“I tre anelli del diavolo” su SoloLibri
I tre anelli del diavolo di Fabio Casano
Arkadia editore, 2022 – Terzo romanzo per il palermitano under 60, fan del grande rock anglo-americano, attratto anche dal gotico inglese di grandissima scuola, generi che si ritrovano in questa nuova performance narrativa.
Un grande lettore, scrittore per scommessa Fabio Casano, palermitano under 60, autore nel 2022 di un romanzo, I tre anelli del diavolo, pubblicato dalle edizioni cagliaritane Arkadia (collana Narratori Eclypse, 130 pagine). Nel 2004, in occasione di una manifestazione culturale, La notte dei mille racconti, aveva scommesso con un conoscente che un suo racconto sarebbe stato tra i selezionati per la lettura durante la rassegna. Quello ch’era sicuro sarebbe successo, si è verificato e ha dato la spinta a trasformarsi da consumatore ad autore, prima di storie brevi entrate in antologie, poi il primo romanzo, Elogio di Kid Carson nel 2013, seguito nel 2015 da Il ritorno dei favolosi Lucky Losers, storia di un fantomatico gruppo rock palermitano degli anni Ottanta. Ha collaborato ai progetti Urban Sounds e Urban Memory di una casa editrice digitale e alla rivista musicale online Nofunzine.
Evviva la musica, perciò, per Fabio, come nei precedenti, che hanno visto il rock tra i protagonisti. Raro protagonismo nella narrativa, perché Casano ha fatto notare in un’intervista che se contenuti della letteratura hanno influenzato la musica, molto difficilmente la musica ha influenzato la letteratura, anzi, per niente.
Nel 1971, Fabrizio De André pubblicò uno stupendo 33 giri ispirato dalle epigrafi tombali proposte in versi da Edgar Lee Masters, nell’Antologia di Spoon River del 1915. Bruce Springsteen ha riletto in The ghost of Tom Joad (1995) il capolavoro di John Steinbeck Furore, sulla dura realtà della famiglia Joad, immiserita dalla grande crisi economica del 1929. Il cantautore napoletano Edoardo Bennato ha tratto ispirazione dal Pinocchio di Collodi per il suo album Burattino senza fili del 1977 e da Peter Pan di James Barrie ha ricavato nello stesso anno un altro LP, Sono solo canzonette.
Tutte citazioni che dobbiamo alla generosità del web, non certo alla cultura musicale del recensore, piuttosto esile. Da ischitano di nascita e pescarese d’istruzione, mi limiterei a ricordare che Gabriele D’Annunzio si è disimpegnato alla grande nell’arte della musa Euterpe, componendo nel 1907 il testo della celeberrima canzone napoletana A Vucchella, per le note di Francesco Paolo Tosti. Se il titolo dice poco (a pochi) le parole la ricorderanno come notissima:
“Sì comm’a ’nu sciurillo/ tu tiene ’na vucchella/ ’nu poco, pucurillo/ appassuliatella./ Dammillo, ’nu vasillo/ dammillo e pigliatillo/ ’nu vaso piccerillo…”
Milva ha cantato per anni sui testi di Bertolt Brecht. Del resto i tragediografi greci componevano versi in metrica da recitare con l’accompagnamento di musiche e mentre i primi ci sono stati tramandati, nessuno ha potuto trascrivere allora i brani.
Non solo musica, però, nel libro di Fabio Casano, perché ci sono amicizia, amore, relazioni interpersonali e quell’occulto che non ti aspetti, enfantasme compreso. Se l’autore è un fan del grande rock anglo-americano, da sempre si sente anche attratto dal gotico inglese di grandissima scuola, a cominciare da Mary Shelley.
Infatti, se finora poteva sembrare una sorta di musical story, in questo romanzo non tutto quello che sembra debba accadere poi accade e non tutto, quasi niente, va dove sembrava si stesse dirigendo.
Quella che stava andando a rotoli è la vita di Dres. Conosciamolo. Suonava in una band, i Toothed Pussy, che negli anni Ottanta-Novanta ha vissuto qualche anno al top, quattro più o meno, prima di una veloce picchiata. Va bene, a un certo punto erano più conosciuti per le stravaganze del cantante che, fatto di acido, si era lanciato sul pubblico imitando con le braccia le ali di un volatile e per le sue vomitate in un angolo, accanto agli amplificatori, a parte un paio di volte in cui era tanto “ciucco da innaffiare uno spettatore sotto il palco”.
Dice di essersi divertito con i ragazzi, fino a quando si sono sopportati. Passata la boa dei cinquant’anni, con due ex mogli e relativi alimenti da versare puntualmente – cosa che riesce a fare, con sorpresa delle interessate – pensa sia arrivato il momento di raccontarsi.
La band si è sciolta in malo modo. Lui, alcol, stupefacenti, tutti i vizi; Chris, il cantante, divorato da uno squalo mentre faceva surf in California; Charlie, amico dai tempi delle scuole, ucciso dalle dipendenze; Paul, il batterista, si è fatto monaco benedettino a Ortona.
Chi ha preso presto Dres per i capelli è la materna Petunia, ex segretaria di quella carogna del vecchio manager ed ora manager a sua volta. Petunia Leeves, la sua ancora di salvezza, la sua salvatrice, 80 chili per un metro e sessanta di statura, un piccolo autoblindo color ebano, che scuote i dreadlocks freschi di parrucchiere, mentre gorgheggia gospel in auto.
Lo sta accompagnando nella grande villa di campagna, con tanti ambienti misteriosi, di Sean Blade, star attempata, ex leader dei Whanders, un gruppo di rock arrabbiato che spopolava negli anni Sessanta-Settanta, di quelli che distruggevano gli strumenti e i palchi alla fine delle esibizioni. Vuole riscoprire insieme quelle ballate popolari un po’ macabre della nonna gallese, folk tradizionale, compresa la canzone I tre anelli del diavolo.
Nella villa ci sono la governante Rosie e la figlia Dawn e tutto va come non dovrebbe, come non ci penserebbe. Ma Fabio non gradisce accenni alla trama. Ed io: Obbedisco.
Felice Laudadio
Il link alla recensione su SoloLibri: http://bitly.ws/LVcA