“Il sogno del falco” su L’Ortobene
C’è un codice nascosto nell’opera di Sergio Atzeni
Nel saggio di Franciscu Sedda una lettura originale dell’opera atzeniana segnata dalla conversione
Il libro di Franciscu Sedda Il sogno del falco. Il Codice nascosto nell’opera di Sergio Atzeni (Arkadia, 160 pagg., 16 euro, Cagliari 2020) si aggiunge alla ormai nutrita bibliografia esistente sullo scrittore cagliaritano (ma era nato a Capoterra, nel 1952) Sergio Atzeni. Dopo la sua tragica e prematura scomparsa nelle acque di Carloforte nel settembre del 1995, Atzeni si ritrova proiettato nel mito. Autore di romanzi imprescindibili come Il figlio di Bakunin e L’ultimo passo è l’addio, al momento della sua morte sono molte le attenzioni di cui egli è fatto oggetto da parte della critica e degli estimatori della sua scrittura: la circostanza sembra rientrare nell’odinarietà delle cose, dal momento che, tra l’altro, nel suo ultimo periodo di vita l’attività letteraria del nostro appare come la risultante di una vena creativa diventata particolarmente ricca e incontenibile. A ciò si aggiunga l’esplicita conversione al cristianesimo dello scrittore, pienamente maturata nel 1987. Non molto tempo prima, all’indomani della pubblicazione del suo primo libro, Apologo del giudice bandito, Atzeni lascia la sua terra ed emigra. Scrive lo studioso atzeniano Giuseppe Marci: «Viaggia per l’Italia, la Germania, il Lussemburgo, sostenendosi con attività precarie che pratica umilmente e dalle quali ricava ricchezza interiore. Trova ospitalità in una comunità religiosa dove affluiscono giovani con i più svariati problemi. Nessuno gli chiede conto delle sue scelte e dei suoi propositi. Semplicemente gli viene offerto un tetto e il calore umano di cui ha bisogno. Corrisponde dando tutto ciò di cui in quel momento dispone: la forza delle braccia. Aveva fatto il pizzaiolo, ora si trasforma in giardiniere e, quando occorra, in uomo di fatica. I religiosi raccontano le esperienze missionarie. Atzeni ascolta, profondamente colpito. Decide di abbracciare il cristianesimo». Dirà infatti Atzeni – è sempre Marci a raccontarlo nella biografia critico letteraria dello scrittore –:«Una cosa è certa: dovunque vada, sarò cristiano». Atzeni informa i genitori del suo proposito di fede in una lettera del 1987. Peraltro, e torniamo allo studio di Franciscu Sedda, l’“esplosione creativa” riscontrabile negli ultimi scritti atzeniani appare intimamente connessa alla testé citata conversione. Essa arriva all’apice nel periodo interrotto bruscamente dalla morte del giornalista e romanziere. L’analisi di Sedda dell’opera atzeniana parte dalle ultime righe dei romanzi Passavamo sulla terra leggeri e Bellas mariposas. Le due opere, scrive lo studioso in sede di introduzione al volume, «in modi apparentemente diversi confermano la prima conversione, quella al cristianesimo, ma la collegano indissolubilmente a un’altra conversione innominata o forse addirittura indicibile». Al fine di individuare la portata e il senso di quest’ultima Sedda si dice convinto della necessità di un concreto ritorno alla lettura dei testi di Atzeni. Cosa rivela il codice visibile in filigrana a chi legge (o rilegge con occhio nuovo) le opere di Sergio? Esiste in Atzeni una relazione tra cristianesimo e sardità (è, secondo Sedda, come se Atzeni cercasse nel messaggio cristiano la forza, il coraggio, la legittimazione per far tornare nei sardi l’amore e la fiducia in se stessi). Il vero ingresso dei sardi nella modernità porta con sé la perdita della “fede nella fede” e della stima di sé e affiora in una pluralità di scritti atzeniani. I romanzi Passavamo sulla terra leggeri, Apologo del giudice bandito, Il quinto passo è l’addio e Bellas mariposas scrivono nuovamente la storia del popolo che lo scrittore aveva soprannominato dei “s’ard”. Quella di Sedda è una lettura “di prima mano” del corpus atzeniano e l’approccio da lui adottato si caratterizza per il confrontarsi diretto con le opere e attraverso di esse con il trascorso esistenziale dell’autore. Aggiungiamo che gli esiti di tale lettura appaiono interessanti oltre che inconsueti.
Giovanni Graziano Manca