“La forma del desiderio” su Il posto delle parole
Andrea Magno “La forma del desiderio”
… oggi la parola si allunga
nell’ora della tristezza
e adesso ognuno al suo posto,
io resto qui, mi sistemo la maschera
tra scena e orchestra,
e adesso musica.
Se tutti pensiamo che indossare una maschera equivalga a fingere, Andrea Magno, nelle sue poesie, ribalta questa narrazione e la indossa per svelare il sé profondo, il sentire dell’uomo contemporaneo. Ci svela lo sguardo con cui osserva il mondo e le persone, la prospettiva (di cui si sente “ladro”) dalla quale scruta i sentimenti, gli stati d’animo, i ricordi, per poi compiere il “miracolo” del nominarli, di dar loro forma e contenuto attraverso le parole. È come se ogni singolo aspetto del vivere venisse sezionato, tagliato a fette, ridotto a brandelli. E, per ogni piccolo pezzetto scomposto, andasse a ritrovare una nuova collocazione, ad avvolgere quei brandelli di nuove vesti, per dar loro un nuovo battesimo. Per riconoscerli. Sistemarli dentro uno schema antico in un modo nuovo.
Ogni poesia è distruzione di ciò che si conosce, al fine di compierne un restauro e una riappropriazione:
nel mulinare di frammenti
in ordine sparso,
nel lasciarmi indietro
una rinuncia,
schiaffo alla bellezza,
digiuno a cui sottrarsi,
non è dato tempo di svegliarsi
da qualche parte nelle viscere
a un saremo
che adesso non sarà,
sono vecchio e ancora
rincorro illusioni
nello sconfortante delirio
di auspici spirati.
Nel loro incedere, i versi di Andrea veicolano una ricerca di pace e di aiuto rivelandoci che essa può compiersi solo attraverso la dissoluzione, affrontando il setaccio delle contraddizioni, indagando lo scontro degli opposti, per poi placarsi non appena varcata la soglia della “domanda” a cui non si richiede risposta, ma solo attenzione, consapevolezza.
Poi c’è la ricerca continua della musicalità del verso, del ritmo che è sempre costante e coerente, anche quando rallenta o accelera. Un invito alla danza, alla suola strusciata negli intervalli del ritmo “… nell’affinità delle sfumature tra spirito e carne”, “… nell’ombra di due attimi… in quello spazio inventato dove dolore lascia spazio a felicità”.
Dalla prefazione di Salvatore Basile
Andrea Magno
Siciliano dell’estremo sud, a volte viandante, altre volte stanziale, scrive contrapponendo la scrittura alla sua formazione scientifica. Ha esordito nella poesia con la raccolta Sotto falso nome (2014). Segue Da qui ho un posto comodo (2017). Insieme a Monica Conserotti ha curato la mostra di fotografia unita alla poesia dal titolo [Re]Fusioni: Un click di parole, presentata alla Settimana Mozartiana di Chieti (2016) e al CartaCarbone Festival di Treviso (2017). Nel 2017 ha partecipato al Sirmio International Poetry Festival. Sempre con Monica Conserotti ha curato le mostre [Re]Visioni: Shooting Haiku e [Re]Furtive: Donne che fotografano Donne. La sua lirica Una gabbia è stata ispirazione per un quadro dell’artista Antonio Minerba. Nel 2020 ha curato la raccolta Fuori dal coro e diversi suoi altri lavori sono apparsi in riviste e antologie specialistiche. Dal 2016 è direttore artistico del “Festival Autori in Piazza” che si tiene a Chieti nella terza settimana di luglio di ogni anno.
Livio Partiti
Il link al podcast su Il posto delle parole: https://tinyurl.com/33rb5w5t