“Il lato sbagliato del cielo” su Cronache di Caserta
Angeli e demoni dentro ‘Il lato sbagliato del cielo’
Il Lato sbagliato del cielo di Laura Baldo Come William Blake disse che Milton era un vero poeta e stava dalla parte del diavolo senza saperlo, così l’autrice Laura Baldo sin dalla prima pagina del suo nuovo libro: Il lato sbagliato del cielo edito da Arkadia, prova tenerezza per il protagonista. Siamo in un campo di concentramento, Flossenburg nel gennaio 1945. Reiner Fiehler è un Angelo caduto, o meglio “Angelo della morte” come i prigionieri lo chiamano. E’ sergente maggiore nel Waffen- SS, e poiché è rimasto ferito a Varsavia, quasi zoppo, fa la guardia ai prigionieri del campo di concentramento. Un romanzo diviso in quattro parti dove oltre quelle di Milton vengono riportate parole di Virgilio che evoca L’Acheronte nell’Eneide e gli angeli di Emily Dickinson che si uniscono ai combattenti di Aldous Huxley in I diavoli di Loudun. Il deuteragonista è il giovane polacco Lucjan Krasinki che ricorda a Reiner di aver salvato la vita ad un bimbo che, come lui, si trovava nel posto sbagliato al momento sbagliato. Lucjan ha 17 anni e sfida l’ufficiale della SS con lo sguardo. Ha gli occhi grigi “come le gelide pianure della sua patria, ma niente li offusca”. Due ragazzi che la guerra ha messo su fronti opposti ma che hanno molto in comune. Reiner anche se rassegnato e a volte paranoico si stupisce ancora. Lucjan invece e più impietoso con la vita, se si può chiamare vita quella che si ha in un campo di concentramento. Il soldato cerca sempre lo sguardo del prigioniero forse per capire il suo ruolo in quell’inferno. Tra lavoro forzato, appelli ed esecuzioni sommarie, i due ragazzi capiscono che le domande sono più importanti delle risposte. La musica a volte interrompe il silenzio della morte: note di Verdi, Beethoven, Wagner. L’autrice nella postfazione ci fa capire perché leggere questo romanzo: “Angeli e demoni si scambiano spesso di posto, rendendogli difficile distinguerli, perché gli esseri umani hanno in sé entrambi”.
Maria Laura Labriola