“I giorni pari” su Cultura al Femminile
I giorni pari di Maria Caterina Prezioso
I giorni pari è un romanzo di Maria Caterina Prezioso edito da Arkadia nel 2024
“Nessuno pareva accorgersi di me. Non ero scomoda perché semplicemente non mi si vedeva, ma avevo il dovere di osservare, ascoltare e divenire memoria vivente. E fu questa trasparenza a salvarmi la vita.”
Di cosa tratta I giorni pari?
“Perché se li nominiamo, e raccontiamo le loro storie, i nostri morti non muoiono.” Luis Sepúlveda (La lampada di Aladino e altri racconti per vincere l’oblio)
Questa immensa e significativa frase introduce il clima emozionale che pervade tutto il libro.
Quando nel 1938 Mussolini emana le leggi razziali fasciste, la vita di Sara viene completamente stravolta. Sara aveva solo quattordici anni, le sue origini benestanti le avevano concesso una vita tranquilla e agiata, ma ‘colpevoli‘ le radici ebraiche di colpo perse tutto. Aveva dovuto lasciare la scuola, i suoi genitori si erano privati di beni personali e forse avrebbero dovuto rinunciare anche alla loro amata casa e alla farmacia di proprietà. Il 10 giugno 1940 Mussolini dal balcone di Piazza Venezia annunciava che l’Italia era entrata in guerra al fianco di Hitler. Il dittatore tedesco attribuì agli ebrei la responsabilità del conflitto, e come diceva il suo papà, al giudaismo internazionale.
“[…]il suo odio, un odio che scavava nelle viscere, era così grande da desiderare di cancellare ogni ebreo dalla faccia della terra. Non per niente avevo sentito più volte mia madre mormorare: «Perché ci odia tanto?» “
Per suo padre Gino e sua madre Miriam l’unica soluzione, per sfuggire a quella situazione di atroce ingiustizia, e preoccupante per la loro stessa vita, era separarsi da Sara.
Bisognava decidere in fretta. Così la mattina dell’ otto dicembre del 1940 Sara dal ghetto ebraico di Roma parte per Sperlonga, un paesino arroccato su uno sperone di roccia. Suo padre aveva pagato una povera famiglia con quattro figli, seriamente in difficoltà, perchè accogliesse sua figlia facendola passare per una loro lontana parente.
“Le notizie dai miei cominciarono a farsi rare. Quando arrivava finalmente una lettera la tenevo in mano prima di aprirla, cercavo di leggere quello che non diceva l’inchiostro. Era in quei momenti che il dono tornava. Bastava attendere. Le immagini erano nitide. Papa in farmacia, Miriam in casa a scrivere e Roma come Sperlonga.”
Nelle case popolari di Val Melaina, una borgata voluta dal Duce in cui c’era la parte più povera del proletariato romano, viveva la piccola Silvana, figlia di Domenico, calabrese ma per molti l’ebreo per via del suo cognome, e Caterina, una madre che per sua figlia covava un rancore viscerale. Era diversa lei dai suoi fratelli, ma anche molto cagionevole tanto da venir ricoverata per una brutta tubercolosi al Sanatorio Forlanini di Roma, ‘una terra di mezzo, una terra tra la vita e la morte‘.
“Quei mesi del 1941. Il mio primo anno di sanatorio. L’Italia era in guerra, ma di quella guerra al Forlanini se ne parlava di rado. Tutti noi eravamo impegnati in un’altra guerra. Ada la chiamava “la guerra di tutte le guerre”. «Combattiamo per la vita. La guerra del Duce lasciamola a quelli di fuori. Lasciamola a loro, a loro che si pensano sani e hanno paura di noi.»”
Passano i giorni, i mesi e gli anni, Sara e Silvana si muovono su binari paralleli, ma molto distanti tra loro. Radici e sviluppi diversi, sentimenti ed emozioni che stravolgono la loro vita. Combattono la loro guerra, quella fuori e quella dentro, quella che le cambierà per sempre. Conosceranno l’amore, soprattutto quello per la vita, della quale ne erano state ingiustamente mutilate da un potere assurdo e crudele.
“Il 2 giugno noi donne andammo per la prima volta a votare. Ci recammo in massa alle urne. Non fu una concessione, ma una conquista. Anche noi avevamo fatto la resistenza, partecipato attivamente alla lotta di liberazione. L’Italia uscita dalla guerra era chiamata a decidere con voto finalmente libero tra Repubblica e Monarchia.”
Perché leggere I giorni pari?
Con una scrittura delicata, ma precisa e profonda, Maria Caterina Prezioso scandisce dettagliatamente la successione degli eventi storici che si intrecciano con la vita delle due protagoniste, dall’entrata in guerra dell’Italia fino al dopoguerra. Sara e Silvana apparentemente non hanno nulla in comune se non quella di essere due ragazze, divenute nel tempo donne, da proteggere. L’istinto di sopravvivenza e la volontà di reagire a un destino segnato fa di loro due giovani coraggiose, sfidando con consapevolezza e con il loro travagliato percorso interiore le avversità ed anche se stesse.
I giorni pari indaga l’animo umano, le reazioni e le conseguenze che una tragedia mondiale scatena in un popolo che attraversa difficoltà e disperazione.
La forza di questo romanzo è nella determinazione del riscatto personale, della ricerca instancabile di una propria identità in un mondo in decadenza. La ricostruzione della memoria storica, di ferite che sanguinano ogni qualvolta si pensa a quei giorni tragici del secolo scorso.
La scrittrice ha tessuto una trama avvincente e coinvolgente, due storie che si incontrano, le cui protagoniste diventano eroine a modo proprio.
Nel passato che riaffiora c’è un presente che non dimentica.
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Sinossi
Italia 1940-1955. Sara e Silvana, una specchio dell’altra. Due storie che si alternano per poi forse incontrarsi solo anni dopo. Anni vissuti l’una all’insaputa dell’altra. Anni feroci in Italia e nel mondo. Quelli del fascismo, della Seconda guerra mondiale, della sconfitta e della rinascita. Nel mezzo una Nazione allo sbando. Sara è una ragazzina ebrea che, scampata alla Shoà, troverà rifugio nel piccolo borgo di Sperlonga. Silvana, invece, è una ragazzina di Val Melaina, una borgata di Roma, immersa in una giovinezza delicata e povera che la porterà al Forlanini, il Sanatorio di Roma, luogo in cui tenterà di sopravvivere e diventare una donna. Attraverso le loro voci conosceremo gli altri personaggi, alcuni realmente esistiti altri di fantasia, le rispettive famiglie, le avventure di una stagione, la giovinezza vissuta nel periodo della guerra e gli accadimenti del periodo successivo. Come al cinema scorreranno i titoli di coda che racconteranno quale sia stato il destino di ciascuno dei protagonisti, quelli che ce l’hanno fatta e quelli che si sono arresi. Dalle loro voci ascolteremo uno spaccato di quegli anni, di un’intera stagione che, per quanto si voglia provare a dimenticare, ritorna spesso con un’attualità sconcertante.
Gianna Ferro
Il link alla recensione su Cultura al Femminile: https://tinyurl.com/mwaxvhb4