“I giorni pari” su Border Liber
I giorni pari. Prezioso e la rivoluzione della coscienza
Recensione di Martino Ciano. In copertina: “I giorni pari” di Maria Caterina Prezioso, Arkadia, 2024
Roma, il ghetto ebraico e il quartiere popolare di Val Melaina; Sara e Silvana, due ragazze che crescono negli anni peggiori del Novecento; un paesino, un sanatorio e la quotidianità con le sue gioie e i suoi dolori. Sono i punti cardine del romanzo “I giorni pari” di Maria Caterina Prezioso, ambientato tra il 1940 e il 1955. Quindici anni in cui il Bel Paese fu travolto dalla catastrofe delle leggi razziali, dalla Seconda Guerra Mondiale e dalla ricostruzione della Repubblica. Ma come si sa, la Storia è una serie di conquiste e di sconfitte che non è in grado di raccontare sempre, con dovizia di particolari, la vita degli esclusi e degli emarginati. Prezioso parte da loro, dagli ultimi, e lo fa con mano delicata, senza calcare o sbiadire alcuni passaggi, ma mettendo sullo stesso piano emozioni, sentimenti e accadimenti. Ciò che è avvenuto non può essere cancellato, tantomeno può essere revisionato o rimodellato secondo il nostro pensiero. Il nostro dovere è apprendere e fare tesoro della lezione che ci giunge dal passato. Sospeso ogni giudizio, la scrittrice romana dà vita a personaggi “eroici”, perché prima di reagire si guardano intorno. Ma si badi bene, il loro non è un atteggiamento arrendevole, bensì dettato dalla necessità di sopravvivere. Non è neanche “resilienza”, parola così in voga in questi decenni di furbi parallelismi, ma è azione meditata, vera rivoluzione della coscienza. “I giorni pari” infatti non è solo un romanzo che narra di due ragazze capaci di riscattarsi attraverso le vicissitudini della storia, ma è la voce di una generazione che ha saputo creare un ribaltamento di prospettiva. Sara e Silvana sono donne che reagiscono, che sanno vedere la luce in fondo al tunnel, che si sacrificano in prima persona. La storia non cambia: ci saranno sempre ricchi e poveri, disuguaglianze, ingiustizie, guerre, estremismi che annichiliscono, uomini di potere isterici che vengono amati dalle masse. Perciò non possiamo definire questo romanzo l’ennesimo “libro dalle tinte storiche che vuole scuotere le coscienze”. Qui siamo di fronte a un’opera che ha per tema la “rivolta interiore”, la ricerca del senso di esistere. La storia, in quanto prodotta dagli uomini, è la somma di una sequenza di aporie su cui è inutile continuare a discutere, proprio perché ciascuna di esse è irrisolvibile. La rivoluzione che avviene nelle coscienze di ognuno è il dato fondamentale, ed è ciò che stimola la nascita di nuove categorie di pensiero. Questo avvenne in quegli anni? Sicuramente, ma sempre grazie a un movimento spontaneo che ha prima ragionato e poi aggirato il “male”. Sara e Silvana sapranno essere “malattia” e “medicina” per loro stesse; come tutti cadono e si rialzano, gioiscono e patiscono, sanno rispondere alla volontà di vita con una speranza attiva.
Martino Ciano
Il link alla recensione su Border Liber: https://tinyurl.com/4arb29ut