“La laguna dei sogni sbagliati” su Il Mattino
«La laguna dei sogni sbagliati», una storia di formazione nel romanzo di Massimiliano Scudeletti
Alessandro Onofri è un orfano di 12 anni dalla fervida immaginazione. Vive prima a Venezia, poi a Porto Marghera negli anni ‘90, questa è la storia di “La laguna dei sogni sbagliati” (Arkadia editore), il secondo romanzo del fiorentino Massimiliano Scudeletti, che decide di sperimentare la formula del romanzo di formazione, dopo il giallo “L’ultimo rais di Favignana. Aiace alla spiaggia”, senza abbandonare, però, il suo protagonista che da videoreporter adulto diventa un ragazzino in cerca della verità.
Come nasce l’idea del romanzo?
«Dopo il mio romanzo sulla mafia cinese, in cui osservavo dall’interno la comunità cinese e la sua delinquenza attraverso gli occhi di un videoreporter di guerra, Alessandro Onofri per l’appunto, sarebbe stato troppo semplice da parte mia continuare sulla scia dei gialli. Ho deciso di complicare un po’ la vita e sono passato al romanzo di formazione. Ho mantenuto Alessandro Onofri come protagonista, cambiandgli i connotati, a partire dall’età».
Perché ha scelto Venezia per ambientare la sua storia?
«Il mio primo libro era ambientato nella periferia di Firenze che andava in contrappunto con Firenze stessa, città monumentale, Venezia secondo me è monumentale quanto Firenze e fa così tanto parlare di sé da oscurare la periferia, in questo caso rappresentata da Porto Marghera. In questo modo si parla, appunto, di posti schiacciati da città troppo importanti, quando invece le province di zone come Firenze e Venezia sono meravigliose, ma totalmente sconosciute, anzi ignorate».
Anche gli anni ’90 sono strumentali al racconto?
«Si tratta di un periodo di confine per l’Italia, un periodo di guerra che ci ha cambiato profondamente e ha modificato anche la percezione stessa della guerra in tutta Europa, poi era anche un periodo in cui si discuteva per la prima volta del problema ambientale, additando il petrolchimico come il primo infetto. Sono anche anni in cui si può scegliere se andare o meno in guerra, se combattere o meno l’inquinamento, se preferire il benessere ambientale alla necessità di conservare posti di lavoro, perché logicamente affrontando il problema ecologico diminuiscono i posti di lavoro, si alzano i prezzi delle materie prime. La frase chiave del libro, infatti, è che una terra malata genera mostri».
Ha scelto di affrontare tematiche spigolose, come l’esoterismo: una scelta dettata da una sua passione o da un’esigenza della storia?
«Volevo che questo libro avesse una grande base esoterica, nonostante io non sia minimamente fan dell’argomento. Sono, però, un fanatico della preparazione e non mi riesce di scrivere una riga se non so accuratamente quello di cui parlo a menadito. C’è molto lavoro, infatti, alle spalle. Per quanto riguarda la situazione storica, non è stato difficile, perché quegli anni li ho vissuti e me li ricordavo bene, per quanto riguarda l’esoterismo invece c’è stato un lungo apprendimento da parte mia. Volevo, nello specifico, trattare il tema del satanismo moderno. Dal dopo guerra in avanti è stata una pratica sviluppatissima, sia in Europa che in America, quindi, era necessario inserirlo.
Ha inserito elementi biografici nel racconto?
«Mi è piaciuta l’idea di ricreare la vita di un preadolescente, fatta di lunghissime giornate di nulla oppure di amori impossibili, perché tu hai 12 anni e vai ancora alle medie, mentre la ragazza in questione è già alle superiori. Nel ricordo di quel tempo ci sono io, in qualche pagina c’è anche un protagonista adulto che ha le mie caratteristiche anche io ero un videoreporter e ho brutto carattere, ma alla fine tutti i personaggi hanno sempre qualcosa del loro autore».
Ci sarà un seguito?
«Ci sto già lavorando. Ritroveremo Alessandro da adulto, che conserva le stesse paure risalenti ai suoi 12 anni. Sarà ovviamente attualizzato a questo secolo, e vedremo che differenza c’è tra l’epilogo di un libro e il suo sequel. Alessandro logicamente intanto è cambiato e le ragioni delle sue paure da bambino sembrano superate, ma sono pronte a riemergere da un momento all’altro. I due Alessandro, l’adulto e il ragazzino, affrontano gli stessi mostri troppo umani, ancora una volta».
Alessandra Farro
Il link all’intervista su Il Mattino: https://bit.ly/3SqZNWv