“La figlia di Shakespeare” su BeBeez
La figlia di Shakespeare (Italiano) Copertina flessibile – 30 gennaio 2020
Descrizione prodotto
Il titolo ci catapulta nella vicenda con una suggestione: protagonista è il mondo del teatro e le passioni del Bardo, nel dialogo ‘tragico’ tra maschile e femminile dove il secondo uomo scatena spesso l’azione, come uno schema esistenziale universale. Paola Musa racconta sempre la vita dal lato difficile, tracciando attraverso un a vicenda singolare e spesso decisamente originale un affresco collettivo di un ambiente, un’epoca, un territorio e lo fa con delicatezza, in modo non smaccatamente prefissato, mettendosi come regista un passo dietro i personaggi che lascia liberi di muoversi. L’autrice non è mai un burattinaio; quanto una voce che in ascolto racconta e narra le miserie umane, questa volta con un piglio più aggressivo. C’è nel libro quel senso di estraneità alla vita degli altri, la mancanza di una partecipazione profonda e intima che implica comunione prima che comunicazione, così una figlia è più figlia di Shakespeare, dell’attore che lo incarna che dell’uomo che c’è dietro la maschera, il padre carnale. Ma la figlia di Shakespeare è anche un’altra, nata dal capriccio del palcoscenico, dove finzione e realtà si confondono purtroppo e che lascio al lettore scoprire. La metafora del teatro racconta sì la vita ma anche la fuga da essa, la superbia di recitare al posto dell’umiltà di vivere, potremmo dire semplificando; la ricerca dell’applauso e del successo, più che del confronto e dell’affetto. Il teatro è memoria e come in questo caso sembra una cura per la rimozione della propria identità, dimenticarsi per entrare nel personaggio, come fa il protagonista della vicenda, Alfredo Destrè, rinnegando un’infanzia povera e infelice, che cerca di riscattare sul palcoscenico.
Quando accetta di risollevare le sorti del più importante teatro della città è un successo di critica e pubblico, che il vecchio attore spera di coronare con il premio alla carriera atteso da una vita. A metterne in dubbio il merito artistico e morale, sarà però un collega della sua compagnia teatrale giovanile, Enrico Parodi, che da sempre ha impersonato il fool shakespeariano. Dopo il buon successo di critica del precedente romanzo L’ora meridiana, incentrato sull’accidia, Paola Musa ritorna a indagare i peccati e i vizi della società moderna costruendo una storia intorno alla superbia e alla presunzione. In queste pagine si riverberano così il senso del divenire anziani, lo scontro generazionale, l’incomunicabilità, il predominio di una tecnologia soffocante e alienante, la decadenza culturale, il sottile confine tra ambizione e valore e, dunque, la confusione tra grandezza e superbia che sembra concentrata nell’espressione “più che la cattiva coscienza ne soffriva l’orgoglio”. E in questo è racchiusa anche la debolezza di chi si nasconde dietro l’immagine che adora di sé.
Il tema del sociale con un’attenzione specifica all’attualità è sempre presente nei tuoi libri: nel romanzo precedente al centro l’accidia, in questo la superbia. È un’idea programmatica?
“Il tema del sociale è sicuramente presente, ma non in maniera esplicita come nei miei primi romanzi. Prendendo spunto dai vizi capitali, tento di rappresentarli nell’attualità e contemporaneamente mi aggancio non solo alla tradizione cristiana che abbiamo ereditato: attingo, volutamente, alla produzione culturale del passato nel campo del pensiero, della teologia e della letteratura, che permea la nostra conoscenza, sebbene non sempre consapevolmente. Faccio un esempio. Ne L’ora meridiana sui demoni meridiani della mitologia classica costruisco l’indole accidiosa del protagonista; ne La figlia di Shakespeare, dove il tema è la superbia, l’insegnamento del bardo su come le passioni umane rendano ciechi sembra restare inascoltata dal protagonista, nonostante per tutta la vita sia stato interprete delle sue opere.”
Hai già in programma di sviluppare questo tema con continuità?
“L’idea è quella di costruire un romanzo intorno a ogni vizio capitale. Il percorso è lungo. Vedremo se riuscirò a completarlo! Ogni trama sarà comunque a sé stante, come l’ambientazione e il genere. Voglio mantenere la massima libertà narrativa. Ad esempio il nuovo capitolo che sto scrivendo, che parla di avarizia, ha anche dei momenti divertenti.” La scelta di ambientare la vicenda nel mondo del teatro a cosa corrisponde?
“Per quanto riguarda la scelta di ambientare la vicenda nel mondo del teatro, mi intrigava l’idea di costruire una finzione dentro la finzione: il personaggio del libro, infatti, è talmente ossessionato dall’idea di ricevere un premio come attore Shakespeariano da rinnegare la propria storia personale, persino se stesso.”
Sullo sfondo sempre Roma, il suo ventre molle, non spettacolare. Paola Musa sceglie il lato dimesso, mediocre, desolante, la via più difficile per raccontare la miseria umana. Personaggi che finiscono male senza neppure il clamore di una tragedia. L’anonimato in questo caso è la pena per contrappasso alla superbia.
Paola Musa è poetessa e romanziere. Il suo primo romanzo, Condominio occidentale (Salerno Editrice, 2008), è stato selezionato al Festival du Premier Roman de Chambéry e al “Premio Primo Romanzo Città di Cuneo”. Dal libro è stato tratto un tv movie per Rai 1 con il titolo Una casa nel cuore (2015). Tra gli altri suoi romanzi, ll terzo corpo dell’amore (Salerno Editrice, 2009), Quelli che restano (Arkadia ed. 2014), Go Max Go (Arkadia ed. 2016), L’ora meridiana (Arkadia ed. 2019) e La figlia di Shakespeare (Arkadia ed. 2020).
Ilaria Guidantoni
Il link all’intervista su BeBeez: https://bit.ly/34NLYKl