“La chimera di Vasari” su SoloLibri
La chimera di Vasari di Mauro Caneschi
Arkadia Editore, 2020 – Un’intrigante vicenda gialla con connotati storici e archeologici e il contributo fantascientifico di LUCIA, la più intelligente delle Intelligenze Artificiali, senza uguali e capace di innumerevoli utilità.
ULAIC, unità logica auto evolvente ipercognitiva: chiamarla segreteria elettronica sarebbe riduttivo, definirla Intelligenza Artificiale troppo burocratico e non renderebbe affatto quale meraviglia sia L.U.C.I.A. Se c’è una protagonista è proprio la stupefacente ragazza virtuale, la numero uno, più di Marco, Dario e Sonia, del nuovo, valido romanzo di Mauro Caneschi, chimico e gemmologo aretino, La chimera di Vasari, pubblicato dalle edizioni cagliaritane Arkadia (ottobre 2020, 18 euro). Che vicenda gialla appassionante, che sviluppi informatici intriganti, che straordinario legame creativo con l’arte e la storia e che affascinante contrasto tra l’AI Lucia del futuro e il maestro Larth del passato, che nel 398 a.C. sovrintende nell’etrusca Aretim alla fusione del mostro in bronzo che sta realizzando. È una figura animale d’invenzione, non ha un modello da copiare in natura, sono parti diverse di fiere assemblate insieme, secondo l’ispirazione del genio creativo: la bocca digrignata, la capra ferita, il serpente che tenta di mordere l’assalitore, riuniti in un corpo “mai visto per torsione e possanza nello spazio”. Di Larth il progetto statuario e le tecniche di fusione, che fa eseguire dagli artigiani nel prologo del romanzo. La formula del bronzo è personale, quanto l’esatta proporzione tra il rame dell’isola a poca distanza dall’Etruria Alta e lo stagno procurato dai mercanti fenici a un prezzo esoso. Marco e Dario sono fratelli, in vacanza nella villa lasciata loro dai genitori a Torbole, sul Garda trentino. Li ha raggiunti Sonia, toscana che vive in America, fidanzata del maggiore, l’alto e longilineo Dario, mentre Marco è sempre in affanno con le diete e al momento è costretto alla riabilitazione, dopo la frattura alla tibia per un incidente in parapendio. Sono alle prese con Lucia e le innumerevoli utilità di questa AI senza uguali, messa a punto da un amico cervellone e da questi consegnata a Dario in una semplice pen drive, in assoluto segreto, poco prima di soccombere all’operazione per un male incurabile. Una volta downlodata e attivato l’ex autoinstallante, Lucia si mostra come una bella ragazza bruna che passeggia snella e sexy in un parco, sul monitor del notebook. Questa la sua presentazione in uno degli infiniti mondi virtuali nei quali può muoversi, modificando all’istante il suo aspetto e l’habitat virtuale di fondo. Li crea a piacere per facilitare l’interazione con gli umani e adora immedesimarsi in scene coerenti: se Marco parla di perdere peso può vestire il camice di una graziosa dottoressa in uno studio medico per proporre una dieta ipocalorica o anche la divisa di soldatessa nazista e spazzare via dolci e zuccheri dalla tavola, al grido “Raus, via tutte queste calorie!”. Il genio in robotica aveva detto a Dario che preferiva affidare a lui l’AI futuristica, per non farla finire nelle mani sbagliate e questo apre già uno spiraglio giallo nella trama, l’appetito di malintenzionati nei riguardi delle tantissime capacità di Lucia, ch’è anche infallibile nella compravendita di azioni redditizie. Investire in borsa non è un gioco per lei, ma una scienza esatta, con certezza del risultato, viste le informazioni da tutto il pianeta ch’è in grado di elaborare. Se Lucia sa presentarsi come una ragazza da sballo, Sonia lo è, in carne e ossa. È lei a introdurre il tema poliziesco principale di questo giallo classico-storico-artistico, con il valore aggiunto dell’eccitante contenuto archeologico. Il padre, vedovo e docente universitario a Firenze, è scomparso dalla Sansepolcro d’origine della famiglia. Si stava dedicando a ricerche sul Vasari ad Arezzo e dev’essere successo per forza qualcosa: non le nasconde niente, non ha segreti, è un uomo gioviale e aperto. Lucia accerta che lo smartphone del professore non si sposta da 48 ore. L’autore inframmezza alle vicende contemporanee episodi del passato. Nel 390 a.C., ad Aretim, gli etruschi sotterrano dei gruppi bronzei in un luogo segreto, per sottrarli al saccheggio dei romani, in avanzata prepotente. Nel 1527, l’architetto e artista aretino Giorgio Vasari annota in una lettera — mai inviata però alla signoria fiorentina — il ritrovamento della Chimera, splendido bronzo etrusco rinvenuto durante scavi per la fortificazione di Arezzo. Aggiunge di avere scoperto anche un altro complesso bronzeo eccelso, nelle cui figure si riconosce la perfezione della “maniera” etrusca. Ha preferito celarlo di nuovo in terra, per nasconderlo a occhi altrui. Cinquecento anni dopo, il papà di Sonia ha trovato fortuitamente lo scritto di Vasari e ha ben compreso il significato stupefacente della scoperta di un rarissimo bronzo etrusco, che avrebbe un’importanza incommensurabile per l’arte mondiale e verrebbe una fortuna sul mercato clandestino del collezionismo senza scrupoli. Possiamo solo dire che oltre alle indagini dei fratelli e soprattutto di Lucia, la ricerca coinvolgerà la polizia italiana. Effettivamente, nel XIV secolo, durante lavori di fortificazione delle mura di Arezzo da parte dei Medici, affiorò dalla terra la Chimera, riproduzione bronzea di un mostro composito: corpo e capo di leone, coda di serpente, sul dorso una testa di capra. L’eroe Bellerofonte, incaricato di ucciderla, l’affrontò in groppa al suo cavallo alato Pegaso… Larth conosceva a fondo la leggenda, l’avrà raffigurata nel complesso.
Felice Laudadio
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