“I giovani e la crisi del Covid-19” su La Provincia di Sondrio

Lo studio sui ragazzi e il lockdown Prima smarriti, poi pronti a reagire

Testimonianze
La didattica a distanza solo per emergenze
Lo studio promosso da Lo Verso del “Mattei”

 

Disorientamento, solitudine, lontananza, guardando verso un futuro incerto, ma con fiducia. Sentimenti forti quelli scatenati dal lockdown tra “I giovani e la crisi del Covid-19. Prove di ascolto diretto”, titolo dello studio di Mauro Tuzzolino, disponibile su tutti gli store online, condotto dal 18 aprile al 5 maggio, nel pieno dell’“implementazione” del piano pandemico.

Raccolta di dati

Un’indagine nata dalla raccolta di dati alla quale hanno prestato il proprio contribuito 567 giovani dai 15 ai 35 anni, di cui il 41% di Sondrio e provincia. Hanno risposto online a un questionario in forma anonima. Promotori sul nostro territorio, Vittorio Lo Verso, docente dell’Itis Mattei, e i colleghi, che hanno accolto la sollecitazione raccogliendo una risposta considerevole. «Diciamo, che la pandemia ha aperto una finestra di fiducia, che forse per i millennials, cresciuti nella crisi post 2008, rappresenta un’esperienza nuova – sottolinea nell’introduzione allo studio il sociologo Aldo Bonomi –, sul fatto che le grandi questioni del nostro tempo possono essere affrontate in maniera più efficace, quando ognuno è chiamato a dare un contributo, a partecipare alla vita della polis, in quanto soggetto di un’intelligenza sociale collettiva».

Resistito

Dall’analisi dei dati è emerso che la comunità nazionale ha resistito, nonostante le difficoltà, a questa complessa fase dell’esistenza. Si è evinta inoltre «una grande capacità di adattamento della comunità educante, che ha dimostrato di reagire a un avvenimento traumatico come la pandemia ricorrendo alla didattica a distanza (Dad)». E qui gli studenti si sono espressi senza mezzi termini: la Dad va bene, ma solo come “didattica dell’emergenza” e non “come opzione pedagogica” da perseguire. È emersa una fiducia nelle istituzioni e nel volontariato, meno nella Chiesa (solo il 26% degli intervistati). «Questa piccola ricerca – prosegue Bonomi – raccoglie i sussurri del mondo giovanile investito, come tutti, dall’esperienza inedita del lockdown». Stando a quello che emerge, «nel tempo sospeso nel distanziamento fisico i giovani hanno sperimentato un’ampia gamma di sentimenti, tra i quali estraniamento, lontananza e solitudine, che hanno cercato di elaborare ricorrendo alla mediazione autorevole degli insegnanti, a loro volta “remotizzati” a casa». L’esperienza del Covid-19 ha contribuito «a scavare non poco il solco della consapevolezza, temperando quel sentimento di fatalismo adattivo, che pure alligna nei giovani intervistati. Tale consapevolezza – secondo il sociologo – va accompagnata, da insegnanti, genitori, dalla fragile comunità educante, perché rappresenta l’antidoto a uno scenario nel quale si addensano le nuvole grigie delle paure della pandemia, della crisi ecologica, della crisi economica». Con un’esperienza sui temi dello sviluppo locale, della programmazione negoziata, delle politiche attive del lavoro, Tuzzolino è direttore del flag “Pescando – Sardegna Centro Occidentale”, ricercatore del consorzio Aaster.

D. Luc.


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