La doppia presenza
1
“Mio padre non sa quanti anni ha”. Sara continua a ripeterselo come per saggiare la verità di un fatto incredibile. Ha scoperto solo adesso che suo padre vive un altro tempo. Gli anni sono i passi del nostro stare al mondo, ma non per lui. Sa un più o meno, e quel che conta è solo un più, o un meno.
Non ha mai fatto un compleanno, Arun. E questo Sara l’ha sempre saputo, anche se non se n’è mai accorta. Lei sì, li faceva, ma era normale così, che fosse la figlia a festeggiare i compleanni, che il padre non ne facesse. Poi c’era la madre, lei li festeggiava, e Sara intuiva allora che fosse una questione di sesso, le femmine festeggiano, i maschi no. Tanto le bastava, i fenomeni naturali si accolgono come vengono, e intuizioni mitologiche sono sufficienti a darne conto. Solo a dieci anni Sara ha scoperto che il papà di una compagna di scuola festeggiava il compleanno, ed è stata come una rivelazione. Un miracolo, se è vero quel che dicono, che il miracolo è la collisione di due mondi. Ne chiese conto a suo padre che disse solo: «Non mi importa del compleanno, che ti importa di quando sei nato? Importa cosa sei e cosa fai.» E poi si richiuse nel suo silenzio. È sempre stata una persona silenziosa Arun. Non che le abbia fatto mancare affetto, tutt’altro, il suo silenzio è carico d’affetto, e Sara sa interpretare i suoi piccoli gesti e sguardi, ognuno spalanca un mondo, ci sono sguardi che stringono più di un abbraccio. E lo ringrazia, per questo, perché il suo silenzio le ha fatto comprendere che si tratta di vivere tutto ciò che la circonda come un enigma da svelare.