“Gli ingranaggi dei ricordi” su The Blog Around The Corner
La Debicke e… Gli ingranaggi dei ricordi
Marisa Salabelle
Gli ingranaggi dei ricordi
Arkadia
È uscito il 24 settembre l’ultimo romanzo di Marisa Salabelle, Gli ingranaggi dei ricordi, edito da Arkadia. Una complessa catena di ricordi (gli ingranaggi dell’autrice) per una trama tutta sarda, che è poi la terra di origine dell’autrice. Una trama costruita su due diversi piani temporali, in cui il legame con il presente e la causa incidentale sono le ricerche per una tesi di laurea di un nipote e pronipote nel 2016, ma in cui il passato si fa largo con prepotenza e diventa il vero palcoscenico della storia. E assume il sapore di un romanzo di formazione in cui si accavallano indistintamente i ricordi e le vite di due famiglie. Vite e ricordi restituiti ai lettori dalla voce narrante della zia Demy, unica attrice superstite.
Il 10 giugno 1940, l’entrata ufficiale in guerra da parte dell’Italia all’inizio aveva provocato ai cagliaritani solo lievi disagi, quali l’oscuramento, i ritardi nella corrispondenza tra la città e il fronte e di tanto in tanto le sirene per dare l’allarme, per le incursioni (soprattutto francesi) sugli aeroporti di Elmas e Monserrato. L’unica privazione rilevante era il razionamento dei generi alimentari, per la scarsa organizzazione nell’approvvigionamento. Le condizioni di vita a Cagliari erano comunque molto migliori rispetto a quelle vissute in altre città italiane nello stesso periodo. Benché, a detta di Mussolini, la Sardegna fosse destinata al ruolo di “portaerei del Mediterraneo” nelle strategie militari delle potenze dell’Asse, l’isola pareva destinata a rimanere ai margini del conflitto. Tuttavia, l’avanzata anglo-americana sul Nordafrica francese nel 1942, con il conseguente passaggio dell’isola a punto di riferimento per le operazioni aeronavali italo-tedesche, rivoluzionò da un momento all’altro il ruolo di Cagliari. Dopo i primi attacchi condotti dalla flotta aerea inglese, che causarono circa 15 morti ma pochi danni alla città, nel 1943, dopo l’attacco a gennaio agli aeroporti e a bersagli prevalentemente militari, da febbraio gli alleati cominciarono a bombardare sistematicamente Cagliari, distruggendola e provocando oltre settecento morti. Ma è solo dopo l’ultimo devastante bombardamento, a maggio, che Generosa Zecca con quattro figli, una femmina e tre maschi, e in attesa di un quinto, tre serventi, armi e bagagli tutti ammassati in una macchina e un camioncino, lascia a malincuore la città devastata per trovare rifugio a Sanluri, un paese dell’interno. Stavolta il feroce attacco nemico aveva scalfito anche casa loro, il palazzo della facoltosa famiglia cagliaritana degli Zecca, fino a quel momento rimasto miracolosamente indenne. Il marito, arruolato come medico militare, li accompagnerà per poi far ritorno e occuparsi dell’ospedale a tempo pieno. A Sanluri, Generosa si sistemerà con la sua vasta tribù familiare in due stanze messe a disposizione da una famiglia di conoscenza. Lei è una donna forte, ma non può impedirsi di stare in pensiero: sia per il marito, rimasto ad assistere i feriti a Cagliari, sia per il bambino che deve nascere (ha già trentotto anni), ma forse e soprattutto per sua madre, che con i figli Gisella, Mariano e Silvio Serra ormai da anni vive a Roma. Tutti in famiglia sono di salde tradizione antifasciste e, nonostante le parole rassicuranti di Gisella al telefono, ha intuito che i giovani sono coinvolti nella lotta partigiana.
Contemporaneamente a Olbia il diciottenne Felice Dubois e le due sorelle Bella e Demy, sfollati da Cagliari, accompagnano il padre a trovare un imbarco purchessia per il Continente. Felice da anni si prende cura delle sorelle, oggi sedici e quindici anni. I ragazzi, dalla morte della madre, sono praticamente allo sbando. Il padre vedovo, un commerciante di poco successo, è sempre in viaggio per lavoro. Felice, molto dotato per le materie classiche, per fortuna ha potuto studiare con l’aiuto dei salesiani, soprattutto di don Angioni, che si era fatto carico e ha sempre aiutato e protetto i tre ragazzi. E ora li ha spinti a partire da Cagliari, muniti di raccomandazioni per tutti i parroci e i religiosi che conosce. Da quel momento, in fuga dalle bombe e dalla guerra, toccherà a Felice proteggere le sorelle, affrontare con loro quasi un pellegrinaggio, durante un lungo e faticoso calvario, che farà loro percorrere l’isola da nord a sud, da un paese all’altro, rifugiandosi per mesi a Sassari con l’appoggio di un altro religioso tra mille disavventure, particolari e contatti, anche stretti, con persone che si sono trasformate in importanti ingranaggi della storia italiana: Enrico Berlinguer, Antonio Segni e Francesco Cossiga.
Poi arrivano l’8 settembre, l’Armistizio, lo scoccare del ‘44, il desiderio, la spinta per tornare a Sassari, fino all’arrivo a Sanluri e là il primo contatto con gli Zecca che diventerà poi stretto, anzi strettissimo, negli anni successivi, cementato dalle nozze di Felice con Maria Ausilia, figlia di Generosa. La famiglia di Generosa si è allargata, il figlio che doveva nascere si è trasformato in due gemelli, un maschio e una femmina. La convivenza è difficile, sfibrante.
E anche nel lontano rifugio dell’entroterra sardo sono arrivate le spaventose notizie dal ‘continente’. A Roma un attentato di partigiani in via Rasella ha provocato la morte di 33 soldati altoatesini. Per rappresaglia 335 italiani sono stati barbaramente massacrati alle Fosse Ardeatine e poi sepolti in fosse comuni, pare che Silvio Serra, il fratello di Generosa sia tra gli attentatori, e poi tra i morti…
Bologna, 2015: Kevin, pronipote di Generosa, nipote di Maria Ausilia e Felice, figlio di Carla, ormai diventata quasi toscana, costruirà la tesi di laurea proprio su Silvio Serra, la sua guerra personale e quella che fu la sua vera sorte.
Gli ingranaggi dei ricordi racconta storie di persone dalla seconda guerra mondiale a oggi, introducendo nel romanzo/diario fatti e personaggi in gran parte veri, legati alla stessa vita dell’autrice. Marisa Salabelle, infatti, ha scritto questo libro sia per ricordare la figura del padre (il Felice del libro), sia per cercare di ricostruire tante realtà spesso travisate dalla storia e non dimenticare i tanti “eroi sconosciuti” del conflitto. E così, attraverso ricerche, fotografie, articoli, memorie personali, ci regala una storia “minima” narrata con sottile ironia ma anche una perfetta chiave per riscoprire un’epoca in cui la grande tragedia di fondo doveva convivere con la vita di tutti i giorni. Un romanzo con l’intrigante sapore della verità “romanzata”.
Il link alla recensione su The Blog Around The Corner: https://bit.ly/3mWQQDJ