“Il resto di Sara” su Stretto Web
“Il resto di Sara”, il nuovo libro di Valeria Ancione: l’amore al femminile, un incidente, Messina sullo sfondo
Valeria Ancione presenta il suo nuovo romanzo ambientato a Messina: “Il resto di Sara”. Un intreccio di storie personali, l’amore declinato al femminile, i tabù e gli esami di coscienza. Tutto inizia con un incidente…
Il prossimo 20 maggio, la Libreria Ciofalo di Messina ospita la presentazione di “Il resto di Sara” (Arkadia Editore), nuovo romanzo di Valeria Ancione. Nata a Palermo ma cresciuta a Messina, Valeria Ancione è una delle firme del “Corriere dello Sport” che, mettendo per un attimo da parte la cronaca sportiva, ha prestato la propria penna alla letteratura per un’interessante storia ambientata in riva allo Stretto. In una piacevole chiacchierata con StrettoWeb, l’autrice ha rivelato qualche dettaglio in più sul proprio libro.
Che cos’è realmente “Il resto di Sara”?
Torrida notte messinese, un incrocio stradale diventa un incrocio di vite. Troppo pochi i secondi per evitare un errore che può trasformarsi in un tormento lungo tutto una vita. Sara è dalla parte sbagliata di quell’incrocio, viene centrata in pieno, finisce in coma. Il romanzo ha una protagonista ‘sospesa’. Di lei si sa qualcosa attraverso gli altri, viene “tracciata dai ricordi e dalla mediazione emotiva dei suoi affetti personali“, sottolinea Valeria. Il marito, la madre, i figli, i parenti, le amiche. Ogni persona aggiunge un tassello al puzzle. Sono “il resto” di Sara. “Tutti abbiamo ‘il resto di noi’, quello che seminiamo nella vita. Poi c’è una seconda chiave di lettura: cosa resterà di Sara? La sua anima, il suo corpo… lo sapremo solo alla fine“, spiega la scrittrice.
Una storia al femminile
Sara apre il racconto, ma poi si fa da parte. È assente e contemporaneamente presente in ogni singolo personaggio che, a turno, finisce al centro della narrazione. L’infermiera Annunziata, detta “Nenzi”, è quella che potremmo definire una seconda protagonista, quasi la versione di Sara “da sveglia”, con un passato che torna a bussare alla sua porta. Fra le righe si alternano la madre, le zie, le amiche: ogni persona ha un pezzo di Sara e lo dona al lettore. Ci sono anche personaggi maschili, con ruoli molto importanti, sia chiaro. Ma nel romanzo viene fuori una particolare inclinazione di Valeria. “Mi occupo di calcio femminile, ho fatto una battaglia importante per la crescita del movimento. – racconta – Occupandomi di uno sport maschio, nel quale è difficile cambiare culturalmente questa idea, l’attrazione verso il racconto delle donne è molto forte. In ognuna c’è una caratteristica umana, una fragilità che è più facile da riscontrare in una donna. Gli uomini sono più restii a mostrarsi. Ma anche loro nel libro hanno la loro parte“. La prospettiva della morte, il bisogno di riflettere
Il racconto si snoda in un continuo dualismo. La passione è tenera o incontrollabile. I ricordi fanno a botte con il presente. I colori dello Stretto sbiadiscono nel grigiore dell’ospedale. A volte i personaggi trasmettono l’urgenza di uscire dall’opprimente sala d’attesa e prendere fiato. Altre ancora a soffocarli è solo il bisogno di una presa di coscienza. La prospettiva della morte, in quel momento, è più viva che mai. È davanti agli occhi di tutti, invita a rallentare, fermarsi, riflettere. Ognuno guarda dentro il proprio abisso. Nenzi rivive il suo grande amore, Sabrina. Lisa si spoglia, ma questa volta resta nuda nella sua fragilità. Ale, che ne assecondava la passione clandestina, la respinge nel dolore: si dispera per Sara, sua moglie, o lo fa per la paura di non riuscire mai a perdonare le proprie debolezze. “Succede sempre così in questi casi. – racconta la giornalista – C’è un tentativo di esorcizzare la morte, anticipandola: tutti si rapportano con Sara, in quell’attesa, come se fosse morta. È un’occasione per fare mea culpa, ma è anche vero che a volte ci si vorrebbe solo lavare la coscienza. Davanti alla morte, quando ci si sente impotenti, sembra l’occasione per tirare fuori quanto c’è di sbagliato, è un esame di coscienza naturale“.
Amori, tabù e Messina
In questo continuo dualismo, alla morte si contrappone l’amore. Un amore spiccatamente declinato al femminile, in diverse sfumature: sentimento, sesso, affetto, complicità, fascino del proibito. Un amore che è anche tabù e che i tabù vuole spezzarli. Nenzi si innamora di una donna, Sabrina, “neanche fosse un uomo“. La ama dentro e fuori dal letto, davanti a una granita, in moto o mentre scrive la lista delle cose da fare insieme. La sua assenza le lascia una cicatrice che vorrebbe nascondere allo stesso modo in cui provava a nascondere la sua relazione agli occhi della sorella Bice, specchio di una mentalità tradizionalista, conservatrice a volte ottusa. Ma come si fa a nascondere l’amore e, ancor di più, il vuoto che lascia? “Già nel mio primo romanzo, ‘La Dittatura dell’inverno’, ho raccontato la storia di una donna sposata che si innamora di una giovane ragazza. – spiega Valeria Ancione – Anche in ‘Il resto di Sara’ ho raccontato un amore, non un ‘amore omosessuale’, un amore. Ho cercato di inserire nella normalità quello che ancora oggi è considerato anormalità. Racconto dell’amore passionale fra Lisa e Ale, della relazione fra il dottor Parisi e la moglie, storie considerate ‘normali’, seppur legate al tradimento. In mezzo c’è una storia altrettanto ‘normale’ come quella di Sabrina e Nenzi. È stata anche un’occasione per stanare chi ancora ha paura a rivelarsi, non bisognerebbe mai negare l’amore“. A proposito di amori e donne, la più ‘attraente’ non può che essere lei: Messina. Valeria lo confessa: “ho una ‘malattia’ verso Messina, il mare, lo Stretto. Ambientare il romanzo lì non è stato facile, temevo di cadere nei luoghi comuni e nelle sdolcinature. Ero preoccupata, ma visto che è da 30 anni che sono lontana, ho pensato di scriverlo con consapevolezza ma con un occhio da straniera. Per me Messina è l’attrazione del ritorno“.
Mirko Spadaro
Il link alla recensione su Stretto Web: https://bit.ly/3wh0Nms