I segni sulla terra
Leonardo
«La messa è finita, andate in pace», pronuncia don Giacomo dall’altare, osservando i fedeli come se volesse aggiungere qualcosa per ognuno di loro. In realtà, non è ben chiaro – almeno non lo è per Leonardo, seduto in quarta fila, nella navata laterale, da solo – se quella stessa frase don Giacomo la dica, una domenica dopo l’altra, sentendosi sollevato per aver portato a termine, ancora una volta, il mistero legato alla celebrazione, oppure per esplicitare il suo senso di frustrazione, “andate”, “andatevene”, “lasciatemi stare”.
Quando la gente se ne va – se in pace o meno, questo non è rilevante –, rimangono sparsi, tra i banchi, i libretti dei canti e i foglietti delle letture.
Leonardo se ne occupa di persona, li raduna, li impila, li sistema in ordine, ognuno al proprio posto, nel raccoglitore, in fondo alla chiesa. Rimane solo a fianco di Santino Bonetti, che si ferma sempre a pregare a tempo indeterminato, anche se non ci crede più e proprio per questo prega con ancora più ferocia, come se pretendesse delle scuse. Da poco sono morte sua moglie e sua figlia e Leonardo gli riconosce tutto il diritto di portarselo a casa, quel foglietto, e anche di bestemmiarlo in santa pace.
Così tutto rimarrà in ordine, esattamente come dev’essere nel paese di Cogrosso.