“La laguna dei sogni sbagliati” su Lankenauta
SCUDELETTI MASSIMILIANO
LA LAGUNA DEI SOGNI SBAGLIATI
Un romanzo denso e nero, La laguna dei sogni sbagliati di Massimiliano Scudeletti, ma anche una storia dalla spiccata vena lirica. La vicenda di un bambino fiorentino rimasto orfano, affidato a una zia veneziana esperta di scienza occulte, cui poi viene sottratto per la sua età avanzata, per essere affidato a varie famiglie, s’intreccia a scene tratte dal tempo della guerra nei Balcani, delineando un percorso tetro ma coinvolgente, nel quale emergono tratti della parte più sporca e segreta dell’italianità – in specie, certi rituali oscuri che trovano spazio in ambienti connotati da idee intrise di odio e intolleranza, anche se non solo lì. In tale cornice, non nego che vi siano delle immagini che hanno urtato la mia sensibilità cristiana, ma so che l’autore le ha inserite proprio per provocare una reazione nel lettore, con una propensione “pasoliniana” a non distogliere lo sguardo dallo schifo, per evidenziarlo e denunciarlo. C’è però anche l’aspetto del romanzo di formazione, nella vicenda del protagonista, tratteggiata con stile carico di nostalgia per il passato, non disgiunta da una vena perturbante, davanti ai cupi misteri che la stessa normalità sa racchiudere. E, infine, vi è una forte propensione alla contemplazione degli ambienti, volta a scovarne lo spiritus loci, nonché a rimarcare il pericolo insito proprio in certa “grande bellezza” italiana. Anzi, pur senza dimenticare scenari di orrore industriale come quelli di Porto Marghera, possiamo dire che questo romanzo sprofonda precisamente nei “non detti” dell’Italia da cartolina, che non è che non esista – tanto che viene descritta e resa presente –, ma è anche una facciata dietro la quale si celano tanti segreti inespressi, che spesso fondono in un tutto unitario le vicende private delle famiglie con il quadro più ampio degli eventi sociopolitici. In alto, o forse in plaghe tanto profonde da risultare quasi irraggiungibili, restano comunque la luce dell’amicizia e quella dell’amore, che sono ancora possibili, al di là delle barriere di ceto e di lingua o cultura: soprattutto quando nascono in giovane età, prima che le ferite della vita e le maschere del mondo riescano a insediarsi, inquinando l’anima.
Giovanni Agnoloni
Il link alla recensione su Lankenauta: http://bitly.ws/HHmM