“La bambina impazzita” su Il Detonatore
FORZA VIVIANA VIVIANI, CANDIDATA ALLO STREGA POESIA (di Matteo Fais)
Per fortuna, non c’era un cazzo di cui parlare a livello politico. Putin l’abbiamo già preso di mira, ricevendo solo insulti dai fanatici rossobruni. Di Trump che va a troie, e rischia di essere incriminato per aver pagato il loro silenzio, abbiamo già detto tutto il bene possibile.
Quindi, in questo tragico panorama, proprio ieri, sbuca fuori la lista del Premio Strega Poesia – si sa che siamo un Paese di premiati, oltre che di intervistati, come dice Jep Gambardella in La grande bellezza di Sorrentino.
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Una lista e che lista! Pare quella della spesa di una casalinga rimasta chiusa nella sua dimora dall’inizio della pandemia. 135 nomi! Neanche su Escort Advisor la carrellata è così varia e avariata. C’è solo l’imbarazzo della scelta. Praticamente, ogni editore di poesia ha un suo cavallo in corsa.
Va da sé che in tale scenario non poteva mancare la mia amica Viviana Viviani. Ci sono tutte e tutti. Tra Silvia Bre e Vivian Lamarque, lei meritava il suo spazio. La prima è brava, ma non proprio in linea con i miei gusti, mentre la seconda mi fa due palle da portarmele in giro in carriola. A lei, preferisco decisamente la Viviani.
Avrete già capito, insomma, che questa è una marchetta bella e buona. Se ci leggete, saprete anche che il libro in questione è La bambina impazzita ed è uscito di recente per Arkadia, editore sardo che si trova sulla via in cui vado sempre a passeggiare.
Viviana Viviani, La bambina impazzita, Arkadia.
Scherzi a parte, c’è nella lirica della Viviani una gioia un po’ naïf nel provare a stare al mondo e a metterlo giù in versi che fa sorridere e al contempo commuove. Ha ragione il suo prefatore Pasquale Vitagliano, lei “in questa raccolta balla da sola”. Non che sia fica come Liv Tyler nel noto film, ma fa tutto il possibile per scrivere qualcosa di fico, vagamente in linea coi tempi, diversamente dalla maggior parte dei suoi colleghi.
La Viviani è una poetessa del web. Non è più così giovane, ma è il prodotto dei social in cui ha trovato il suo spazio, come le granny nei siti porno (“Il web è l’accademia dei miracoli che ci laurea tutti poeti, la grande firma non è più autorevole di un biglietto dentro un cioccolatino”, scrive sempre a ragione Vitagliano). Su Facebook, l’autrice ha guadagnato una nuova giovinezza sul mondo, il suo osservatorio antropologico d’eccezione.
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Tutti ci ridono su quando leggono la sua lirica più famosa, Non mandarmi il tuo cazzo in chat, ma io credo che un poeta – soprattutto una poetessa – dovrebbe parlare proprio di cazzi in chat di questi tempi ed evitare di svangare con tematiche ottocentesche e atmosfere bucoliche. Date retta a me, un giorno quella poesia resterà come immagine di un’epoca. La critica secondo cui una poesia non dovrebbe far sorridere è una minchiata che farebbe sganasciare Marziale. E, poi, aveva ragione Rino Gaetano, quando rispose, a un Gianni Morandi che insinuava non fosse bello per un cantautore di suscitare ilarità, che è “meglio che far piangere”.
Dunque, forza Viviana Viviani. Non vincerai mai ma, tranquilla, la vita è una prova eternamente fallita e i poeti lo sanno.
Matteo Fais
Il link alla recensione su Il Detonatore: https://bit.ly/3ndU76H