergersi in un mondo di perversioni e dolore, che segnerà il suo animo. Senza raccontare altro della storia, per lasciare ai lettori il piacere di gustare il romanzo, resta da ribadire la bravura dell’autore sia per quanto riguarda lo stile che per l’intreccio. La trama si rivela fin da subito molto originale, raccontando un mondo inedito e sommerso, ancora poco scandagliato dai romanzi noir. Una lettura sicuramente consigliata!
Pierluigi Porazzi
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