“I giovani e la crisi del Covid-19” su Tiscali News
Covid e scuola: gli studenti promuovono la Dad, “purché resti una dinamica dell’emergenza”. Lo studio
Una ricerca su quasi 600 studenti, contenuta nell’ebook “I giovani e la crisi del Covid-19. Prove di ascolto diretto”, rivela la fiducia nelle istituzioni e la necessità di una maggiore cura e protezione collettiva
Lo si è detto a più riprese e ribadito ogniqualvolta si siano sollevati dubbi e ostacoli alla riapertura delle scuole in questo funesto tempo da Covid: le prime vittime del lockdow sono state le ragazze e i ragazzi, scolari e studenti, ai quali si sta sottraendo una parte importante della fase di crescita culturale e sociale. Questa esperienza, fatta di interazioni virtuali e didattica a distanza (nota come Dad), conseguenza della chiusura delle classi e del confinamento in casa, ha imposto a giovani e giovanissimi nuovi paradigmi sociali e un inedito modo di rapportarsi all’apprendimento e alla cultura. Pagina buia semplicemente da archiviare o piuttosto esperienza inedita da cui è nata una nuova “consapevolezza” che rafforza la percezione della società? La parola va data agli interessati. “Quel che emerge, al di là delle performance molto variabili e della inadeguatezza tecnologica, è la centralità della ‛presenza’ nei processi di apprendimento e di costruzione della socialità di base”, dice Mauro Tuzzolino, coordinatore di un progetto sociologico condensato nell’ebook I giovani e la crisi del Covid-19. Prove di ascolto diretto, edito da Arkadia Editore. La testimonianza di 567 tra studenti e studentesse di istituti superiori di diversi luoghi d’Italia, sentiti tra il 18 aprile e il 5 maggio, rappresenta un punto di vista essenziale ancor di più nel momento in cui la riapertura delle scuole è la vera sfida contro la damnatio del virus.
Gli studenti e la Dad
Il venir meno dell’incontro e del confronto è la criticità più sentita. Ma sulla Dad i giovani sono chiari: molto dipende da servizi e strutture che il territorio di appartenenza offre. Il 44 per cento dei ragazzi e delle ragazze intervistate la valuta ottima o buona, il 35 per cento dà un giudizio di sufficienza mentre solo il 21 per cento degli intervistati dà un voto negativo alla propria esperienza. L’apprezzamento è maggiore nella fascia d’età 25-35 anni per cui il metodo di studio autonomo è già prevalente. “All’universo di coloro che hanno dato un giudizio negativo della didattica a distanza – spiega il docente e studioso – abbiamo chiesto di indicarci le motivazioni: il 39% lo attribuisce all’assenza di relazione umana, il 32% a una scarsa predisposizione dei docenti all’utilizzo di queste nuove modalità, il 19% a problemi di connessione, l’8% a tecnologia inadeguata”.
Fiducia e fragilità
Il dato si fonde con il quadro confortante del pensiero dei nostri giovani, così come descritto dallo studio: la maggior parte degli intervistati manifesta fiducia nelle istituzioni della rappresentanza democratica e nelle principali funzioni che esse esercitano, mentre quasi uno su due esprime fiducia nell’Europa (“tutto sommato un tasso di fiducia superiore a tutte le più recenti rilevazioni”). Numeri da cui si nota che i ragazzi e le ragazze “non sembrano nutrire particolare fiducia nella Chiesa”, apprezzando però le attività di volontariato che spesso sono promosse dal mondo cattolico. Una contraddizione, almeno all’apparenza. “Dalle risposte dei ragazzi emerge però la necessità di una maggiore cura e protezione, di welfare e di accompagnamento”, che sottende alla “riscoperta della propria fragilità” da parte dei giovani e quindi alla necessità di “maggiore protezione collettiva”. Emerge lo “smarrimento” per aver subito “un’espropriazione del proprio futuro”, conseguenza del maggiore senso di insicurezza che si palesa in particolar modo nelle ragazze e nei giovani del Sud, specie se vivono in un ambiente urbano. “I giovani sono disorientati e ancora più di prima avvertono con paura il ridimensionamento dello spazio di azione”.
L’emergenza e la scuola digitale
Dal lavoro, cui hanno contributo Aldo Bonomi (che ha firmato l’introduzione ndr), Albino Gusmeroli, Claudio Onnis, Vittorio Lo Verso, Matteo Massa, Maria Pia Pizzolante e Francesca Tuveri, emerge la capacità di resilienza della comunità educante – docenti studenti genitori e istituzione scuola – in una catena di attività da “lavori in corso”, come la definisce l’autore, capace di supportare gli individui in una “dinamica di auto aiuto”. “La didattica a distanza è stata un esperimento importante che ci consente oggi più di ieri di apprezzare, come in un’analisi swort, punti di forza e di debolezza”. Ma la Dad “è stata una dinamica dell’emergenza, come dicono i ragazzi”, puntualizza Tuzzolino aggiungendo che “nessuno immagina che possa essere sostitutiva della didattica tradizionale”. Ciò non toglie, continua l’autore, che “un’evoluzione verso la scuola digitale di cui si è tanto parlato e discusso in questi anni appare urgente per riallineare il rapporto con i linguaggi e la sintassi della contemporaneità, per ridefinire il rapporto docente-studente, che appare logoro ormai da tempo, per ripensare il rapporto con lo spazio didattico che può e deve essere un mix di ambienti formativi”.
Antonella Loi
Il link all’articolo su Tiscali News: https://bit.ly/2SyN7i5