“La bambina dagli occhi d’oliva” su I libri di Mompracem
La bambina dagli occhi d’oliva, di Davide Grittani (Arkadia 2021), mi ha intrigato fin dal titolo. Me la immaginavo, questa bambina, con due grandi olive verdi al posto degli occhi, e non vedevo l’ora di fare la sua conoscenza. Il momento è arrivato nello scorso fine settimana: in meno di 48 ore mi sono bevuta il romanzo di Grittani e mi sento pronta a dirne qualcosa. La storia, innanzitutto. Sandro Tanzi, gestore di una sala scommesse, vive solo nell’appartamento che ha condiviso coi genitori: il padre è morto, la madre, affetta da Alzheimer, l’ha ricoverata in una casa di riposo. Fin dalle prime pagine Sandro ci appare piuttosto cinico, sprezzante nei confronti degli zombie che passano la giornata nel suo locale, piazzando scommesse o giocando ai videogiochi, anaffettivo nei confronti dei genitori, che hanno soffocato la sua infanzia e adolescenza con le loro esigenze di eterni malaticci, immaginari o no. La sera rientra nella casa deserta, e l’unica che gli rivolge la parola è Alexa. Una sera, però, disturbato da rumori proprio sopra la sua testa e da un profumo «dozzinale e fertile» che lo seduce e che sarà la sua guida per tutto il romanzo, Sandro sale al piano di sopra, dove nonostante l’ora notturna alcuni operai sono intenti in lavori di ristrutturazione. Inizia così per lui un percorso che lo porterà dentro terribili segreti che coinvolgono la sua famiglia, lo obbligherà a mettere in discussione tutte le sue certezze e il suo atteggiamento di finto cinico e a mettersi in gioco con esiti purtroppo non felici. Avvincente come un thriller, felice nella creazione di personaggi ambigui e mai scontati, profondo nello scavo psicologico e nel portare a galla i sensi di colpa di ognuno, il romanzo si legge d’un fiato ma lascia una traccia profonda. Last but not least, la lingua dell’autore, nitida, efficace, ricca di metafore e di immagini originali e potenti.
Marisa Salabelle
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