“Il rianimatore” su Leggere:tutti
Il rianimatore di Antonella Presutti – Arkadia Editore
La natura come veicolo di umanità, la città come dissimulatore umano, la vita come condizione imprescindibile, il ricordo come chiave universale. Una storia di emigrazione al contrario, quella della molisana Antonella Presutti in “Il rianimatore”, edito da Arkadia Editore, in cui sono gli italiani ad allontanarsi dal proprio Paese natale alla ricerca di fortuna in Venezuela. La storia non ha un solo protagonista, ma si compone di diversi frammenti di vita che si mescolano e si alimentano tra le strade di Petare, un piccolo sobborgo nel cuore di Caracas, in cui si alternano a scene ordinarie altre di disumana realtà. La storia si apre con l’incontro con Helena, proprietaria di un bar abbandonato da anni ricolmo di piante più o meno in vita, che racconta a un’acquirente, interessata in realtà soltanto al recupero della flora presente nel locale, la sua storia, che comincia molti anni prima, proprio a Petare. A richiamare lei e la sua famiglia in Molise è stata la nostalgia di casa, diventata tanto forte da costringerli a ritornare sui propri passi. Dal racconto il lettore apprende una realtà sconcertante: non è raro incontrare molisani che siano emigrati in Venezuela in cerca di fortuna. La terra fertile del Paese li attira e li conquista, come per ogni popolo emigrato, però, l’aspettativa del viaggio viene disillusa all’arrivo nel nuovo continente. Un libro che si presenta crudo, brutalmente onesto e che nasconde un animo fragile e di rivalsa. Sarà la natura, infatti, a ristabilire l’ordine delle cose, facendo riappropriare (o forse ricordare, o far ritrovare) ai protagonisti il significato della parola umanità. Ogni personaggio compie un percorso di rinascita, di consapevolezza e di accettazione. Il passato non è mai semplice passato, ma si aggroviglia ai protagonisti come delle radici infette, che ottundano la loro mente. Il ruolo rappacificatore della natura è denso di significato: il rispetto per le forme di vita inanimate nutre il cuore, lo scalda, rinvigorisce l’animo e riporta la mente ai sentimenti, all’emotività. Presutti, nonostante non abbia mai visitato Caracas, ne parla con la maestria di chi, invece, ha percorso quei vicoli bui di cui narra. La scrittura si mostra schietta, diretta, nuda ma pregna di significato, abile nel maneggiare le emozioni ed estremamente delicata dove la ferocia sembra invadere il racconto. Non a caso, l’autrice è insegnante di italiano e latino nei licei. Ha scritto alcuni saggi con Simonetta Tassinari, “Un processo carbonaro”, “Il Molise prima del Molise”, “La miseria della democrazia”, e il romanzo “Lascia che spunti il mattino americano”, alla sua seconda edizione. Con Licia Vigliaridi ha scritto il pamphlet “Il fu Mattia Bazar”, con Rossella Gianfagna “Lettera (agli studenti) sulla politica” e, con Adele Fraracci “Ridare la cicuta a Socrate”. Ha pubblicato i romanzi “Stabat Mater” (Edilazio, 2011), “Nevica poco e male” (Gilgamesh Edizioni, 2017) e “La nebbia sale dalla terra” (Emersioni, 2020), da cui è stato tratto uno spettacolo di recitazione e musica.
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