“I giorni pari” su Le fleurs du mal blog
I Giorni Pari, Maria Caterina Prezioso, Arkadia Edizioni. A cura di Barbara Anderson
Tra la vastità dei generi letterari che leggo da sempre con passione, la narrativa è il mio genere preferito. Quando l’autrice, Maria Caterina Prezioso mi ha chiesto se fossi interessata a leggere la sua storia e a recensirla ho accettato subito con molto entusiasmo. Avevo solo il titolo inizialmente e poi la cover che in pochi attimi ha conquistato il mio cuore di lettrice. Ogni libro, come giustamente asserisce la casa editrice Arkadia che ha pubblicato questa delicata e bellissima opera, è un atto d’amore. Un atto d’amore soprattutto nei confronti di chi quel libro decide di leggerlo lasciando che il suo cuore entri in connessione e coesione con quello dell’autore che lo ha scritto. Si crea un rapporto armonico, musicale, lirico, magico. La scrittura di Maria Caterina è pura poesia, delicata armonia e connubio di emozioni delicate espresse con realismo e con empatia lasciando spazio al lettore di farsi cullare dalle parole e graffiare dal sofferto e dal vissuto dei suoi protagonisti. Già dalle prime righe si intuisce subito il tono con cui l’autrice si rivolge ai suoi lettori, delicato, educato, pacato, sincero, puro, cristallino, aprendo la possibilità all’anima di lasciare fluire le parole che si posano come foglie cadute dall’albero in autunno stendendosi sul nostro cuore, una coltre fatta di emozioni uniche. Esordendo con la frase: “se li nominiamo e se raccontiamo le loro storie i nostri morti non muoiono”; comprendiamo subito il valore della memoria, dei ricordi e come questi ricordi siano eterni, un patrimonio prezioso da tramandare. Il palcoscenico di questa meravigliosa avventura è tra Roma e Sperlonga, luoghi a me molto familiari. Roma la mia città natale, Sperlonga luogo che frequentavo durante le vacanze estive. Tra le pagine di una storia che ci racconta pezzi di storia importante del nostro Paese ho rivissuto fatti e momenti magici attraverso le descrizioni dei luoghi e di quel vissuto antico che ha scavato nella profondità della terra le sue radici, anche quelle della nostra anima. Miriam e Gino sono i genitori di Sara, dei genitori premurosi, due personalità forti e determinanti nella formazione di quella giovane donna che vede nella madre la forza, la tenacia, il coraggio di esprimere il suo pensiero e anche il suo dissenso mentre nel papà Gino l’amore per la famiglia, per il suo lavoro di farmacista, la sua umiltà, il legame con la sua farmacia, la sua casa che intende non abbandonare nonostante inizino a soffiare venti funesti e oscuri, la minaccia di una guerra che si sta muovendo da lontano verso anche l’Italia. Maria Caterina ci parla di storia, ci parla della vita nel ghetto romano e ci parla del cambiamento inevitabile che bisogna accettare con coraggio, ci parla di emozioni e di sentimenti, di guerra, di paura e anche di coraggio. La paura può essere un’acerrima nemica, può farci commettere errori, può salvarci la vita; ma può anche alterare la percezione delle cose. Sara osserva il suo mondo, la sua vita sgretolarsi un pezzo alla volta. Le sue certezze vengono portate via come pezzi di un puzzle che era completo e che ora non potrà esserlo più. Tra lo scorrere di un tempo funesto e orribile la storia sta per scrivere le pagine più terribili della sua vita eppure Sara vede oltre, vede la speranza e il coraggio, affronta le sue paure e riesce ad aggrapparsi al bello di ciò che ha avuto, di ciò che le è stato tolto. Ma nessuno può toglierci i ricordi, l’amore, i sentimenti quelli ce li portiamo dentro fino all’ultimo respiro. Sono preziosi come preziosa è la vita. C’è un’immagine bellissima in questo romanzo (ce ne sono tante ma questa mi ha colpita molto): mamma Miriam e papà Gino sono seduti accanto alla radio ascoltando radio Londra, le cose stanno prendendo un corso violento e in quel momento Sara scatta con la sua mente una fotografia che porta sempre con sé nel cuore, nell’anima e nella forza e determinazione con cui affronterà tutto ciò che sta per accadere. L’armonia di struttura di questa autrice affascina e incanta, colma di bellezza e di profondità emotiva. Desideriamo tutti essere visti per ciò che siamo eppure. In un periodo così doloroso come quello della seconda guerra mondiale era necessario diventare trasparenti, invisibili per poter sopravvivere. La narrazione storica degli eventi e degli sviluppi precedenti, la guerra e il dopoguerra sono descritti in una maniera coinvolgente, dimostrano quanto studio e ricerca ha effettuato questa autrice per poterci consegnare un prodotto letterario che fosse accurato e dettagliato senza appesantire gli eventi ma facendo in modo che fossero da cornice a un quadro bellissimo di vita. Di due vite per l’esattezza, quelle di due donne, Sara e Silvana, che vivono la stessa epoca in contesti diversi, Sara in esilio a Sperlonga, e Silvana invece costretta a trascorrere il suo tempo e la sua giovinezza all’interno del sanatorio Forlanini (io abitavo a pochi km da quell’ospedale, mi ha fatto un forte effetto emotivo sentirne parlare), ho rivisto immagini, padiglioni ospedalieri… ho rivissuto una vita passata che ora è così distante eppure ancora così viva. Certo non ho vissuto il periodo della guerra ma ho visto cosa la guerra aveva lasciato nel cuore della mia famiglia e delle persone a me care. Di guerra mamma e papà me ne hanno sempre parlato ed è un po’ come averne vissuto gli effetti e le emozioni attraverso i loro racconti che ritrovo qui in queste pagine pulite e belle, che non si sporcano con il fascismo, con l’antisemitismo, con il concetto degli ebrei arianizzati, bensì mostrano la forza e la resilienza di un popolo che non ha avuto paura e che non ha mai tradito sé stesso. La paura tarpa le ali, Sara e Silvana possono ancora volare, possono ancora sperare e sognare e lo fanno, con una forza e un coraggio straordinario perché tutti prima o poi dobbiamo lottare per la nostra salvezza. Tra l’odio di Hitler, la furia e il suo abominio, il lato umano resta. Si assopisce, forse, ma affonda le sue radici nella terra e nel cuore delle persone che private di tutto riescono ad aggrapparsi ai propri ricordi, ai sogni, ai desideri. Ad aiutarsi l’un l’altro. Un altro passaggio meraviglioso, perdonatemi se mi dilungo, è il momento in cui Sara mentre sta camminando seguita dai fascisti e dal soldato delle SS. all’improvviso capì che sarebbe stata in grado di volare sopra di loro, di entrare nei loro cuori, di farsi beffa di loro. L’audacia di questa ragazza è ammirevole. Ci porremo innumerevoli domande durante questa lettura, metteremo in discussione noi stessi, il mondo, perfino la fede, ma di una cosa avremo certezza, che nel mondo c’è sempre qualcosa di bello e di buono e che, per quanto il male distrugga tutto, il germoglio dell’amore e della speranza continuerà a fiorire da qualche parte, anche la più impervia. Una prosa dolorosa, malinconica, nostalgica ma colma di una forza crescente. Ispirato a fatti reali e persone realmente esistite, questi anni difficili mostrano con quanta facilità l’amore trova sempre la forza di andare non solo avanti ma oltre e al di sopra di tutto il male possibile. Una lettura che è un dono poetico, un inno alla vita e che guarda alla guerra con rispetto e riverenza. Le brutture degli uomini possono essere spezzate dalla bellezza degli uomini stessi. Che lettura bellissima che mi hai offerto Caterina Prezioso. Dopo aver letto questa storia mi sento più forte, più vera, perfino più bella, almeno nel cuore. Complimenti davvero.
Barbara Anderson
Il link alla recensione su Le fleurs du mal: https://tinyurl.com/3c3rayzd