“Japanischer Garten” su M Social Magazine
“Japanischer Garten” di Ilario Carta | RECENSIONE
Le scelte conoscono occhi felici e stanchi. Non tutte sono dettate dal desiderio di raggiungere qualcosa di importante, spesso è la necessità ad imporre decisioni ferree e incontrovertibili. Le scelte si prendono perché bisogna prenderle, se si è responsabili e maturi. Le cose possono andare storte, nel verso sbagliato, ma affrontarle con la serietà che necessitano non ha prezzo. Ci si sente, comunque, a posto con se stessi e questo vale più di qualsiasi altra cosa. Almeno la coscienza è salva, quando il resto va a rotoli e una consolazione del genere fa piacere. Il cambiamento c’è sempre anche quando non si vede, non si avverte e non si respira. I dubbi sono un di più, un contorno, una perdita di tempo se hai a che fare con le situazioni urgenti che spingono a decidere in modo perentorio. Una cosa è ciò che vorresti fare e un’altra quella che devi fare. Non ne verresti a capo di nulla fossilizzandoti in pensieri che corrono, tornano e ti mettono al tappeto. E’ in quel momento lì che assorbi, senza neanche saperlo, i cambiamenti che poi ti porti addosso. In Japanischer Garten di Ilario Carta entri nella vita di Antonio Congera, un ingegnere chimico di ventisette anni, che dalla Sardegna viene trasferito in un paese della Germania dalla società presso cui lavora per un breve corso di formazione. Antonio conosce quella zona, perché da studente aveva lavorato per alcune estati nella stessa fabbrica con il padre Bachisio. In Germania troverà il padre sofferente e determinato a lavorare altri due anni per poi, in pensione, rientrare in modo definitivo in Italia. L’ingegnere aiuterà il padre in tuti i modi per fargli realizzare ciò che vuole, anche a costo di mettere a repentaglio la sua carriera.
Lucia Accoto
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